Per sottrarre la commissione Difesa al centrosinistra
Silvio Berlusconi nel 2006 «versò un milione di euro al senatore Sergio
De Gregorio» e questi passò dall'Idv a Forza Italia. È il 25 aprile
scorso, nel carcere di Poggioreale a Napoli parla Valter Lavitola,
assistito dall'avvocato Gaetano Balice. Il faccendiere svela i
retroscena della «compravendita» dei parlamentari, coinvolge Clemente
Mastella e Lamberto Dini nelle trattative con il centrodestra per la
caduta del governo Prodi in quella che definisce «Operazione Libertà».
Poi si sofferma sui suoi rapporti con uomini della dirigenza di
Finmeccanica rivendicando il ruolo di mediatore per i contratti in
Centroamerica. E racconta di aver fatto incontrare «il presidente
Berlusconi al generale Spaziante», per farlo diventare «numero due della
Guardia di Finanza». È l'inizio di quella che lui stesso definisce una
«collaborazione» con i pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Henry
John Woodcock e Francesco Curcio che ne hanno chiesto e ottenuto la
cattura per le false fatture emesse dal suo quotidiano l' Avanti! e per
corruzione internazionale.
La prima parte del verbale, pubblicata dal Corsera, riguarda proprio la «migrazione» dei parlamentari:
Lavitola: «Era stata candidata dalla sinistra una senatrice,
notoriamente pacifista (Lidia Menapace ndr ), ed era uscito anche sui
giornali che gran parte, diciamo così, delle forze armate erano
contrarie a questa cosa. Non ricordo se io chiamai De Gregorio o De
Gregorio chiamò me, e De Gregorio nel frattempo che, però, è uno
intraprendente che mica aspettava me per fare le cose, si era già messo
in contatto con alcuni del gruppo di Forza Italia dell'epoca, e
precisamente, non perché ora è morto, pace all'anima sua, e quindi non
può dirlo, con il senatore Romano Comincioli, se non sbaglio, il quale
era uno dei fedelissimi del presidente Berlusconi, e andò a negoziarsi
la nomina a presidente della commissione. Io lo chiamai la mattina... e
De Gregorio votò con il centrodestra e fu eletto presidente alla
commissione Difesa, e in quel caso sicuramente io, ma ritengo anche il
senatore Comincioli, gli creammo un link con il presidente Berlusconi,
link che poi fu determinante per il suo passaggio a Forza Italia».
Pm: «Ma un link finanziario o un link...».
Lavitola: «No, un link personale, nel senso che io l'ho preso e l'ho portato da Berlusconi...».
Pm: «E quanto gli è costata a Berlusconi questa cosa?».
Lavitola: «Allora in termini economici gli è costato quel
contratto che lui aveva con... allora, De Gregorio prima è passato con
Forza Italia... e ricordo come se fosse ora che De Gregorio disse a
Berlusconi che lui non intendeva entrare in Forza Italia, ma intendeva
fare un suo movimento politico soprattutto all'estero; il presidente gli
disse: non ti preoccupare, non ci sono problemi; ma non si entrò nei
dettagli».
Pm: «E quanto gli è costato a Berlusconi?».
Lavitola: «In termini economici, a De Gregorio il contratto, come dico pure sui giornali, non so... un milione».
«Dini, Pallaro e Mastella»
Dichiara Lavitola: «Questo fu uno dei miei meriti... il senatore Comincioli era l'uomo principale che al Senato si occupava di tentare di avvicinare i parlamentari del centrosinistra per passare con il centrodestra, e io in quel senso svolgevo una funzione di consigliere del senatore Comincioli...». Poi cita gli altri casi: «Tenga presente che gli altri soldi li avrebbero dovuti dare a Dini, a Mastella e a Pallaro, che stiamo parlando, insomma, seppure glieli avesse dati non glieli ha dati per tramite... Sono persone che si sono trovate messe al margine dal centrosinistra nonostante si dica... Berlusconi che è uno che sa tra virgolette vendersi e gli ha garantito l'economia del movimento, ognuno di loro ha fatto un movimento, quando si è fatta la fondazione del Pdl insieme a Fini, ci stavano pure, alla pari, De Gregorio, Caldoro, Dini, insomma, là ci sta la fotografia con tutti questi qua magari con voti più degli altri...». Lavitola ammette anche di aver avuto un ruolo nella costruzione del dossier sulla casa del cognato di Gianfranco Fini a Montecarlo e spiega: «L'obiettivo più che la ricompensa era quello di riuscire a ritagliarmi uno spazio politico all'interno del partito».
