giovedì 27 maggio 2010

I ricchi non piangono mai.


Sarà pure demagogico e populista, ma non poteva passare sotto silenzio la notizia che mentre il papà premier chiede agli Italiani di fare sacrifici perché i suoi amici di criccopoli facevano affari e qualche suo Ministro acquistava case a prezzo di realizzo, con la fortuna peraltro di vedersi pagate buona parte della somma da ignoti benefattori ( ricordate " Questi fantasmi" del compianto maestro EDUARDO ?), il suo sobrio figliuolo PierSilvio abbia messo in mare questo.
Almeno, a ben vedere, se anche soffriranno le nostre tasche ci rifaremo un pò gli occhi!

Cisl e Uil : questi sindacati "servono" ?

Così, giusto un anno fa, il nostro premier, dalle colonne del " Giornale" attaccava i media, accusandoli di spargere " catastrofismo". Poco dopo avrebbe escluso categoricamente l'ipotesi di una manovra di  largo respiro mentre l'antitetica realtà dei fatti di questi giorni è sotto gli occhi di tutti, almeno di quelli che  le cose  vogliono  vederle.
Parlando della crisi Berlusconi ha ribadito che dietro la diminuzione della crescita ci sono soprattutto "fattori psicologici". Per risollevare i consumi, ha aggiunto, "bisogna far sì che prima di tutto il governo, e in secondo luogo tutte le organizzazioni internazionali" contribuiscano a rilanciare la fiducia. Organizzazioni internazionali, ha proseguito il presidente del Consiglio, che "un giorno sì e uno no escono e dicono che il deficit è al 5%, meno consumi del 5%, crisi di qui, crisi di là, la crisi ci sarà per fino al 2010, la crisi si chiuderà nel 2011... Un disastro: dovremmo veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, magari perché di cose che i loro uffici studi gli dicono possono verificarsi, ma che così facendo distruggono la fiducia dei cittadini dell’Europa e del mondo". 
I commenti li lascio ha chi ha maggior voglia e capacità di spiegare cose che, in un paese normale, non ne avrebbero bisogno e dovrebbero suscitare unanime dissenso e disapprovazione, specie se confrontate a manovre, come lo scudo fiscale piuttosto che al prossimo condono, che agevolano i soliti noti: un solo suggerimento mi sento di dare: ai lavoratori dipendenti pubblici iscritti ai sindacati della Cisl e della Uil , i quali sindacati hanno sostanzialmente condiviso l'impianto della manovra che esplica i suoi effetti quasi totalmente sui lavoratori dipendenti, consiglierei di ritirare l'adesione alle suddette sigle in modo che il risparmio della quota associativa, che consente a queste persone di asservire il potente padrone,  potrà attutire il danno derivante dal blocco degli aumenti contrattuale e dalle altre misure punitive consumate ai danni del " Bancomat" dello Stato  e cioè i lavoratori dipendenti.

Intercettazioni e pedofilia : la sottile linea rossa.

DDL intercettazioni: oltre 1 anno fa ( febbraio 2009) il pm G. Cascini, scrivendo al quotidiano La Repubblica, applicava ad un caso concreto la nuova disciplina delle intercettazioni per valutare il peso delle effettive conseguenze.Non è aberrante?
"CARO direttore, in una cittadina del Nord Italia scompare un bambino di otto anni. Stava tornando da scuola, ma non è mai arrivato a casa. La polizia avvia le indagini. Alcuni testimoni riferiscono di aver visto nei giorni precedenti una persona sospetta nei pressi della scuola. Ne forniscono una descrizione. Corrisponde a quella di un soggetto già condannato in passato per detenzione di materiale pedo-pornografico. La polizia avvia le indagini e scopre che l' uomo non è a casa e non si è presentato al lavoro. La polizia comunica al magistrato le informazioni acquisite e propone di effettuare indagini tecniche: a) Acquisizione dei tabulati del telefono intestato al sospetto; b) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico transitato sulla cella nei pressi della scuola nella settimana precedente al rapimento. L' ACQUISIZIONE serve sia per confermare la presenza del sospetto davanti alla scuola sia per individuare altri telefoni nella sua disponibilità; c) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico della anziana madre del sospetto per individuare altri telefoni nella sua disponibilità; d) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico sull' utenza della famiglia del bambino e intercettazione delle utenze; e) Intercettazione del telefono del sospetto; f) Intercettazione del telefono della madre del sospetto; Il pubblico ministero ricevuta la comunicazione iscrive il nome del sospetto nel registro degli indagati per il delitto di cui all' art. 605 del codice penale (sequestro di persona: pena massima otto anni) e comincia a studiare le richieste della polizia alla luce delle nuova legge sulle intercettazioni: a) I tabulati del telefono del sospetto non si possono fare. La legge richiede gravi indizi di colpevolezza che in questo caso mancano. Ci sono indizi, ma non sono gravi. b) I tabulati del traffico della cella (che potrebbero confermare la presenza del soggetto sul luogo e quindi rendere grave il quadro indiziario) non si possono fare perché la legge consente l' acquisizione dei tabulati solo nei procedimenti contro ignoti e al solo fine di identificare le persone presenti sul luogo del reato o nelle immediate vicinanze di esso. In questo caso perché il procedimento è a carico di una persona identificata; comunque non si potrebbero estrarre i tabulati dei giorni precedenti al rapimento. c) L' acquisizione dei tabulati della madre è comunque vietata perché sottoposta allo stesso regime delle intercettazioni: si possono fare solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza, requisito che per la madre del sospetto certamente manca. d) L' acquisizione dei tabulati delle utenze della persona offesa è possibile con il loro consenso, ma solo nei procedimenti contro ignoti, non in quelli, come in questo caso, a carico di persone identificate. Per la stessa ragione non possono essere intercettate le utenze. e) Il telefono del sospetto non è intercettabile perché mancano i gravi indizi di colpevolezza. f) Il telefono della madre non è comunque intercettabile. Il pubblico ministero comunica al commissario di polizia il risultato del suo studio. «Dunque non possiamo fare nulla?», chiede il commissario. «Dobbiamo tornare ai vecchi metodi di indagine». «Bene», risponde il commissario, «allora convochiamo qui la madree le chiediamo dove si trova il figlio e se non ci risponde la arrestiamo per favoreggiamento, così vediamo se lui viene fuori». «Niente da fare, commissario», spiega paziente il pubblico ministero, «i prossimi congiunti dell' indagato non sono obbligati a testimoniare e non rispondono di favoreggiamento». Una settimana dopo le indagini hanno una svolta. Un testimone ha visto il bambino salire su una macchina, ricorda il modello e i primi numeri di targa. La polizia verifica che il modello e i numeri di targa corrispondono all' auto del sospetto. Gli indizi di colpevolezza ora sono gravi. Il commissario torna dal pubblico ministero a chiedere tabulati e intercettazioni. Il pubblico ministero emette subito i decreti di urgenza. Poi fa fare copia integrale degli atti di indagine e dispone che un' auto parta immediatamente per portare il tutto nella sede del capoluogo del distretto, a circa 150 km di distanza, perché il provvedimento deve essere convalidato dal tribunale in composizione collegiale entro 48 oree al tribunale va trasmesso l' intero fascicolo. L' autista del commissario, un agente di polizia, si offre di portare lui il fascicolo che, per mancanza di fondi e di personale, non arriverebbe mai a destinazione in tempo. I tabulati del telefono confermano la gravità del quadro indiziario. Il sospetto ha passato molte mattine davanti alla scuola. Le intercettazioni non producono però risultati. Probabilmente il sospetto ha cambiato telefono. Il commissario propone di intercettare tutte le persone con le quali il sospetto ha parlato durante gli appostamenti per arrivare al nuovo numero. Il pubblico ministero spiega che la nuova legge non consente l' intercettazione di persone diverse dall' indagato. Dopo una settimana una nuova svolta. Una impiegata di un negozio di telefonia ha riconosciuto il sospetto dalla foto pubblicata sui giornali e ricorda di avergli venduto un telefono pochi giorni prima del rapimento. Controllando gli archivi del negozio la polizia individua la nuova utenza. Il pubblico ministero emette subito un decreto di urgenza poi guarda l' autista del commissario che senza dire una parola prende il voluminoso fascicolo e parte alla volta del capoluogo del distretto. L' utenza è quella giusta. Il sospetto parla con la madre e le racconta del rapimento. La madre cerca invano di convincerlo a liberare il bambino. Purtroppo però la zona da cui chiama è piuttosto vasta ed è impossibile individuare il luogo dove si nasconde. Il sospetto riceve poi telefonate da diverse cabine telefoniche da un uomo che vuole "comprare" il bambino. La polizia propone di estrarre il tabulato delle cabine. Se poi l' uomo ha usato una scheda prepagata si potrebbe estrarre il traffico di quella scheda come si è fatto nell' indagine per l' omicidio del professore Massimo D' Antona. Le altre chiamate potrebbero consentire di identificare l' uomo. Niente da fare: l' uomo non è identificato e a suo carico non ci sono gravi indizi di colpevolezza. Passano i giorni; siamo a due mesi dall' inizio delle intercettazioni. Il pubblico ministero non ha ancora trovato il coraggio di dire al commissario che a mezzanotte dovranno staccare i telefoni. Lo vede arrivare trafelato e raggiante: «Dottore, ci siamo!» urla. Gli mostra la trascrizione di una telefonata intercettata quella mattina tra l' uomo sconosciuto e il rapitore. Mentre legge la trascrizione il volto del pubblico ministero diventa sempre più bianco: il rapitore ha accettato di consegnare all' uomo il bambino, ma la telefonata si conclude così: «Chiamami domani e ti dirò dove venire». *L' autore, pubblico ministero a Roma e segretario nazionale dell' associazione nazionale magistrati, ha applicato a un caso concreto la nuova disciplina delle intercettazioni e dimostrato come la nuova legge renda le indagini più difficili e meno efficaci " GIUSEPPE CASCINI

