Finalmente
ci si comincia ad accorgere che la patrimoniale non è una parolaccia e, meno
che mai, è una parola che dovrebbe incutere terrore al ceto medio. Già, perché
è bene che si sappia una volta per tutte, per patrimoni si deve intendere la
somma delle ricchezze possedute da un nucleo familiare superiore al MILIONE di Euro. Stiamo parlando, cioè, degli straricchi, l’8%
circa della popolazione italiana che detiene oltre il 90% delle ricchezze del
Bel paese. Tempo addietro, anche Squinzi, leader della Confindustria e
che non è di certo un bolscevico, in un convegno nel pistoiese, fianco a fianco
con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, ebbe a dirsi disponibile
alla sua introduzione. Patrimoniale vuol dire una più equa distribuzione della
ricchezza. E far contribuire anche chi, in questi anni, in questi decenni, ha
assistito con un sorriso beffardo e senza versare un euro di tasse , alla
macelleria sociale nei confronti dei soliti noti: dipendenti pubblici e
privati, onesti seppur rari liberi professionisti che pagano le imposte
fino all’ultimo euro, pensionati. Loro, i ricchi furbi, no. Con artifici degni
di miglior causa hanno sempre evitato di aprire il borsellino,nascondendo ben
bene i patrimoni accumulati chissà come. E già che ci siamo, sarebbe
interessante metter mano anche allo scudo fiscale, quell’ideona partorita
dall’ex Ministro dell’ Economia del Giulio Tremonti. In cambio di una
sanatoria che li avrebbe messi al riparo da guai con lo Stato italiano,
per far rientrare puliti e stirati i capitali, gli ‘scudati’ versarono poco più di un obolo
del 5 per cento. Facendola franca come sempre.Certo, la lotta per introdurre
e far versare la patrimoniale, sarebbe dura: tra società di comodo e
soldi dirottati nei paradisi fiscali, difficile scovare i veri ricchi. Il
piatto rischierebbe di piangere. Ma ci si può e ci si deve provare. Per
ridare agli italiani quel senso di giustizia perduto. Altrimenti continueranno
a pagare sempre gli stessi. E non è detto che costoro siano più disposti
a farlo, senza arrabbiarsi per davvero.
Finalmente
ci si comincia ad accorgere che la patrimoniale non è una parolaccia e, meno
che mai, è una parola che dovrebbe incutere terrore al ceto medio. Già, perché
è bene che si sappia una volta per tutte, per patrimoni si deve intendere la
somma delle ricchezze possedute da un nucleo familiare superiore al MILIONE di Euro. Stiamo parlando, cioè, degli straricchi, l’8%
circa della popolazione italiana che detiene oltre il 90% delle ricchezze del
Bel paese. Tempo addietro, anche Squinzi, leader della Confindustria e
che non è di certo un bolscevico, in un convegno nel pistoiese, fianco a fianco
con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, ebbe a dirsi disponibile
alla sua introduzione. Patrimoniale vuol dire una più equa distribuzione della
ricchezza. E far contribuire anche chi, in questi anni, in questi decenni, ha
assistito con un sorriso beffardo e senza versare un euro di tasse , alla
macelleria sociale nei confronti dei soliti noti: dipendenti pubblici e
privati, onesti seppur rari liberi professionisti che pagano le imposte
fino all’ultimo euro, pensionati. Loro, i ricchi furbi, no. Con artifici degni
di miglior causa hanno sempre evitato di aprire il borsellino,nascondendo ben
bene i patrimoni accumulati chissà come. E già che ci siamo, sarebbe
interessante metter mano anche allo scudo fiscale, quell’ideona partorita
dall’ex Ministro dell’ Economia del Giulio Tremonti. In cambio di una
sanatoria che li avrebbe messi al riparo da guai con lo Stato italiano,
per far rientrare puliti e stirati i capitali, gli ‘scudati’ versarono poco più di un obolo
del 5 per cento. Facendola franca come sempre.Certo, la lotta per introdurre
e far versare la patrimoniale, sarebbe dura: tra società di comodo e
soldi dirottati nei paradisi fiscali, difficile scovare i veri ricchi. Il
piatto rischierebbe di piangere. Ma ci si può e ci si deve provare. Per
ridare agli italiani quel senso di giustizia perduto. Altrimenti continueranno
a pagare sempre gli stessi. E non è detto che costoro siano più disposti
a farlo, senza arrabbiarsi per davvero.
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