Dichiara Lavitola: «Questo fu uno dei miei meriti... il senatore Comincioli era l'uomo principale che al Senato si occupava di tentare di avvicinare i parlamentari del centrosinistra per passare con il centrodestra, e io in quel senso svolgevo una funzione di consigliere del senatore Comincioli...». Poi cita gli altri casi: «Tenga presente che gli altri soldi li avrebbero dovuti dare a Dini, a Mastella e a Pallaro, che stiamo parlando, insomma, seppure glieli avesse dati non glieli ha dati per tramite... Sono persone che si sono trovate messe al margine dal centrosinistra nonostante si dica... Berlusconi che è uno che sa tra virgolette vendersi e gli ha garantito l'economia del movimento, ognuno di loro ha fatto un movimento, quando si è fatta la fondazione del Pdl insieme a Fini, ci stavano pure, alla pari, De Gregorio, Caldoro, Dini, insomma, là ci sta la fotografia con tutti questi qua magari con voti più degli altri...». Lavitola ammette anche di aver avuto un ruolo nella costruzione del dossier sulla casa del cognato di Gianfranco Fini a Montecarlo e spiega: «L'obiettivo più che la ricompensa era quello di riuscire a ritagliarmi uno spazio politico all'interno del partito».
L'incontro con Guarguaglini
I magistrati gli chiedono degli affari e Lavitola risponde: «Ho fatto innanzitutto il consulente di Finmeccanica a Panama... Abbiamo stipulato quei contratti noti, quello dei sei elicotteri e quello dei radar e quello del telerilevamento della mappatura del territorio di Panama, e sostanzialmente il mio ruolo si sarebbe esaurito avendo io un contratto di un anno... la mia idea era di mettere assieme cinque o sei contratti di valore intorno ai 100 mila euro...». Il suo sponsor era il dirigente Paolo Pozzessere «ma incontrai pure Guarguaglini una volta e tutti quanti dicevano sì, ma poi non si faceva niente».
I magistrati gli chiedono degli affari e Lavitola risponde: «Ho fatto innanzitutto il consulente di Finmeccanica a Panama... Abbiamo stipulato quei contratti noti, quello dei sei elicotteri e quello dei radar e quello del telerilevamento della mappatura del territorio di Panama, e sostanzialmente il mio ruolo si sarebbe esaurito avendo io un contratto di un anno... la mia idea era di mettere assieme cinque o sei contratti di valore intorno ai 100 mila euro...». Il suo sponsor era il dirigente Paolo Pozzessere «ma incontrai pure Guarguaglini una volta e tutti quanti dicevano sì, ma poi non si faceva niente».
Sulla mediazione per far incontrare Berlusconi con il generale
Spaziante afferma invece: «Ci incontrammo per parlare della legge e io
dissi al presidente Berlusconi: guardi che, a mio avviso, nel momento in
cui passa la legge per la nomina interna alla Guardia di Finanza, per
la nomina del comandante generale interno alla Guardia di Finanza,
Spaziante potrebbe correre per fare il numero due e non il numero uno,
in quanto per anzianità lui potrebbe fare il vicecomandante, punto...
questo fu la cosa che io dissi a Berlusconi e Berlusconi sinceramente mi
rispose e disse: chi se ne frega, tanto...».
«Latitante per Berlusconi»
I pubblici ministeri lo incalzano per sapere a che titolo voleva cinque milioni da Berlusconi e Lavitola risponde: «Io stavo latitante per aver dato dei soldi di Berlusconi a quel giovane genio di Tarantini, punto, dopo che, come si vede dalle intercettazioni, c'è stata una piccola cosa positiva in quel rapporto, credo voi sappiate di che si tratta...».
I pubblici ministeri lo incalzano per sapere a che titolo voleva cinque milioni da Berlusconi e Lavitola risponde: «Io stavo latitante per aver dato dei soldi di Berlusconi a quel giovane genio di Tarantini, punto, dopo che, come si vede dalle intercettazioni, c'è stata una piccola cosa positiva in quel rapporto, credo voi sappiate di che si tratta...».
Pm: «E anche i soldini che si è portato giù».
Lavitola: «No, aspetti, i soldini che mi sono portato via anche
lì, voglio dire, ci vorrebbe... Lo abbiamo già spiegato più volte a
Bari».
Pm: «Dico perché lei ha ritenuto che Berlusconi potesse essere così...».