lunedì 24 maggio 2010

Come sarebbe l'Italia se non ci fosse stato Berlusconi?

Chi di noi non si è mai posto questa domanda? E che risposta vi siete dati?
Si avverte tanta sfiducia nei confronti della politica, delle istituzioni, anche alla luce del dilagare di un clima di corruzione e clientelismo, ma non lo si scopre certo oggi, almeno c’è chi sa da tanto tempo e ha fatto finta di niente.
Il risultato di questa situazione è che, oltre alla sfiducia che aumenta, al menefreghismo e/o egoismo di tanti che si adeguano ad una situazione di crisi sociale e culturale oltre che economica e finanziaria, ci troviamo al governo, ai posti di comando delle istituzioni, personaggi di integrità etica-morale molto discutibile o meglio che non meritano di occupare quelle poltrone.
Il risultato è che poco meno di un italiano su tre, e in buona parte anche non informati bene, decidono il destino di un intero paese, lasciandolo nelle mani di una cricca di affaristi senza scrupoli.
Qualcuno ha pensato che non ci fosse alternativa migliore ai rappresentanti dell’attuale maggioranza parlamentare perché, come è uso comune dire, sono tutti della stessa pasta. E’ però un giudizio sommario troppo riduttivo che tende a generalizzare, favorendo il “giochetto” di chi colpevolmente e ingiustamente vuol fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, non è giusto mettere sullo stesso piano Berlusconi, che è il peggiore di tutti dal punto di vista etico e morale, e altri politici che, pur presentando del marcio tra le proprie fila, possono essere un esempio di moralità e rispetto delle regole democratiche in confronto a un piduista, corruttore, evasore quale è Berlusconi. Il “giochetto” consiste nel far passare il seguente messaggio: “turatevi il naso e votate Berlusconi” oppure si vuole invitare all'astensionismo.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: qual è la differenza tra Berlusconi e gli avversari?
La differenza è che con Berlusconi non c’è limite al peggio; per esempio:
1. Berlusconi sta attentando ai principi fondanti dello stato di diritto e della costituzione facendo leggi a proprio uso e consumo;
2. Berlusconi è la più significativa ed evidente espressione di un modello culturale degradato e degradante che ha condannato il paese ad un inaccettabile declino culturale; questo modello sub-culturale diseducativo ci mostra che fare i furbi conviene, che conta più l’apparenza che l’essere, che il merito conta sempre di meno, che è inutile essere onesti e trasparenti tanto prima o poi arrivano scudo fiscale e condoni vari;
3. questo governo fa quasi esclusivamente leggi a favore dei più potenti, ricchi e corrotti, leggi per curare gli interessi aziendali di Berlusconi, per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, senza preoccuparsi dei precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere;
4. questo governo sta facendo politiche razziste e xenofobe avendo approvato norme definite razziali da Famiglia Cristiana.

