mercoledì 19 maggio 2010

Mantovano e la sentenza di appello sul G8 di Genova.

La Corte di Appello di Genova, con una sentenza che certamente farà discutere ha ribaltato il verdetto di primo grado sulle responsabilità dei vertici della polizia e degli agenti che parteciparono all’irruzione nella scuola Diaz di Genova, durante il G8 del 2001.
Afredo Mantovano, sottosegretario all'interno, rispondendo a chi gli chiedeva le dimissioni immediate delle persone condannate, ha così replicato : «Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno».Lo stesso sottosegretario ha sostenuto che la sentenza non conta nulla: "E' una sentenza che non dice l'ultima parola, in quanto afferma l'esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione". Da notare che lo stesso Mantovano, quando uscì la sentenza di primo grado, disse che quella sentenza era la dimostrazione che c'era stata qualche violenza, sì, ma a livello di qualche singolo. Evidentemente per lui, come per parecchi altri del suo schieramento, contano solo le sentenze che gli appaiono più simpatiche.E dire che è un ex magistrato!!
In realtà, per chi ricorda quegli avvenimenti, appare molto più simile alla realtà questa sentenza di appello che non quella di primo grado. Certo, resta un punto oscuro: i vertici della Polizia agirono di propria iniziativa oppure ricevettero ordini dall'alto?
Fermo restando che la presunzione di innocenza vale anche anche per questi signori  fino a sentenza definitiva, mi preme ricordare che se la legge deve essere uguale per tutti ,lo deve essere, a maggior ragione, specie per coloro che sono chiamati a farla osservare ed amministrarla, per cui, secondo il parere dello scrivente, i crimini più odiosi sono proprio quelli commessi da appartenenti a forze dell'ordine e magistratura.
Considerazione a parte meriterebbe la questione circa l'opportunità di mantenere in servizio presso i propri posti questi signori che, nonostante questo " incidente" di percorso, hanno continuato a far carriera, raggiungendo posti di comando assai prestigiosi.
E' ovvio e scontato che non è, nè dovrebbe essere, un giudizio sull'operato della polizia in  sè in quanto istituzione , ma, eventualmente, su chi, deviando dal proprio ufficio e tradendo il giuramento di fedeltà alla patria, si sarebbe macchiato di uno dei crimini più insopportabili e cioè quello di diventare carnefice delle persone che avrebbe dovuto tutelare e difendere.
Un giudizio equanime lo si deve non solo alle vittime, ma alle migliaia di uomini e donne  delle forze di polizia che quotidianamente fanno " semplicemente" il proprio dovere che, spesso, consiste anche nel rischiare la propria vita per difendere i cittadini e la libertà di tutti.

La Corte di Appello di Genova, con una sentenza che certamente farà discutere ha ribaltato il verdetto di primo grado sulle responsabilità dei vertici della polizia e degli agenti che parteciparono all’irruzione nella scuola Diaz di Genova, durante il G8 del 2001.
Afredo Mantovano, sottosegretario all'interno, rispondendo a chi gli chiedeva le dimissioni immediate delle persone condannate, ha così replicato : «Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno».Lo stesso sottosegretario ha sostenuto che la sentenza non conta nulla: "E' una sentenza che non dice l'ultima parola, in quanto afferma l'esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione". Da notare che lo stesso Mantovano, quando uscì la sentenza di primo grado, disse che quella sentenza era la dimostrazione che c'era stata qualche violenza, sì, ma a livello di qualche singolo. Evidentemente per lui, come per parecchi altri del suo schieramento, contano solo le sentenze che gli appaiono più simpatiche.E dire che è un ex magistrato!!
In realtà, per chi ricorda quegli avvenimenti, appare molto più simile alla realtà questa sentenza di appello che non quella di primo grado. Certo, resta un punto oscuro: i vertici della Polizia agirono di propria iniziativa oppure ricevettero ordini dall'alto?
Fermo restando che la presunzione di innocenza vale anche anche per questi signori  fino a sentenza definitiva, mi preme ricordare che se la legge deve essere uguale per tutti ,lo deve essere, a maggior ragione, specie per coloro che sono chiamati a farla osservare ed amministrarla, per cui, secondo il parere dello scrivente, i crimini più odiosi sono proprio quelli commessi da appartenenti a forze dell'ordine e magistratura.
Considerazione a parte meriterebbe la questione circa l'opportunità di mantenere in servizio presso i propri posti questi signori che, nonostante questo " incidente" di percorso, hanno continuato a far carriera, raggiungendo posti di comando assai prestigiosi.
E' ovvio e scontato che non è, nè dovrebbe essere, un giudizio sull'operato della polizia in  sè in quanto istituzione , ma, eventualmente, su chi, deviando dal proprio ufficio e tradendo il giuramento di fedeltà alla patria, si sarebbe macchiato di uno dei crimini più insopportabili e cioè quello di diventare carnefice delle persone che avrebbe dovuto tutelare e difendere.
Un giudizio equanime lo si deve non solo alle vittime, ma alle migliaia di uomini e donne  delle forze di polizia che quotidianamente fanno " semplicemente" il proprio dovere che, spesso, consiste anche nel rischiare la propria vita per difendere i cittadini e la libertà di tutti.

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