Lavitola: «Perché numero uno io lo conosco e molto bene, e quando
uno sta nei guai soprattutto a causa sua se lui può lo aiuta, e io le
ribadisco che io ero latitante solo per aver aiutato Tarantini e neanche
per indurlo a mentire, perché nessuno ci potrà credere mai...».
Poi, riferendosi a una telefonata intercettata la scorsa estate nella
quale Berlusconi lo rassicurava afferma: «Nel momento in cui Berlusconi
mi dice: io al limite del possibile vi scagiono a tutti quanti... lì mi
sono sentito tranquillo perché il mio dubbio era stato quello che
Ghedini, per dire la verità, o Letta, si fosse inventato qualche altra
cosa per farmi diventare addirittura l'estorsore di Berlusconi». Poi
ammette di avere avuto cinquecentomila euro dall'allora premier e
sostiene che erano per l' Avanti! «perché avevamo una situazione
economica difficile, eravamo un giornale fiancheggiatore di Forza Italia
e gli siamo andati a chiedere se ci stava un sostegno economico a
fronte di un servizio che gli potevamo fare».
I pm stanno indagando anche sull’uccellino che avrebbe avvertito
Lavitola dell’imminente arresto permettendogli di fuggire all’estero.
Quando gli chiedono: “A lei chi gliel’ha detto che doveva essere
arrestato?” Lavitola replica un po’ confusamente: “Me l’ha detto una ex collega di Libero mi ha telefonato
a Panama, verso le undici di sera io stavo a Sofia… tutte le agenzie,
io, per la verità, stavo lavorando a un’altra cosa, e prestai poca
attenzione a questa cosa… dopo una sett… lei, questa qua mi richiama,
non mi ricordo, l’agenzia, a me quasi mi piglia un colpo, e fu poi la
sera che io telefonai al presidente Berlusconi, che fu la telefonata
registrata e dissi al presidente: che devo fare? lo ero ‘incazzatissimo’ per questa cosa qua, rientro, lui mi disse: vattene in vacanza”.
Mi sa che in vacanza ci siano andati sia le televisioni che i giornali ed anche chi attacca colui che ha avuto l'ardire di contrastare da par suo il nano buffone.
Leggo, in più di qualche post e chiacchiere in libertà, una sorta di livore nei confronti di chi ha ostacolato Berlusconi: è già iniziata l'era del rimpianto?
Per sottrarre la commissione Difesa al centrosinistra
Silvio Berlusconi nel 2006 «versò un milione di euro al senatore Sergio
De Gregorio» e questi passò dall'Idv a Forza Italia. È il 25 aprile
scorso, nel carcere di Poggioreale a Napoli parla Valter Lavitola,
assistito dall'avvocato Gaetano Balice. Il faccendiere svela i
retroscena della «compravendita» dei parlamentari, coinvolge Clemente
Mastella e Lamberto Dini nelle trattative con il centrodestra per la
caduta del governo Prodi in quella che definisce «Operazione Libertà».
Poi si sofferma sui suoi rapporti con uomini della dirigenza di
Finmeccanica rivendicando il ruolo di mediatore per i contratti in
Centroamerica. E racconta di aver fatto incontrare «il presidente
Berlusconi al generale Spaziante», per farlo diventare «numero due della
Guardia di Finanza». È l'inizio di quella che lui stesso definisce una
«collaborazione» con i pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Henry
John Woodcock e Francesco Curcio che ne hanno chiesto e ottenuto la
cattura per le false fatture emesse dal suo quotidiano l' Avanti! e per
corruzione internazionale.
La prima parte del verbale, pubblicata dal Corsera, riguarda proprio la «migrazione» dei parlamentari:
Lavitola: «Era stata candidata dalla sinistra una senatrice,
notoriamente pacifista (Lidia Menapace ndr ), ed era uscito anche sui
giornali che gran parte, diciamo così, delle forze armate erano
contrarie a questa cosa. Non ricordo se io chiamai De Gregorio o De
Gregorio chiamò me, e De Gregorio nel frattempo che, però, è uno
intraprendente che mica aspettava me per fare le cose, si era già messo
in contatto con alcuni del gruppo di Forza Italia dell'epoca, e
precisamente, non perché ora è morto, pace all'anima sua, e quindi non
può dirlo, con il senatore Romano Comincioli, se non sbaglio, il quale
era uno dei fedelissimi del presidente Berlusconi, e andò a negoziarsi
la nomina a presidente della commissione. Io lo chiamai la mattina... e
De Gregorio votò con il centrodestra e fu eletto presidente alla
commissione Difesa, e in quel caso sicuramente io, ma ritengo anche il
senatore Comincioli, gli creammo un link con il presidente Berlusconi,
link che poi fu determinante per il suo passaggio a Forza Italia».