Se non c’era Berlusconi molto probabilmente cambiava che:
non sarebbero stati fatti tagli indiscriminati alla scuola, alla ricerca, agli enti locali, all’università, alle forze dell’ordine, alle fondazioni liriche;
non sarebbero state approvate norme razziali che equiparano il clandestino al delinquente;
non ci sarebbe stato il riciclaggio di stato, meglio noto col nome di scudo fiscale;
non ci sarebbe stata la legge che apre le porte alla privatizzazione delle società che gestiscono la fornitura dell’acqua;
non ci sarebbe stato il ritorno al nucleare e altre norme a danno dell’ambiente, come il piano casa;
non ci sarebbero stati tentativi di imbavagliare l’informazione libera, anche attraverso la proposta di legge per bloccare le intercettazioni e i vari decreti liberticidi sull’uso del web;
non ci sarebbe stato il ddl sul lavoro per l’istituzione dell'arbitrato che riduce le tutele dei lavoratori sempre più sottoposti al ricatto dei datori di lavoro;
non sarebbero state approvate norme ad personam, per evitare che Berlusconi sia processato, come il cosiddetto legittimo impedimento e lodo Alfano;
non avremo avuto continue minacce nei confronti dei magistrati che svolgono il loro lavoro con zelo, e minacce all’autonomia e indipendenza della magistratura;
non ci sarebbe stato il tentativo golpista di cambiare leggi a proprio uso e consumo, calpestando i principi fondamentali della costituzione, come il decreto salva liste;
non sarebbero stati sospesi i programmi di approfondimento politico in campagna elettorale, operando una grave violazione del diritto dei cittadini ad essere informati ed anche del dovere del servizio pubblico radiotelevisivo di dare un’informazione plurale e corretta;
non ci sarebbero state leggi che favoriscono i colletti bianchi della casta come la riduzione del potere di indagine e del campo di intervento della Corte dei conti;
non ci sarebbe stato il rinvio della class action che come poi è stata approvata risulta innocua e non retroattiva;
non sarebbe stata svenduta Alitalia a loschi personaggi e messi a passivo delle casse dello stato i debiti di Alitalia;
non si sarebbe creata una lobby affaristica e criminale, come il sistema protezione civile, nell’assegnazione di appalti e gestione dei fondi pubblici per la realizzazione dei grandi eventi;
non sarebbero state fatte promesse false e /o non mantenute ai terremotati abruzzesi, dato che le precedenti emergenze terremoto in Umbria e Marche sono state gestite in modo molto più vantaggioso per i terremotati dal governo di centrosinistra;
non ci sarebbe stata la norma che consente tramite aste pubbliche alle organizzazioni criminali di ricomprare i beni confiscati alla mafia avvalendosi di banali prestanome;
non sarebbero stati sottratti ben 31 miliardi di euro al mezzogiorno negli ultimi due anni, prelevandoli dal Fondo aree sottoutilizzate (Fas);
non sarebbero stati congelati gli 800 milioni di euro per la diffusione della banda larga;
non sarebbero state abrogate norme di contrasto all'evasione fiscale varate dal governo precedente;
non sarebbero stati aboliti i tetti agli stipendi dei manager pubblici varati dal precedente governo;
non sarebbero state abrogate le norme più restrittive varate dal precedente governo sull'utilizzo dei voli di stato;
non sarebbero state rinviate alcune norme sulla sicurezza del lavoro presenti nel T.U.;
non sarebbe stata cancellata la legge n.188 del 17 ottobre 2007 fatta dal governo Prodi che contrastava la sottoscrizione delle “dimissioni in bianco”;
non si sarebbe creata la società Difesa S.p.A. ovvero una società per azioni alimentata con soldi pubblici che fa affari privati;
sarebbe stato sciolto il comune di Fondi per infiltrazioni mafiose, su indicazione del prefetto, ignorata dal governo Berlusconi;
non sarebbero stati regalati 5 miliardi di dollari ad un dittatore come Gheddafi, malvisto dalla maggior parte dei governanti dell’occidente;
non sarebbe stato autorizzato lo sversamento di rifiuti tal quale in discariche a cielo aperto come quella in località Ferrandelle in provincia di Caserta, e l’autorizzazione a bruciare rifiuti non trattati negli inceneritori, mettendo a rischio la salute dei cittadini;
non sarebbero state approvate norme per colpire la concorrenza televisiva della Rai e di Sky, in particolare quelle sulla gestione degli spazi pubblicitari contenute nel decreto Romani e il raddoppio dell’Iva agli abbonati Sky;
non sarebbero stati stanziati 470 milioni per il ponte sullo stretto di Messina, che appare sempre più un’opera inutile visto che mancano gli adeguati collegamenti stradali sulla terraferma. 
di Michele

AAA Cercasi candidato .

Allorchè  esplodono degli scandali e si avviano delle inchieste nei mesi precedenti al voto, di qualsiasi voto si tratti, taluni amano urlare contro la giustizia a orologeria. C’è quindi da immaginare che gli stessi malfidati esperti in dietrologia saranno molto preoccupati dal fatto che nella nostra Città, in modo direttamente proporzionale al calo di gradimento di cui soffre l'attuale Amministrazione, si stia mettendo  mano a nuovi concorsi ed altri ancora stiano in cantiere in seguito alla ridefinizione della pianta organica dei dipendenti del Comune  ed alla conseguente pianificazione delle assunzioni e dei passaggi di categoria.
Taluni, particolarmente maligni, sussurrano di impegni da onorare e di necessità di farlo in tempi rapidissimi.
Verità, illazioni o solo cattiverie? Il tempo, sempre galantuomo, ce lo dirà con esattezza.
Io, invece, credo che si tratti solo di banalissime coincidenze il cui incastro effettivamente potrebbe rendere l'idea di un precipitare di eventi che rendono talune decisioni improcastinabili.
Voi che ne dite?

O' munno d' 'e pparole



'o munno d' 'e pparole
Si t' 'o ddico nun me cride
manco si pittass' 'o sole
pecché 'o munno d' 'e pparole
mpara ll'arte d' 'o pparlà.
E tu saje ca st'arte è l'arte
ca se sceglie 'o traditore
pecché l'ommo senza core
fa furtuna c' 'o pparlà.
Io, gnorsì, pire sò chillo
c'ha liggiuto e s'è applicato;
c' 'o mestiere s'ha 'mparato,
e se serve d' 'o pparlà...
Se capisce ca parlanno,
nciucio, mbroglio... e faccio 'ammore.
Ma però tengo nu core
e cu te, che vuò parlà!

giovedì 20 maggio 2010

I° Manifestazione cinofila amatoriale.


Patrocinata dal Coni, nell'ambito della giornata dello sport, avrà luogo il 6 Giugno prossimo presso il campo sportivo di Cancello Arnone la I° Manifestazione cinofila amatoriale fortemente voluta ed organizzata da Ercole Del Modio.
Sarà questa l'occasione, specie in caso di bel tempo che latita da troppo tempo, per passare una giornata all'aria aperta in compagnia di questi magnifici amici dell'uomo che chiamiamo cani.
Per tutti, specie per i più piccoli, sarà l'occasione di conoscere e magari innamorarsi ed in futuro possedere uno di questi magnifici animali.
Accorrete numerosi!

mercoledì 19 maggio 2010

Mantovano e la sentenza di appello sul G8 di Genova.

