La Commissione Europea ha deciso di autorizzare la coltivazione di una patata geneticamente modificata. E subito si infiamma nuovamente il dibattito sull’opportunità di consentire la commercializzazione di piante OGM,come pure (perché si discute anche di questo) di mettere limiti, su basi etiche, alla ricerca sugli OGM. Questa situazione ricorda un poco quella che si verificò poco dopo la scoperta dell’America quando i contadini si opponevano alla diffusione di strane piante come il mais e la patata (in contrapposizione ai proprietari terrieri, favorevoli, perché si trattava di colture a più alto rendimento), finché le periodiche guerre e carestie non consigliarono di cambiare idea. Ma gli OGM fanno male? E, se sì, quanto? Sono queste le due domande che l'opinione pubblica europea si pone e le risposte non possono che essere due. E contrarie: gli scienziati assicurano che i prodotti OGM non sono nocivi, mentre gli ambientalisti ed alcuni medici sostengono che ciò non si possa affermare con certezza. Tra i sostenitori degli organismi geneticamente modificati è diffusa la tesi per cui le modificazioni genetiche non siano una prerogativa dell'uomo moderno, ma che siano state invece da sempre applicate in agricoltura: gli innesti, come il mandarancio o il melocotogno, sono una pratica secolare che non sembra aver fatto mai male a nessuno.Gli ortaggi modificati geneticamente sono creati per ottimizzare le rese agricole: è per questo che il Vaticano ha dato il suo assenso, convinto del fatto che questa possa essere la via più rapida per una soluzione del problema della fame nei paesi poveri. Tanto più se si considera che c’è ancora più di un miliardo di persone che non ha cibo a sufficienza, in un mondo dove la terra coltivabile è sempre la stessa, ma non la popolazione, che negli ultimi 50 anni è più che raddoppiata e nei prossimi 50 anni passerà dagli attuali 6,7 miliardi a 9-10 miliardi In un'era come quella attuale, in cui si parla di agro-industria e non più di agricoltura, la crescita delle produzioni è un presupposto imprescindibile e gli OGM una strada allettante.
La convinzione che un primo ostracismo cederà presto il passo ad un largo impiego degli OGM trova conforto nella consapevolezza che negli ultimi 70 anni sono già state prodotte più di 2.200 varietà agricole mutanti (grano, riso, girasoli, orzo, piselli, cotone, fagioli, patate, melanzane, ciliegie, mele, pere, pesche, albicocche, banane eccetera eccetera) senza che ci siano stati particolari problemi o opposizioni né da parte di ambientalisti, né tanto meno di consumatori.Quello che invece preoccupa davvero è l’informazione che circola su queste cose. E che, nel caso degli OGM, non è molto diversa da quella più generale sulle innovazioni tecnologiche.Il problema è che quando si tratta di argomenti tecnico-scientifici molto complessi, come gli OGM, la ricerca scientifica e molto altro, l’informazione non fa informazione. Vende e cerca consenso
La Commissione Europea ha deciso di autorizzare la coltivazione di una patata geneticamente modificata. E subito si infiamma nuovamente il dibattito sull’opportunità di consentire la commercializzazione di piante OGM,come pure (perché si discute anche di questo) di mettere limiti, su basi etiche, alla ricerca sugli OGM. Questa situazione ricorda un poco quella che si verificò poco dopo la scoperta dell’America quando i contadini si opponevano alla diffusione di strane piante come il mais e la patata (in contrapposizione ai proprietari terrieri, favorevoli, perché si trattava di colture a più alto rendimento), finché le periodiche guerre e carestie non consigliarono di cambiare idea. Ma gli OGM fanno male? E, se sì, quanto? Sono queste le due domande che l'opinione pubblica europea si pone e le risposte non possono che essere due. E contrarie: gli scienziati assicurano che i prodotti OGM non sono nocivi, mentre gli ambientalisti ed alcuni medici sostengono che ciò non si possa affermare con certezza. Tra i sostenitori degli organismi geneticamente modificati è diffusa la tesi per cui le modificazioni genetiche non siano una prerogativa dell'uomo moderno, ma che siano state invece da sempre applicate in agricoltura: gli innesti, come il mandarancio o il melocotogno, sono una pratica secolare che non sembra aver fatto mai male a nessuno.Gli ortaggi modificati geneticamente sono creati per ottimizzare le rese agricole: è per questo che il Vaticano ha dato il suo assenso, convinto del fatto che questa possa essere la via più rapida per una soluzione del problema della fame nei paesi poveri. Tanto più se si considera che c’è ancora più di un miliardo di persone che non ha cibo a sufficienza, in un mondo dove la terra coltivabile è sempre la stessa, ma non la popolazione, che negli ultimi 50 anni è più che raddoppiata e nei prossimi 50 anni passerà dagli attuali 6,7 miliardi a 9-10 miliardi In un'era come quella attuale, in cui si parla di agro-industria e non più di agricoltura, la crescita delle produzioni è un presupposto imprescindibile e gli OGM una strada allettante.
La convinzione che un primo ostracismo cederà presto il passo ad un largo impiego degli OGM trova conforto nella consapevolezza che negli ultimi 70 anni sono già state prodotte più di 2.200 varietà agricole mutanti (grano, riso, girasoli, orzo, piselli, cotone, fagioli, patate, melanzane, ciliegie, mele, pere, pesche, albicocche, banane eccetera eccetera) senza che ci siano stati particolari problemi o opposizioni né da parte di ambientalisti, né tanto meno di consumatori.Quello che invece preoccupa davvero è l’informazione che circola su queste cose. E che, nel caso degli OGM, non è molto diversa da quella più generale sulle innovazioni tecnologiche.Il problema è che quando si tratta di argomenti tecnico-scientifici molto complessi, come gli OGM, la ricerca scientifica e molto altro, l’informazione non fa informazione. Vende e cerca consenso
1 Comment:
caro michele
buongiorno.
la cosa che piu mi sconvolge e' che da decenni mangiamo e coltiviamo prodotti trasgenici e oggi ci meravigliamo per le patate.
ma lo sappiamo da quanti anni, anche nelle nostre terre si coltiva un tipo di grano ottenuto con l'irraggiamento di raggi gamma su un altra varieta di grano?
questo grano e' entrato nella nostra catena alimentare gia' da anni.
e ci meravigliamo solo oggi?
quando decenni fa, lavoravo a contatto con un magazzino dove giravano questi prodotti, anche mais, regolarmente venduti si intende, incominciai ad informarmi e ti giuro non fu una bella cosa.
oggi mi rendo conto di mangiare indirettamente frutti di questi prodotti trasgenici e non e' una bella cosa.
ti pongo una domanda ma dove stavamo tutti trentacinque anni fa, perche iquesto grano e' incominciato a cirolare allora anche in italia?
Post a Comment