Pm: «Ma un link finanziario o un link...».
Lavitola: «No, un link personale, nel senso che io l'ho preso e l'ho portato da Berlusconi...».
Pm: «E quanto gli è costata a Berlusconi questa cosa?».
Lavitola: «Allora in termini economici gli è costato quel
contratto che lui aveva con... allora, De Gregorio prima è passato con
Forza Italia... e ricordo come se fosse ora che De Gregorio disse a
Berlusconi che lui non intendeva entrare in Forza Italia, ma intendeva
fare un suo movimento politico soprattutto all'estero; il presidente gli
disse: non ti preoccupare, non ci sono problemi; ma non si entrò nei
dettagli».
Pm: «E quanto gli è costato a Berlusconi?».
Lavitola: «In termini economici, a De Gregorio il contratto, come dico pure sui giornali, non so... un milione».
«Dini, Pallaro e Mastella»
Dichiara Lavitola: «Questo fu uno dei miei meriti... il senatore Comincioli era l'uomo principale che al Senato si occupava di tentare di avvicinare i parlamentari del centrosinistra per passare con il centrodestra, e io in quel senso svolgevo una funzione di consigliere del senatore Comincioli...». Poi cita gli altri casi: «Tenga presente che gli altri soldi li avrebbero dovuti dare a Dini, a Mastella e a Pallaro, che stiamo parlando, insomma, seppure glieli avesse dati non glieli ha dati per tramite... Sono persone che si sono trovate messe al margine dal centrosinistra nonostante si dica... Berlusconi che è uno che sa tra virgolette vendersi e gli ha garantito l'economia del movimento, ognuno di loro ha fatto un movimento, quando si è fatta la fondazione del Pdl insieme a Fini, ci stavano pure, alla pari, De Gregorio, Caldoro, Dini, insomma, là ci sta la fotografia con tutti questi qua magari con voti più degli altri...». Lavitola ammette anche di aver avuto un ruolo nella costruzione del dossier sulla casa del cognato di Gianfranco Fini a Montecarlo e spiega: «L'obiettivo più che la ricompensa era quello di riuscire a ritagliarmi uno spazio politico all'interno del partito».
Dichiara Lavitola: «Questo fu uno dei miei meriti... il senatore Comincioli era l'uomo principale che al Senato si occupava di tentare di avvicinare i parlamentari del centrosinistra per passare con il centrodestra, e io in quel senso svolgevo una funzione di consigliere del senatore Comincioli...». Poi cita gli altri casi: «Tenga presente che gli altri soldi li avrebbero dovuti dare a Dini, a Mastella e a Pallaro, che stiamo parlando, insomma, seppure glieli avesse dati non glieli ha dati per tramite... Sono persone che si sono trovate messe al margine dal centrosinistra nonostante si dica... Berlusconi che è uno che sa tra virgolette vendersi e gli ha garantito l'economia del movimento, ognuno di loro ha fatto un movimento, quando si è fatta la fondazione del Pdl insieme a Fini, ci stavano pure, alla pari, De Gregorio, Caldoro, Dini, insomma, là ci sta la fotografia con tutti questi qua magari con voti più degli altri...». Lavitola ammette anche di aver avuto un ruolo nella costruzione del dossier sulla casa del cognato di Gianfranco Fini a Montecarlo e spiega: «L'obiettivo più che la ricompensa era quello di riuscire a ritagliarmi uno spazio politico all'interno del partito».
L'incontro con Guarguaglini
I magistrati gli chiedono degli affari e Lavitola risponde: «Ho fatto innanzitutto il consulente di Finmeccanica a Panama... Abbiamo stipulato quei contratti noti, quello dei sei elicotteri e quello dei radar e quello del telerilevamento della mappatura del territorio di Panama, e sostanzialmente il mio ruolo si sarebbe esaurito avendo io un contratto di un anno... la mia idea era di mettere assieme cinque o sei contratti di valore intorno ai 100 mila euro...». Il suo sponsor era il dirigente Paolo Pozzessere «ma incontrai pure Guarguaglini una volta e tutti quanti dicevano sì, ma poi non si faceva niente».