La Corte di Appello di Genova, con una sentenza che certamente farà discutere ha ribaltato il verdetto di primo grado sulle responsabilità dei vertici della polizia e degli agenti che parteciparono all’irruzione nella scuola Diaz di Genova, durante il G8 del 2001.
Afredo Mantovano, sottosegretario all'interno, rispondendo a chi gli chiedeva le dimissioni immediate delle persone condannate, ha così replicato : «Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno».Lo stesso sottosegretario ha sostenuto che la sentenza non conta nulla: "E' una sentenza che non dice l'ultima parola, in quanto afferma l'esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione". Da notare che lo stesso Mantovano, quando uscì la sentenza di primo grado, disse che quella sentenza era la dimostrazione che c'era stata qualche violenza, sì, ma a livello di qualche singolo. Evidentemente per lui, come per parecchi altri del suo schieramento, contano solo le sentenze che gli appaiono più simpatiche.E dire che è un ex magistrato!!
In realtà, per chi ricorda quegli avvenimenti, appare molto più simile alla realtà questa sentenza di appello che non quella di primo grado. Certo, resta un punto oscuro: i vertici della Polizia agirono di propria iniziativa oppure ricevettero ordini dall'alto?
Fermo restando che la presunzione di innocenza vale anche anche per questi signori  fino a sentenza definitiva, mi preme ricordare che se la legge deve essere uguale per tutti ,lo deve essere, a maggior ragione, specie per coloro che sono chiamati a farla osservare ed amministrarla, per cui, secondo il parere dello scrivente, i crimini più odiosi sono proprio quelli commessi da appartenenti a forze dell'ordine e magistratura.
Considerazione a parte meriterebbe la questione circa l'opportunità di mantenere in servizio presso i propri posti questi signori che, nonostante questo " incidente" di percorso, hanno continuato a far carriera, raggiungendo posti di comando assai prestigiosi.
E' ovvio e scontato che non è, nè dovrebbe essere, un giudizio sull'operato della polizia in  sè in quanto istituzione , ma, eventualmente, su chi, deviando dal proprio ufficio e tradendo il giuramento di fedeltà alla patria, si sarebbe macchiato di uno dei crimini più insopportabili e cioè quello di diventare carnefice delle persone che avrebbe dovuto tutelare e difendere.
Un giudizio equanime lo si deve non solo alle vittime, ma alle migliaia di uomini e donne  delle forze di polizia che quotidianamente fanno " semplicemente" il proprio dovere che, spesso, consiste anche nel rischiare la propria vita per difendere i cittadini e la libertà di tutti.

lunedì 17 maggio 2010

Afghanistan: uccisi altri due militari. Ferita anche una soldatessa.

Le due vittime sono il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, di Velletri, in provincia di Roma e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, 25 anni, della provincia di Bari. I quattro erano a bordo di un blindato Lince alla testa di una colonna diretta a Bala Murghab. Il veicolo colpito da un ordigno rudimentale. Uno dei due militari feriti ed evacuati è una donna.
Due soldati italiani del contingente Isaf impegnato in Afghanistan sono rimasti uccisi e altri due gravemente feriti. L'attacco è avvenuto nella zona di Herat, nel nord-est del Paese. Tra i feriti c'è una soldatessa. I quattro erano diretti verso la località di Bala Murghab quando è esploso un ordigno rudimentale (ied) di quelli usati spesso per attacchi contro le forze internazionali in Afghanistan. I feriti sono stati immediatamente evacuati presso l'ospedale da campo di Herat con elicotteri di ISAF.
I quattro si trovavano a bordo di un veicolo blindato Lince posizionato nel nucleo di testa di una colonna composta da decine di automezzi di diverse nazionalità, partita da Herat e diretta a Bala Murghab, verso nord. Dalle prime ricostruzioni risulta che il veicolo colpito occupasse la quarta posizione lungo il convoglio che era in movimento e si trovava a 25 km a sud di Bala Murghab.
Tra le prime reazioni a caldo, il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha dichiarato: "Abbiamo spesso espresso perplessità sulla possibilità di esportare la democrazia, ma ogni decisione deve essere presa insieme agli altri a livello internazionale. Bisogna verificare se questi sacrifici servono a qualcosa"

sabato 15 maggio 2010

O' cane mozzeca semp' o stracciato!


In campagna elettorale, forse qualcuno se ne sarà già dimenticato,ma l'attuale governo in carica promise che avrebbe abbassato le tasse; alla luce di quanto sta effettivamente facendo l'esecutivo Berlusconi e di quanto si appresta a fare nel prossimo futuro, ci sarebbe bastato che non le avesse aumentate, le tasse!
E la lotta all'evasione? E la riduzione dei costi della politica? A chi tocca rideterminare il numero e gli emolumenti dei politici ?
E' vero che stiamo vivendo un periodo di crisi certo non imputabile ai politici italiani , od almeno non solo a loro, ma niente e nessuno potrà mai giustificare che i sacrifici, pur necessari ed indispensabili, li debbano subire sempre e solo i lavoratori dipendenti, specie quelli pubblici, ed i pensionati.
E' ora di finirla! E' immorale che si pensi ad un nuovo condono edilizio, dopo quello "schifo" chiamato scudo fiscale, e nello stesso tempo si pensi a bloccare gli stipendi già magri dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Evidentemente quando Berlusconi parlava di non mettere le mani nelle tasche degli Italiani si riferiva certamente agli evasori fiscali, ai palazzinari, ai faccendieri, a quelli che gioiscono delle disgrazie altrui, a quelli che hanno decine di case di cure e cosi via.
Chi ha rubato e/o corrotto deve andare in galera e restituire, con gli interessi, il maltolto ed essere ineleggibile, non per 5 anni, ma per SEMPRE; solo così e dopo aver attivato una seria guerra all'evasione ed alla corruzione si potrà chiedere di fare sacrifici.

venerdì 14 maggio 2010

Siamo alla frutta?

"Abbiamo sbagliato a fidarci di Giudicianni". Con queste parole il leader dell'opposizione alla Provincia di Caserta Giuseppe Stellato ha preso le distanze dall'attuale primo cittadino di Santa Maria Capua Vetere da pochi giorni "indipendente ma vicino al centrosinistra". Lo stesso Giudicianni, confondendo la politica con il mercato della frutta, ha lanciato messaggi subliminali all'Udc. "Allargheremo la maggioranza fino all'Udc": queste le parole del sindaco rilasciate alla stampa locale. Sono bastate poche ore per ricevere una smentita perentoria. L'ennesima contro 'esternazioni atipiche' di Giudicianni. A formularla è stato tale Massimo Di Rienzo che, per chi non lo sapesse, "ha in affidamento la gestione politica del partito cittadino - Udc - di Santa Maria Capua Vetere" (si legge nella nota diramata in mattinata). Dopo la presentazione di routine ed un estenuante 'bla bla bla' circa le proprie capacità (?), anche Di Rienzo riesce a dire qualcosa di interessante: "Il tentativo di dare un apporto possibile alla risoluzione dei tanti disagi, che i cittadini sammaritani affrontano quotidianamente, era basato su condizioni ben precise, che, per non dare adito ad interpretazioni personali, erano state apposte su un documento, peraltro firmato dal sindaco, il quale, successivamente, ne disattendeva ogni punto". Ma soprattutto, continua Di Rienzo: "Fondamentalmente le condizioni erano che l’Amministrazione fosse considerata civica e non politica e che vi fosse l’azzeramento della giunta, oltre all’indicazione delle linee programmatiche per un rilancio della città. Apprendendo dalla stampa che il sindaco abbia indicato che l’attuale amministrazione di centro-sinistra sia allargata all’Udc, mi corre l’obbligo, per rispetto alla mia serietà, chiedere su quale base poggino queste affermazioni". Due righe, ma fondamentali. Giudicianni lascia il Partito democratico sperando di trovare consensi in quella che dovrebbe essere l'opposizione. Se però il Pdl ha già chiuso le porte in faccia al primo cittadino ma non a Giovanni Campochiaro, l'Udc si pone sulla stessa linea 'ma con estrema riserva'. Di Rienzo (Massimo sia chiaro), prova a fare il duro. Resisterà fino al prossimo compromesso?
Tratto integralmente dal giornale on-line Interno 18

Comunicazione elettronica certificata (CEC) e Posta elettronica certificata (PAC): opportunità e limiti di utilizzo.

