giovedì 26 novembre 2009

Processo breve = lunga impunità!


La durata non ragionevole del processo penale nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte ...

L'esito del sondaggio relativo alla " efficacia" del ddl del cd. " processo breve" è chiaro: oltre la metà di coloro che hanno espresso la loro opinione lo ritengono inidoneo a porre rimedio rispetto alla esagerata e cronica lunghezza dei processi. Certo, il problema della eccessiva durata dei processi in Italia è e rimane un problema grave ed a forte impatto sociale; ma, e qui bisogna esser chiari,il solo pensare che, per legge. si possa ovviare alle mille e più problematiche che affliggono il nostro sistema giudiziario che finiscono per allungare la durata dei processi, è esercizio da ipocriti, se non da stupidi.

Voglio dire che, se non si interviene seriamente ed efficacemente sulle cause vere che ostacolano il naturale e spedito corso della giustizia, è pura utopia, se non mala fede, sperare in un accorciamento dei procedimenti giudiziari “ope legis”, come se il semplice fissare per legge dei limiti invalicabili servisse, taumaturgicamente, a snellire e velocizzare la giustizia .

Ma cos’è che rallenta i processi? Il 54% dei processi fissati per il dibattimento viene rinviato senza lo svolgimento di alcuna attività, perché l'atto, puramente burocratico, della citazione del testimone o è stato del tutto omesso, o è stato effettuato in modo errato ovvero non è stato ottemperato dal destinatario. La natura delle accuse, l’ampiezza della documentazione scritta da esaminare, la necessità di espletare più perizie mediche specialistiche, la necessità di compiere atti investigativi ( talvolta all’estero) , l’instaurazione di un procedimento incidentale, le difficoltà relative alla protezione dei testimoni, l’elevato numero degli accusati e dei testimoni da assumere, la pluralità degli imputati unitamente alla pluralità dei reati loro attribuiti ed alla natura dei reati contestati connotano, a titolo di esempio, le difficoltà oggettive derivanti dalla complessità della causa mentre conosciute ai più e di gran lunga più diffuse sono le cause ritardanti imputabili alla condotta dell’imputato ( scusate il bisticcio di parole) che però, ad onor del vero, sono per la maggior parte giustificate perché considerate un diritto alla difesa ed in ultimo vi sono i ritardi attribuibili all’Autorità Giudiziaria( il protrarsi dell’inerzia nell’attività investigativa in una fase antecedente al dibattimento; le lungaggini inerenti alle operazioni peritali; i tempi morti registratisi nel passaggio da una fase all’altra, tra la chiusura dell’istruzione e il rinvio a giudizio ovvero tra la richiesta di rinvio a giudizio e la data dell’udienza preliminare o ancora tra la data del provvedimento di rinvio a giudizio e l’inizio del dibattimento; le vistose eccezioni al principio di continuità dibattimentale;le stasi ingiustificate del processo nei gradi successivi; il sensibile ritardo nel comunicare alle parti una decisione; la intempestiva richiesta di rimessione del procedimento ed infine la deplorevole lentezza nel redigere la motivazione della sentenza).

E pur tuttavia, nella assoluta e sentita necessità di assicurare che ogni procedimento giudiziario abbia a svolgersi entro tempi “ ragionevoli” , specie nell’interesse dell’imputato innocente, il proposto rimedio, che rischia di mandare assolti migliaia di truffatori, corruttori e finanche omicidi, seppur volontari, rischia seriamente di essere peggiore del male.

Infatti i sigg. onorevoli firmatari del ddl si sono chiesti quali potrebbero essere i costi sociali che tutti noi potremmo essere chiamati a sostenere, anche in termini di efficacia di lotta al crimine, derivanti da prescrizioni di processi che hanno generato un giustificato e diffuso allarme sociale? Secondo una stima dell’Anm una quota tra il 40% ed il 50% sarebbero i processi che potrebbero concludersi con la prescrizione, mentre il Ministro Alfano ha calcolato che tale quota non supererà l’1% del totale. Io non so chi abbia ragione: il tempo ce lo dirà; riflettendo, però, sulle parole del guardasigilli, ho dedotto che, forse, di questo ddl non v’era gran che bisogno, dato che oltre il 99% dei processi già si svolge entro il termine previsto dal ddl.

E se, come suggerisce qualcuno, la previsione di Alfano si rivelasse esatta ed in quel 1% capitassero tutti i procedimenti del premier ( praticamente l’1% del totale) avrebbe ragione chi coglie in questo ddl, non la volontà di garantire la ragionevole durata dei processi, ma una legge ad personam per la risoluzione dei problemi giudiziari di Berlusconi dopo il naufragio del lodo Alfano? A pensar male si fa peccato, suggeriva il saggio G. Andreotti, ma spesso si indovina!


La durata non ragionevole del processo penale nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte ...

L'esito del sondaggio relativo alla " efficacia" del ddl del cd. " processo breve" è chiaro: oltre la metà di coloro che hanno espresso la loro opinione lo ritengono inidoneo a porre rimedio rispetto alla esagerata e cronica lunghezza dei processi. Certo, il problema della eccessiva durata dei processi in Italia è e rimane un problema grave ed a forte impatto sociale; ma, e qui bisogna esser chiari,il solo pensare che, per legge. si possa ovviare alle mille e più problematiche che affliggono il nostro sistema giudiziario che finiscono per allungare la durata dei processi, è esercizio da ipocriti, se non da stupidi.

Voglio dire che, se non si interviene seriamente ed efficacemente sulle cause vere che ostacolano il naturale e spedito corso della giustizia, è pura utopia, se non mala fede, sperare in un accorciamento dei procedimenti giudiziari “ope legis”, come se il semplice fissare per legge dei limiti invalicabili servisse, taumaturgicamente, a snellire e velocizzare la giustizia .