I magistrati gli chiedono degli affari e Lavitola risponde: «Ho fatto innanzitutto il consulente di Finmeccanica a Panama... Abbiamo stipulato quei contratti noti, quello dei sei elicotteri e quello dei radar e quello del telerilevamento della mappatura del territorio di Panama, e sostanzialmente il mio ruolo si sarebbe esaurito avendo io un contratto di un anno... la mia idea era di mettere assieme cinque o sei contratti di valore intorno ai 100 mila euro...». Il suo sponsor era il dirigente Paolo Pozzessere «ma incontrai pure Guarguaglini una volta e tutti quanti dicevano sì, ma poi non si faceva niente».
Sulla mediazione per far incontrare Berlusconi con il generale
Spaziante afferma invece: «Ci incontrammo per parlare della legge e io
dissi al presidente Berlusconi: guardi che, a mio avviso, nel momento in
cui passa la legge per la nomina interna alla Guardia di Finanza, per
la nomina del comandante generale interno alla Guardia di Finanza,
Spaziante potrebbe correre per fare il numero due e non il numero uno,
in quanto per anzianità lui potrebbe fare il vicecomandante, punto...
questo fu la cosa che io dissi a Berlusconi e Berlusconi sinceramente mi
rispose e disse: chi se ne frega, tanto...».
«Latitante per Berlusconi»
I pubblici ministeri lo incalzano per sapere a che titolo voleva cinque milioni da Berlusconi e Lavitola risponde: «Io stavo latitante per aver dato dei soldi di Berlusconi a quel giovane genio di Tarantini, punto, dopo che, come si vede dalle intercettazioni, c'è stata una piccola cosa positiva in quel rapporto, credo voi sappiate di che si tratta...».
I pubblici ministeri lo incalzano per sapere a che titolo voleva cinque milioni da Berlusconi e Lavitola risponde: «Io stavo latitante per aver dato dei soldi di Berlusconi a quel giovane genio di Tarantini, punto, dopo che, come si vede dalle intercettazioni, c'è stata una piccola cosa positiva in quel rapporto, credo voi sappiate di che si tratta...».
Pm: «E anche i soldini che si è portato giù».
Lavitola: «No, aspetti, i soldini che mi sono portato via anche
lì, voglio dire, ci vorrebbe... Lo abbiamo già spiegato più volte a
Bari».
Pm: «Dico perché lei ha ritenuto che Berlusconi potesse essere così...».
Lavitola: «Perché numero uno io lo conosco e molto bene, e quando
uno sta nei guai soprattutto a causa sua se lui può lo aiuta, e io le
ribadisco che io ero latitante solo per aver aiutato Tarantini e neanche
per indurlo a mentire, perché nessuno ci potrà credere mai...».
Poi, riferendosi a una telefonata intercettata la scorsa estate nella
quale Berlusconi lo rassicurava afferma: «Nel momento in cui Berlusconi
mi dice: io al limite del possibile vi scagiono a tutti quanti... lì mi
sono sentito tranquillo perché il mio dubbio era stato quello che
Ghedini, per dire la verità, o Letta, si fosse inventato qualche altra
cosa per farmi diventare addirittura l'estorsore di Berlusconi». Poi
ammette di avere avuto cinquecentomila euro dall'allora premier e
sostiene che erano per l' Avanti! «perché avevamo una situazione
economica difficile, eravamo un giornale fiancheggiatore di Forza Italia
e gli siamo andati a chiedere se ci stava un sostegno economico a
fronte di un servizio che gli potevamo fare».
I pm stanno indagando anche sull’uccellino che avrebbe avvertito
Lavitola dell’imminente arresto permettendogli di fuggire all’estero.
Quando gli chiedono: “A lei chi gliel’ha detto che doveva essere
arrestato?” Lavitola replica un po’ confusamente: “Me l’ha detto una ex collega di Libero mi ha telefonato
a Panama, verso le undici di sera io stavo a Sofia… tutte le agenzie,
io, per la verità, stavo lavorando a un’altra cosa, e prestai poca
attenzione a questa cosa… dopo una sett… lei, questa qua mi richiama,
non mi ricordo, l’agenzia, a me quasi mi piglia un colpo, e fu poi la
sera che io telefonai al presidente Berlusconi, che fu la telefonata
registrata e dissi al presidente: che devo fare? lo ero ‘incazzatissimo’ per questa cosa qua, rientro, lui mi disse: vattene in vacanza”.
Mi sa che in vacanza ci siano andati sia le televisioni che i giornali ed anche chi attacca colui che ha avuto l'ardire di contrastare da par suo il nano buffone.
Leggo, in più di qualche post e chiacchiere in libertà, una sorta di livore nei confronti di chi ha ostacolato Berlusconi: è già iniziata l'era del rimpianto?
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