E' partita (leggi qui ) il 26 Aprile scorso, con non poche difficoltà dovute, probabilmente, al robusto afflusso di richieste on line,   la procedura per il rilascio gratuito delle caselle di Comunicazione Elettronica Certificata tra Pubblica Amministrazione e Cittadini (CEC-PAC).
L'adesione al servizio di CEC-PAC comporta importanti conseguenze per il cittadino che, quindi, deve essere adeguatamente preparato ad affrontare questa svolta telematica nei suoi rapporti con le pubbliche amministrazioni; queste ultime, a loro volta, devono attrezzarsi per trattare i conseguenti flussi documentali.
Di seguito, i punti che sembrano più significativi della disciplina della CEC-PAC:
1) i limiti di utilizzo
la CEC-PAC transita all'interno di un canale di comunicazione chiuso ed esclusivo tra pubbliche amministrazioni e cittadini; non sono possibili comunicazioni al di fuori di tale ambito, ad es. tra cittadini e cittadini, tra cittadini e PEC di professionisti, tra cittadini e PEC di imprese. Ciò non è dovuto ad un colpevole difetto di interoperabilità, ma ad una precisa scelta, motivata dalla ritenuta esigenza di tutelare, in tal modo, l'equilibrio del mercato.
L'attuale inibizione dei flussi esterni al predetto canale CEC-PAC non esclude che, in futuro, ove siano comunque tutelate le esigenze del mercato, il circuito della CEC-PAC possa espandersi, dialogando con gli altri domini PEC.
Da rilevare, inoltre, che le condizioni generali di contratto escludono un uso commerciale della CEC-PAC.
2) l'utilizzo della CEC-PAC come domicilio informatico
La CEC-PAC rappresenta per il cittadino l'indirizzo valido ad ogni effetto giuridico, ai fini dei rapporti con le pubbliche amministrazioni; l'adesione al servizio, che deriva dall'attivazione della CEC-PAC e dalla sottoscrizione del relativo contratto, comporta per il cittadino l'esplicita accettazione di voler ricevere, tramite CEC-PAC, tutti i provvedimenti e atti che lo riguardano, purché provenienti da pubbliche amministrazioni (art. 3, Dpcm 06.05.09).
A tal fine nel relativo contratto il cittadino dichiara di accettare l'invio di tali atti, eleggendo domicilio presso la sua CEC-PAC. In conseguenza di ciò, il cittadino dovrà consultare diligentemente la sua CEC-PAC; nel caso in cui egli non ritenga di sostenere nel tempo tale onere, nonostante taluni servizi accessori che dovrebbero agevolarlo, potrà comunque recedere dal servizio, tornando quindi alle comunicazioni tradizionali.
Tra i servizi di base (gratuiti) che dovrebbero facilitare il compito del cittadino, vi sono la possibilità di ricevere le notifiche anche su una e-mail, nonché l'indirizzario delle pubbliche amministrazioni: gli indirizzi utilizzabili dal cittadino sono raccolti in un indirizzario centralizzato e, quindi, resi disponibili sia attraverso il sito dedicato, sia all’interno della web-mail del cittadino, in apposita rubrica che per la verità, al momento, appare alquanto povera (l'indirizzario centralizzato risulta in fase di riempimento; d'altro canto, occorre considerare anche il numero delle amministrazioni sfornite di PEC o che non l'hanno pubblicata).
La trasmissione tramite CEC-PAC avviene ai sensi degli artt. 6 e 48 del CAD, con effetto equivalente alla notificazione per mezzo della tradizionale posta cartacea (art. 3, Dpcm 06.05.09 e art. 16 bis, comma 5, D.L. 185/2008).
3) l'utilizzo della CEC-PAC come firma elettronica
L'invio di istanze tramite CEC-PAC costituisce firma elettronica non qualificata (art. 4, comma 4, Dpcm 06.05.09): pertanto, salvi i casi in cui l'amministrazione richieda la firma digitale (art. 65, comma 2, CAD), il cittadino potrà inviare istanze tramite la sua CEC-PAC, senza apporre la firma digitale, e le pubbliche amministrazioni destinatarie dovranno consentirne l'ingresso nei loro flussi documentali, trattando tali documenti informatici come sottoscritti con firma elettronica non qualificata.
La natura giuridica di firma elettronica (non qualificata) della CEC-PAC deriva da tre elementi:
· il primo elemento è costituito dall'iniziale riconoscimento del titolare della CEC-PAC il quale, prima di sottoscrivere il relativo contratto, si deve sottoporre ad una doppia identificazione, che inizia on line sul sito postacertificata.gov.it, e prosegue presso un ufficio postale con un riconoscimento personale da parte del dipendente incaricato (questa procedura ricalca quella della c.d. registrazione, che costituisce il presupposto per il rilascio dei più impegnativi certificati di firma digitale);
· il secondo elemento è costituito dall'obbligo, per il cittadino, di utilizzare personalmente la sua CEC-PAC, obbligo cui corrispondono i divieti di accedere a CEC-PAC di terzi e di cedere la propria CEC-PAC a terzi (art. 4.4. e all. A del Dpcm 06.05.09);
· il terzo elemento è costituito dalla certificazione informatica effettuata dal gestore del servizio, in posizione di soggetto terzo tra le parti mittente e destinataria.
L'articolata struttura della CEC-PAC (identificazione personale del titolare + certificazione informatica di gestore terzo + uso personale da parte del titolare) induce a ritenere che, anche in mancanza di una norma come quella citata (art. 4.4, Dpcm 06.05.09), la CEC-PAC potrebbe comunque integrare il concetto di firma elettronica di cui all'art. 1, comma 1, lettera q) CAD e, quindi, avere il valore probatorio di cui all'art. 21, comma 1, CAD.
4) le alternative per il cittadino senza CEC-PAC
Il cittadino che non disponga di una casella di CEC-PAC potrà, naturalmente, avvalersi delle tradizionali comunicazioni cartacee nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ma potrà anche, ove disponga di una casella di posta elettronica certificata, dichiarare ad una pubblica amministrazione di volerla utilizzarla in relazione a un determinato procedimento amministrativo, ai sensi dell'art. 4, comma 2, del DPR 68/2005.
Per il cittadino ciò non equivarrà alla volontà di ricevere tutti i provvedimenti e gli atti che lo riguardano, poiché tale effetto di generalizzata accettazione consegue solo alla disponibilità di una casella di CEC-PAC; pertanto, egli riceverà nella sua casella PEC solo le comunicazioni relative a quel determinato procedimento amministrativo.
a cura di Giorgio Rognetta

mercoledì 12 maggio 2010

S. Maria Capua Vetere



Cari amici,come non dare ragione a chi vuole parlare e discutere dei problemi della nostra città.
Amareggiata e delusa delle situazioni che non cambiano e per il continuare a vedere che tutto rimane fermo e statico nelle mani di quei pochi che perseverano nel loro proposito di renderla sempre più una città sterile e in decadenza.
Dedico questo post,a tutti coloro che sentono la necessità di denunciare il proprio malessere,senza dare un tema da condividere o commentare.Siete liberi di esprimere in piena autonomia tutto quello che vivendo quotidianamente o passeggiando per le strade notate e contestate. A volte il silenzio su determinati argomenti è dettato dalla afflitta consapevolezza di essersi resi conto che le persone,in cui avevamo riposto la massima fiducia,confidando nelle promesse fatte, per migliorare e per eliminare le cosiddette "mele marce" alla fine si sono dimostrate e sono scese allo stesso livello.
A voi,che fremete e chiedete,vi lascio libero sfogo!!