Ma cos’è che rallenta i processi? Il 54% dei processi fissati per il dibattimento viene rinviato senza lo svolgimento di alcuna attività, perché l'atto, puramente burocratico, della citazione del testimone o è stato del tutto omesso, o è stato effettuato in modo errato ovvero non è stato ottemperato dal destinatario. La natura delle accuse, l’ampiezza della documentazione scritta da esaminare, la necessità di espletare più perizie mediche specialistiche, la necessità di compiere atti investigativi ( talvolta all’estero) , l’instaurazione di un procedimento incidentale, le difficoltà relative alla protezione dei testimoni, l’elevato numero degli accusati e dei testimoni da assumere, la pluralità degli imputati unitamente alla pluralità dei reati loro attribuiti ed alla natura dei reati contestati connotano, a titolo di esempio, le difficoltà oggettive derivanti dalla complessità della causa mentre conosciute ai più e di gran lunga più diffuse sono le cause ritardanti imputabili alla condotta dell’imputato ( scusate il bisticcio di parole) che però, ad onor del vero, sono per la maggior parte giustificate perché considerate un diritto alla difesa ed in ultimo vi sono i ritardi attribuibili all’Autorità Giudiziaria( il protrarsi dell’inerzia nell’attività investigativa in una fase antecedente al dibattimento; le lungaggini inerenti alle operazioni peritali; i tempi morti registratisi nel passaggio da una fase all’altra, tra la chiusura dell’istruzione e il rinvio a giudizio ovvero tra la richiesta di rinvio a giudizio e la data dell’udienza preliminare o ancora tra la data del provvedimento di rinvio a giudizio e l’inizio del dibattimento; le vistose eccezioni al principio di continuità dibattimentale;le stasi ingiustificate del processo nei gradi successivi; il sensibile ritardo nel comunicare alle parti una decisione; la intempestiva richiesta di rimessione del procedimento ed infine la deplorevole lentezza nel redigere la motivazione della sentenza).

E pur tuttavia, nella assoluta e sentita necessità di assicurare che ogni procedimento giudiziario abbia a svolgersi entro tempi “ ragionevoli” , specie nell’interesse dell’imputato innocente, il proposto rimedio, che rischia di mandare assolti migliaia di truffatori, corruttori e finanche omicidi, seppur volontari, rischia seriamente di essere peggiore del male.

Infatti i sigg. onorevoli firmatari del ddl si sono chiesti quali potrebbero essere i costi sociali che tutti noi potremmo essere chiamati a sostenere, anche in termini di efficacia di lotta al crimine, derivanti da prescrizioni di processi che hanno generato un giustificato e diffuso allarme sociale? Secondo una stima dell’Anm una quota tra il 40% ed il 50% sarebbero i processi che potrebbero concludersi con la prescrizione, mentre il Ministro Alfano ha calcolato che tale quota non supererà l’1% del totale. Io non so chi abbia ragione: il tempo ce lo dirà; riflettendo, però, sulle parole del guardasigilli, ho dedotto che, forse, di questo ddl non v’era gran che bisogno, dato che oltre il 99% dei processi già si svolge entro il termine previsto dal ddl.

E se, come suggerisce qualcuno, la previsione di Alfano si rivelasse esatta ed in quel 1% capitassero tutti i procedimenti del premier ( praticamente l’1% del totale) avrebbe ragione chi coglie in questo ddl, non la volontà di garantire la ragionevole durata dei processi, ma una legge ad personam per la risoluzione dei problemi giudiziari di Berlusconi dopo il naufragio del lodo Alfano? A pensar male si fa peccato, suggeriva il saggio G. Andreotti, ma spesso si indovina!


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3 Comments:

mario dice...

caro michele
ti confesso che ogni volta che leggo i tuoi post, riconosco un te una imparzialita in continuo aumento.
la giustizia, e nessuno mi dica il contrario, e' da riformare.
tempi biblici, giudici e personale vario a volte non all'altezza del compito, ma soprattutto mancanza di fondi e strutture.
insomma una vera e propria " bancarella".
anche se la giustizia ha dato da una parte i suoi frutti, dall'altra, con le sue falle e le sue pecche, ha fatto anche i danni.
la riforma della giustizia deve essere fatta, ma non con una semplice votata da una maggioranza in fretta e furia, ma con una legge ponderata, studiata, e soprattutto condivisa da maggiorana e opposizione, che da quando ricordo io aveva gia' proposta in passato una riforma che poi non e' mai approdata in parlamento.
una riforma imparziale che non salvi nessuno, ma che dia una giustizia piu' giusta
saluti
mario

mascia dice...

La domanda sorge spontanea,la risposta meno:
"Come mai adesso,questa necessità a ricorrere ai processi brevi?".
Come mai il ministro della Giustizia, Angelino Alfano,dimostra tutto questo interesse ad aderire le riforme che servono ai cittadini?
"La solita questione riferita al premier in persona, alla persecuzione giudiziaria che lo riguarda...."come lui afferma,è veramente così marginale?
La giustizia è equa per tutti o come al solito chi ha potere economico e personale,alla fin fine cerca sempre di trovare delle scappatoie a lui confacenti?
Nell'obiettivo di accelerare i processi per tutti i cittadini non c'è nulla da dire anzi,ma tanta generosità ed interesse non mi convince molto.

mario dice...

saluti
questo e' il momento meno adatto per fare questa riforma della giustizia che " va fatta".
i giudici evitino di inalberarsi, sentirsi offesi, sentirsi attaccati.
la giustizia cosi' come e' con i suoi problemi e le sue lungaggini non va per nessun italiano berlusconi compreso.
va riformata nel seso giusto non di " pochi".
saluti
mario

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