domenica 9 maggio 2010

Ddl sulle intercettazioni. Appello alla mobilitazione.

Parte la mobilitazione contro il disegno di legge 1611 Alfano sulle intercettazioni con una lettera inviata ai membri della commissione Giustizia del Senato affinché non approvino un provvedimento che "scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale" e che imporrebbe "un pericoloso regime di opacità e segreto".

L'appello: "La libertà è partecipazione informata"Clicca per aderire.

In calce porta le firme di giuristi e blogger tra cui Stefano Rodotà e Guido Scorza. Luogo d'origine la pagina Facebook "Libertà è partecipazione". E nel logo, al volto del ministro della Giustizia è sovrapposto lo slogan "Angelino is watching you": Angelino ti sta guardando. E arriva la denuncia dei Procuratori antimafia: "il decreto rischia di compromettere le nostre indagini".

La protesta dei blogger. E' da un anno che blogger giornalisti e giuristi lottano contro il decreto Alfano"La nostra protesta è partita con la manifestazione di Piazza Navona del 14 luglio scorso", dice Arturo Di Corinto, ricercatore alla Sapienza di Roma, promotore dell'appello e membro di Diritto alla Rete, il collettivo di blogger che chiede diritti per la libera espressione sul web. "Non si tratta solo di criticare il depotenziamento di uno strumento investigativo che, a oggi, permette di scoprire il 90% dei crimini", continua Di Corinto. "La nostra mobilitazione incrocia il tema del pluralismo dell'informazione: con il decreto Alfano sarà instaurata nel nostro paese una pesante censura preventiva".
Un fronte democratico digitale.I promotori dell'appello mirano al coinvolgimento di "tutti quei raggruppamenti di persone che utilizzano Facebook per implementare la democrazia", continua Di Corinto. I destinatari sono "il Popolo Viola, il Popolo del Pomodoro, la Valigia Blu". Un fronte democratico digitale per "impedire che sia messo il bavaglio alla libera circolazione delle informazioni e delle idee". E l'intenzione è uscire dalla Rete. Proporre manifestazioni di piazza. Pacifiche, simboliche. Tra le idee: "C'è chi propone di andare scalzi all'ambasciata americana per chiedere aiuto a Barack Obama": un pellegrinaggio democratico.

Il decreto Alfano e le indagini sulla mafia. Il Ddl intercettazioni rischia di compromettere le indagini di mafia. E' la denuncia lanciata oggi dai 26 Procuratori Capo delle Direzioni Distrettuali Antimafia. E per Fiorella Pilato, membro del Csm, "colpisce, negli interventi dei Procuratori, la rilevazione che in molti casi i processi antimafia nascono da indagini sui reati di criminalità comune. Questo deve far riflettere anche il legislatore quando vuole intervenire in tema di intercettazioni differenziando quelle per le indagini di mafia e quelle per reati comuni".

Il testo dell'appello. Al Senato la maggioranza cerca di imporre la legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte.
Una pesante censura cadrebbe sull'informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog.
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.

Stefano Rodotà. Fiorello Cortiana, Juan Carlos De Martin, Arturo Di Corinto, Carlo Formenti , Guido Scorza.

Facciamo sentire la nostra voce.
Interveniamo direttamente aderendo all'appello e scrivendo ai senatori membri della Commissione Giustizia.
L'appello di Libertà e Giustizia. "Il continuo peggioramento del ddl 1611 sulle intercettazioni in Commissione giustizia al Senato, dove si stanno approvando gli emendamenti al testo arrivato dalla Camera, rispecchia il terrore di una Casta colta con le mani nel sacco. Imporrà tra l'altro l'assoluto silenzio sugli sviluppi più importanti delle inchieste sulla corruzione, in uno dei Paesi più corrotti del mondo: il nostro.
Quel testo, così come è ora, non impedisce soltanto la pubblicazione selvaggia di intercettazioni segrete, vieta anche la pubblicazione in qualsiasi forma, anche di riassunto, di tutti gli atti d'indagine, anche se non sono più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza.
Se quel testo fosse già in vigore, per esempio, le rivelazioni giudiziarie che di giorno in giorno scoperchiano la consorteria di Balducci, Anemone e company, sarebbero rimaste un segreto custodito dal potere politico anche per questo reso sempre più assoluto.
L. e G. si rivolge a tutte le forze che in Parlamento, sia nell'opposizione che nella maggioranza, hanno ancora a cuore la libera informazione, affinché si adoperino per impedire questo scempio contro la democrazia: l'approvazione cioè dell'ennesima legge anticostituzionale violentemente limitativa della libertà di informare e di essere informati. In assoluto, forse, la peggiore di tutte quelle ad oggi varate".