martedì 11 maggio 2010

Il tempo




Affacciata alla finestra
osservo la pioggia scorrere,
cade....picchietta,
con la stessa frequenza del tempo.
La vita è troppo breve,
per lasciarla scivolare,
è un conto alla rovescia:
un attimo irripetibile,
un giorno ineguagliabile.
La vita ci passa accanto così velocemente,
senza farcene accorgere,
silenziosa e inclemente.
Assorta......stupita,
osservo questa mia vita,
tanto altalenante,
che la sorte impenitente,
sorprende e tutto pretende.
E mentre fuori.....piove,
cammino lentamente,
per non ferirmi e far rumore
sui vetri rotti di un passato lontano...
per non disturbare
chi inconsapevolmente,
sta ancora dormendo.


Mascia

Saviano Roberto e Fede Emilio : il giornalista ed il ruffiano.

Emilio Fede, noto giocatore d'azzardo e direttore di un Telegiornale su di una rete televisiva " abusiva" di proprietà del suo padrone Presidente del Consiglio Domenica 9 maggio, nel commentare il rifiuto del Ministro Bondi di recarsi a Cannes, causa film della Guzzanti che "offende" il Paese, in quanto scoperchia il marcio della ricostruzione abruzzese , ha approfittato dell'occasione per attaccare indegnamente lo scrittore R. Saviano, vero obiettivo dell'invettiva. Probabilmente perchè anche lui la sputtana l'Italia, forse perchè anche lui che ha subito un attacco simile a quello di Sabina, ma da parte del Premier, veicola all'estero l'immagine di un paese divorato dalla corruzione e governato dalla criminalità organizzata. La Mafia famosa grazie a Gomorra, ricordate? Bene. Ecco le parole di Fede: "Ci sono state polemiche anche su Roberto Saviano ... sempre lui ... ma non è lui che ha scoperto la lotta alla Camorra, non è lui il solo che l'ha denunciata, ci sono registi e giornalisti come lui ... e che sono morti ... lui invece è ancora protetto, superprotetto ... però non se ne può più ...di sentire che lui è l'eroe ... qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria ... di che cosa? non si capisce, ha scritto libri sulla Camorra, e l'ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore ... senza rompere ... ehm senza disturbare la riflessione della gente ... un Paese come il nostro è Contro la Mafia,non c'è bisogno che ci sia Roberto Saviano."
32 anni fa moriva Peppino Impastato, era il 9 maggio 1978. Ecco, il discorso di Emilio Fede di domenica è  stato perfetto, ci ha ricordato meglio di 1000 celebrazioni quanto sia semplice isolare alcune persone, bastano le parole, bastano le allusioni, basta l'insinuazione. Roberto Saviano ha rotto la minchia, il messaggio è stato nitido, e ha raggiunto milioni di famiglie, forte e chiaro. Chi sottovaluta la pericolosità di giornalisti come Emilio Fede ha capito poco e nulla di questo Paese. E guardate, da lì in poi è un attimo: la morte è proprio lì vicina, che manco te ne accorgi; non vorremmo, tra qualche tempo, ritrovarci a piangere ancora qualcuno che si è battuto, egli si!, per la nostra libertà.
Oggi, invece, Gianfranco Fini, durante un colloquio durato circa 45 minuti,  ha ribadito “grande stima e considerazione” all’autore di ‘Gomorra’ Roberto Saviano, al quale ha anche assicurato “la vicinanza delle Istituzioni” a lui come a tutti coloro che si battono contro la criminalità organizzata. E' pur vero che l'incontro in questione fosse stato fissato da tempo, ma il diverso trattamento riservato a chi, minacciato dalla mafia, è costretto a vivere sotto scorta e non è un vero eroe perché , secondo Fede, non è stato ammazzato dalla mafia la dice lunga sulla differenza della reale volontà di combattere la mafia che hanno   il premier ( che ebbe a dire che la mafia è un male inevitabile)  ed il suo ottuso scudiero ed invece il Presidente della Camera. .
Il ricordo va anche al 16 aprile, quando Silvio Berlusconi ha accusato lo scrittore di fornire “un supporto promozionale” alla camorra “che l’ha portata ad essere un fatto di giudizio molto negativo per il nostro Paese”. Parole cui Fini rispose un paio di settimane dopo: “E’ come dire che Camus era un untore perchè ha scritto ‘La peste’… Sarebbe meglio che il presidente del Consiglio non facesse certe dichiarazioni”. 
Ma che altre dichiarazioni poteva fare un uomo che si gloria dei risultati ottenuti da  quei magistrati che , rischiando la pelle quotidianamente e  vivendo un'esistenza da eterni segregati senza neanche la speranza di avere un indulto, sono oggetto dei suoi continui ed incessanti attacchi? Quali altri dichiarazioni ostili alla mafia poteva fare chi aveva per stalliere e factotum un noto mafioso procuratogli da un Senatore condannato per mafia?
C'è, infine, chi potrebbe risolvermi questa mia curiosità : perché il giornalista Fede, definito lecchino dai suoi stessi colleghi, dovrebbe godere anch'egli della scorta? Chi paga?
P. S. Girando il web,ho notato questo commento che non posso fare a meno di pubblicare :
Ammiro la lealtà degli italiani.
Anche quando Silvio gli pesta le palle,gridano osannanti:
" SILVIO non può sbagliare,la colpa è nostra che gli abbiamo messo le palle sotto i tacchi ".Che ridere!

domenica 9 maggio 2010

Ddl sulle intercettazioni. Appello alla mobilitazione.

Parte la mobilitazione contro il disegno di legge 1611 Alfano sulle intercettazioni con una lettera inviata ai membri della commissione Giustizia del Senato affinché non approvino un provvedimento che "scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale" e che imporrebbe "un pericoloso regime di opacità e segreto".

L'appello: "La libertà è partecipazione informata"Clicca per aderire.

In calce porta le firme di giuristi e blogger tra cui Stefano Rodotà e Guido Scorza. Luogo d'origine la pagina Facebook "Libertà è partecipazione". E nel logo, al volto del ministro della Giustizia è sovrapposto lo slogan "Angelino is watching you": Angelino ti sta guardando. E arriva la denuncia dei Procuratori antimafia: "il decreto rischia di compromettere le nostre indagini".