Parte la mobilitazione contro il disegno di legge 1611 Alfano sulle intercettazioni con una lettera inviata ai membri della commissione Giustizia del Senato affinché non approvino un provvedimento che "scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale" e che imporrebbe "un pericoloso regime di opacità e segreto".

L'appello: "La libertà è partecipazione informata"Clicca per aderire.

In calce porta le firme di giuristi e blogger tra cui Stefano Rodotà e Guido Scorza. Luogo d'origine la pagina Facebook "Libertà è partecipazione". E nel logo, al volto del ministro della Giustizia è sovrapposto lo slogan "Angelino is watching you": Angelino ti sta guardando. E arriva la denuncia dei Procuratori antimafia: "il decreto rischia di compromettere le nostre indagini".

La protesta dei blogger. E' da un anno che blogger giornalisti e giuristi lottano contro il decreto Alfano"La nostra protesta è partita con la manifestazione di Piazza Navona del 14 luglio scorso", dice Arturo Di Corinto, ricercatore alla Sapienza di Roma, promotore dell'appello e membro di Diritto alla Rete, il collettivo di blogger che chiede diritti per la libera espressione sul web. "Non si tratta solo di criticare il depotenziamento di uno strumento investigativo che, a oggi, permette di scoprire il 90% dei crimini", continua Di Corinto. "La nostra mobilitazione incrocia il tema del pluralismo dell'informazione: con il decreto Alfano sarà instaurata nel nostro paese una pesante censura preventiva".
Un fronte democratico digitale.I promotori dell'appello mirano al coinvolgimento di "tutti quei raggruppamenti di persone che utilizzano Facebook per implementare la democrazia", continua Di Corinto. I destinatari sono "il Popolo Viola, il Popolo del Pomodoro, la Valigia Blu". Un fronte democratico digitale per "impedire che sia messo il bavaglio alla libera circolazione delle informazioni e delle idee". E l'intenzione è uscire dalla Rete. Proporre manifestazioni di piazza. Pacifiche, simboliche. Tra le idee: "C'è chi propone di andare scalzi all'ambasciata americana per chiedere aiuto a Barack Obama": un pellegrinaggio democratico.

Il decreto Alfano e le indagini sulla mafia. Il Ddl intercettazioni rischia di compromettere le indagini di mafia. E' la denuncia lanciata oggi dai 26 Procuratori Capo delle Direzioni Distrettuali Antimafia. E per Fiorella Pilato, membro del Csm, "colpisce, negli interventi dei Procuratori, la rilevazione che in molti casi i processi antimafia nascono da indagini sui reati di criminalità comune. Questo deve far riflettere anche il legislatore quando vuole intervenire in tema di intercettazioni differenziando quelle per le indagini di mafia e quelle per reati comuni".

Il testo dell'appello. Al Senato la maggioranza cerca di imporre la legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte.
Una pesante censura cadrebbe sull'informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog.
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.

Stefano Rodotà. Fiorello Cortiana, Juan Carlos De Martin, Arturo Di Corinto, Carlo Formenti , Guido Scorza.

Facciamo sentire la nostra voce.
Interveniamo direttamente aderendo all'appello e scrivendo ai senatori membri della Commissione Giustizia.
L'appello di Libertà e Giustizia. "Il continuo peggioramento del ddl 1611 sulle intercettazioni in Commissione giustizia al Senato, dove si stanno approvando gli emendamenti al testo arrivato dalla Camera, rispecchia il terrore di una Casta colta con le mani nel sacco. Imporrà tra l'altro l'assoluto silenzio sugli sviluppi più importanti delle inchieste sulla corruzione, in uno dei Paesi più corrotti del mondo: il nostro.
Quel testo, così come è ora, non impedisce soltanto la pubblicazione selvaggia di intercettazioni segrete, vieta anche la pubblicazione in qualsiasi forma, anche di riassunto, di tutti gli atti d'indagine, anche se non sono più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza.
Se quel testo fosse già in vigore, per esempio, le rivelazioni giudiziarie che di giorno in giorno scoperchiano la consorteria di Balducci, Anemone e company, sarebbero rimaste un segreto custodito dal potere politico anche per questo reso sempre più assoluto.
L. e G. si rivolge a tutte le forze che in Parlamento, sia nell'opposizione che nella maggioranza, hanno ancora a cuore la libera informazione, affinché si adoperino per impedire questo scempio contro la democrazia: l'approvazione cioè dell'ennesima legge anticostituzionale violentemente limitativa della libertà di informare e di essere informati. In assoluto, forse, la peggiore di tutte quelle ad oggi varate".

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