La protesta dei blogger. E' da un anno che blogger giornalisti e giuristi lottano contro il decreto Alfano"La nostra protesta è partita con la manifestazione di Piazza Navona del 14 luglio scorso", dice Arturo Di Corinto, ricercatore alla Sapienza di Roma, promotore dell'appello e membro di Diritto alla Rete, il collettivo di blogger che chiede diritti per la libera espressione sul web. "Non si tratta solo di criticare il depotenziamento di uno strumento investigativo che, a oggi, permette di scoprire il 90% dei crimini", continua Di Corinto. "La nostra mobilitazione incrocia il tema del pluralismo dell'informazione: con il decreto Alfano sarà instaurata nel nostro paese una pesante censura preventiva".
Un fronte democratico digitale.I promotori dell'appello mirano al coinvolgimento di "tutti quei raggruppamenti di persone che utilizzano Facebook per implementare la democrazia", continua Di Corinto. I destinatari sono "il Popolo Viola, il Popolo del Pomodoro, la Valigia Blu". Un fronte democratico digitale per "impedire che sia messo il bavaglio alla libera circolazione delle informazioni e delle idee". E l'intenzione è uscire dalla Rete. Proporre manifestazioni di piazza. Pacifiche, simboliche. Tra le idee: "C'è chi propone di andare scalzi all'ambasciata americana per chiedere aiuto a Barack Obama": un pellegrinaggio democratico.

Il decreto Alfano e le indagini sulla mafia. Il Ddl intercettazioni rischia di compromettere le indagini di mafia. E' la denuncia lanciata oggi dai 26 Procuratori Capo delle Direzioni Distrettuali Antimafia. E per Fiorella Pilato, membro del Csm, "colpisce, negli interventi dei Procuratori, la rilevazione che in molti casi i processi antimafia nascono da indagini sui reati di criminalità comune. Questo deve far riflettere anche il legislatore quando vuole intervenire in tema di intercettazioni differenziando quelle per le indagini di mafia e quelle per reati comuni".

Il testo dell'appello. Al Senato la maggioranza cerca di imporre la legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte.
Una pesante censura cadrebbe sull'informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog.
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.

Stefano Rodotà. Fiorello Cortiana, Juan Carlos De Martin, Arturo Di Corinto, Carlo Formenti , Guido Scorza.

Facciamo sentire la nostra voce.
Interveniamo direttamente aderendo all'appello e scrivendo ai senatori membri della Commissione Giustizia.
L'appello di Libertà e Giustizia. "Il continuo peggioramento del ddl 1611 sulle intercettazioni in Commissione giustizia al Senato, dove si stanno approvando gli emendamenti al testo arrivato dalla Camera, rispecchia il terrore di una Casta colta con le mani nel sacco. Imporrà tra l'altro l'assoluto silenzio sugli sviluppi più importanti delle inchieste sulla corruzione, in uno dei Paesi più corrotti del mondo: il nostro.
Quel testo, così come è ora, non impedisce soltanto la pubblicazione selvaggia di intercettazioni segrete, vieta anche la pubblicazione in qualsiasi forma, anche di riassunto, di tutti gli atti d'indagine, anche se non sono più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza.
Se quel testo fosse già in vigore, per esempio, le rivelazioni giudiziarie che di giorno in giorno scoperchiano la consorteria di Balducci, Anemone e company, sarebbero rimaste un segreto custodito dal potere politico anche per questo reso sempre più assoluto.
L. e G. si rivolge a tutte le forze che in Parlamento, sia nell'opposizione che nella maggioranza, hanno ancora a cuore la libera informazione, affinché si adoperino per impedire questo scempio contro la democrazia: l'approvazione cioè dell'ennesima legge anticostituzionale violentemente limitativa della libertà di informare e di essere informati. In assoluto, forse, la peggiore di tutte quelle ad oggi varate".

mercoledì 5 maggio 2010

Invio telematico certificato di malattia : istruzioni operative.


La Circolare n.60 del 16.04.10 dell’Inps illustra il procedimento e fornisce i primi chiarimenti in merito alle procedure da seguire per l’invio telematico del certificato di malattia, in considerazione della previsione di un periodo transitorio della durata di tre mesi durante il quale è riconosciuta la possibilità, per il medico, di procedere al rilascio cartaceo dei certificati di malattia, secondo le modalità vigenti.
Cenni ed evoluzione normativa
Il nostro ordinamento giuridico, in conformità con i principi contenuti all’interno del Codice dell’amministrazione digitale, è pervenuto, dopo un lungo iter, all’emanazione del recente decreto del Ministero della Salute del 26 febbraio 2010 con il quale, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministero dell’economia e delle finanze, ha disposto, fra le altre, la possibilità, per i lavoratori del settore privato, di trasmettere all’Inps, per via telematica, i certificati di malattia.
Quanto appena accennato è il risultato dell’evoluzione legislativa iniziata con la legge n. 311/04 il cui art. 1, comma 149, disponeva la trasmissione on-line del certificato di malattia all’Inps e proseguita con la legge n. 296/06 con la quale, all’art. 1, comma 810, ha reso possibile il collegamento in rete dei medici del Servizio Sanitario Nazionale, con decorrenza 1° luglio 2007.
In seguito, il D.P.C.M. del 26 marzo 2008, all’art. 8, ha delineato i principi generali attinenti alla trasmissione telematica delle certificazioni di malattia al sistema di accoglienza centrale (SAC), fornito dal Ministero dell’economia e delle finanze, definendo, altresì, le caratteristiche di carattere tecnico relative alla trasmissione ed all’acquisizione dei dati, mentre l’art. 69 del D. lgs. N. 150/09 ha introdotto l’art. 55-septies del D. lgs. N. 165/01, relativo alle disposizioni per la trasmissione telematica dei certificati di malattia del settore pubblico.
Le principali istruzioni per la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all’Inps
Appaiono evidenti, già a prima vista, le agevolazioni che potranno conseguire dal meccanismo delineato dall’attuale assetto normativo. Qui di seguito si riportano, schematicamente, le istruzioni operative contenute all’interno della circolare 16 aprile 2010, n. 60:
- in primo luogo è previsto che il medico curante, una volta ricevuto il numero di certificato dal sistema, rilasci al lavoratore copia cartacea dell'attestato di malattia per il datore di lavoro, privo di diagnosi, nonché il certificato con la diagnosi per l'assistito;
- l'Inps rende disponibili funzioni di consultazione e di stampa degli attestati ai datori di lavoro, nonché agli stessi lavoratori accreditati a consultare il servizio, sul proprio sito Internet, al quale si potrà accedere mediante codice PIN;
- l'accesso al sistema informatico è assicurato sia per i medici, attraverso il c.d. Sistema di accoglienza centrale del Ministero dell'economia (SAC), che per i datori di lavoro, mediante rilascio di un codice PIN, previa presentazione all'Inps del modulo di richiesta allegato alla circolare;
- l'Inps provvede a veicolare, verso le proprie Sedi, i certificati dei lavoratori aventi diritto all'indennità di malattia, per la disposizione di visite mediche di controllo nonché, nei casi previsti, per il pagamento diretto delle prestazioni.
illustra il procedimento e fornisce i primi chiarimenti in merito alle procedure da seguire per l’invio telematico del certificato di malattia, in considerazione della previsione di un periodo transitorio della durata di tre mesi durante il quale è riconosciuta la possibilità, per il medico, di procedere al rilascio cartaceo dei certificati di malattia, secondo le modalità vigenti.
Cenni ed evoluzione normativa.
Il nostro ordinamento giuridico, in conformità con i principi contenuti all’interno del Codice dell’amministrazione digitale, è pervenuto, dopo un lungo iter, all’emanazione del recente decreto del Ministero della Salute del 26 febbraio 2010 con il quale, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministero dell’economia e delle finanze, ha disposto, fra le altre, la possibilità, per i lavoratori del settore privato, di trasmettere all’Inps, per via telematica, i certificati di malattia.Quanto appena accennato è il risultato dell’evoluzione legislativa iniziata con la legge n. 311/04 il cui art. 1, comma 149, disponeva la trasmissione on-line del certificato di malattia all’Inps e proseguita con la legge n. 296/06 con la quale, all’art. 1, comma 810, ha reso possibile il collegamento in rete dei medici del Servizio Sanitario Nazionale, con decorrenza 1° luglio 2007.In seguito, il D.P.C.M. del 26 marzo 2008, all’art. 8, ha delineato i principi generali attinenti alla trasmissione telematica delle certificazioni di malattia al sistema di accoglienza centrale (SAC), fornito dal Ministero dell’economia e delle finanze, definendo, altresì, le caratteristiche di carattere tecnico relative alla trasmissione ed all’acquisizione dei dati, mentre l’art. 69 del D. lgs. N. 150/09 ha introdotto l’art. 55-septies del D. lgs. N. 165/01, relativo alle disposizioni per la trasmissione telematica dei certificati di malattia del settore pubblico.
Le principali istruzioni per la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all’Inps.
Appaiono evidenti, già a prima vista, le agevolazioni che potranno conseguire dal meccanismo delineato dall’attuale assetto normativo. Qui di seguito si riportano, schematicamente, le istruzioni operative contenute all’interno della circolare 16 aprile 2010, n. 60: in primo luogo è previsto che il medico curante, una volta ricevuto il numero di certificato dal sistema, rilasci al lavoratore copia cartacea dell'attestato di malattia per il datore di lavoro, privo di diagnosi, nonché il certificato con la diagnosi per l'assistito;l'Inps rende disponibili funzioni di consultazione e di stampa degli attestati ai datori di lavoro, nonché agli stessi lavoratori accreditati a consultare il servizio, sul proprio sito Internet, al quale si potrà accedere mediante codice PIN;l'accesso al sistema informatico è assicurato sia per i medici, attraverso il c.d. Sistema di accoglienza centrale del Ministero dell'economia (SAC), che per i datori di lavoro, mediante rilascio di un codice PIN, previa presentazione all'Inps del modulo di richiesta allegato alla circolare;l'Inps provvede a veicolare, verso le proprie Sedi, i certificati dei lavoratori aventi diritto all'indennità di malattia, per la disposizione di visite mediche di controllo nonché, nei casi previsti, per il pagamento diretto delle prestazioni.

domenica 2 maggio 2010

PEC Posta Elettronica Certificata. Informazioni ed istruzioni per l'uso.

A partire da lunedì scorso è possibile creare un account di posta elettronica molto particolare. La Posta Elettronica Certificata (o PEC) avrà infatti lo stesso valore di una raccomandata.
Si potrà quindi comunicare con tutta l'amministrazione statale direttamente via email, senza doversi recare personalmente nei vari uffici. Eventuali documenti cartacei potranno essere inclusi come allegati ai messaggi di posta. I benefici saranno enormi dal punto di vista del cittadino e da quello della burocrazia. Si risparmierà un sacco di tempo e di denaro. Basterà avere uno scanner, convertire un documento in un file (Word, PDF, ecc) e inviarlo all'ufficio competente. Tutti gli uffici pubblici saranno tenuti ad avere una propria PEC. Ecco come procedere per l'attivazione della nostra casella di Posta elettronica Certificata.
Recarsi nel sito Posta Certificat@ e cliccare su Richiedila Ora.
posta-certificata
Si dovranno inserire i nostri dati anagrafici quali: Nome, Cognome, Sesso, Data di Nascita, Nazione di Nascita, Comune di Nascita. I campi sono tutti obbligatori e si clicca su Salva.
Nel modulo successivo dovremo indicare tra l'altro Il tipo di documento che vogliamo utilizzare: carta d'identità, patente, passaporto, la sua scadenza,il codice fiscale,l'indirizzo di residenza,l'indirizzo di domicilio se diverso da quello di residenza,la password da associare al nostro account,eventualmente numero di telefono, numero di cellulare, indirizzo email alternativo.
Si clicca in fondo alla pagina per procedere con l'attivazione e ci verranno comunicati i nostri dati che è consigliabile stampare.
Si tratta dell'indirizzo di posta vero e proprio che sarà nome.cognome@postacertificata.gov.it,del codice cliente (un semplice numero ID), del nome, del cognome e del codice fiscale.
Trascorso un minimo di 24 ore e un massimo di tre mesi dobbiamo recarci in un ufficio postale muniti di: 
Il documento di riconoscimento che abbiamo indicato; Il codice fiscale originale o la tessera sanitaria tipo carta di credito; una fotocopia di entrambi i documenti che dovrà essere consegnata all'ufficio postale.Presso quella sede si provvederà, previa verifica della congruità della documentazione, alla firma ed al rilascio del contratto, da parte dell'operatore di sportello, ed alla contestuale attivazione del servizio.
Come detto, per tutti gli uffici pubblici è previsto l'obbligo di dotarsi di una PEC. E' possibile accedere all'elenco degli indirizzi nel sito Indice delle Pubbliche Amministrazioni.
La PEC è già obbligatoria per molte imprese (e professionisti), lo diventerà per tutte a partire dal novembre 2011. I comuni cittadini non sono ovviamente obbligati a dotarsi di PEC, ma è comunque cosa utile per risparmiare del tempo nei meandri della burocrazia.
Il servizio è gratuito, mentre saranno a pagamento i servizi accessori disponibili nei prossimi mesi:
Firma digitale tramite smart card; Notifica via SMS, telefono o posta ordinaria di messaggi nella PEC; Il calendario degli eventi della pubblica amministrazione.
E' evidente che questa auspicata rivoluzione diventerà tale solo quando sarà più agevole accedere alla banda larga (dal punto di vista geografico e economico).

Per non dimenticarli!

Punteggio sito web istituzionale Comune di Santa Maria Capua Vetere

Scorri sotto ( senza cliccare qui!) le valutazioni del sito sammaritano a cura della Presidenza del Consiglio.

Santa Maria Capua Vetere ( Caserta)