giovedì 25 febbraio 2010

Sentenza google : censura alla rete?


Sta suscitando scalpore e vasta eco in tutto il mondo la sentenza,emessa dal giudice milanese Oscar Magi, di condanna a 6 mesi di reclusione di 3 dirigenti di Google per violazione della privacy,a causa del fatto che un gruppo di adolescenti ha caricato un video di un ragazzo autistico, vittima di bullismo giovanile.
La sentenza in questione è un pericoloso precedente, poiché afferma che le società che operano in internet possono essere ritenute responsabili per le azioni dei propri utenti e nessun dirigente di una società internazionale sarà più disponibile, o almeno ci penserà due volte, prima di offrire in Italia i propri servizi che siano disponibili al grande pubblico.
Ora, si badi bene, nessuno afferma, né vuole farlo, che un video, come quello in questione, non debba essere immediatamente rimosso, cosa che Google ha fatto appena sollecitata al riguardo, ma che le società che offrono questi servizi ( google, youtube, facebook, ecc.) possano e debbano essere chiamate a rispondere solo nel caso consentano di fatto la pubblicazione di video o altro della cui offensività o lesione di diritti altrui siano stati successivamente informati e non di un controllo preventivo del quale non possono e non debbono essere gravate; diversamente argomentando, mi spiace dirlo, siamo in presenza di una vera e propria richiesta di censura preventiva così come attuata in Cina, Iran e stati totalitaria, unico e pericoloso caso nel mondo occidentale. .
Concordo con chi ha detto che in questo caso a perdere la faccia NON è Google, ma il popolo Italiano.
La sentenza di Milano, in altre parole, afferma che Google si comporta come un “editore”. Questo significa negare che vi è la possibilità di una autonomia della rete e voler dire che in realtà Google agisce sulla nostra cooperazione e affermare invece che la organizza e ne dispone come vuole.
Il giudice ha tentato di driblare la questione della proprietà dei contenuti, difficilmente, per fortuna, attribuibile a chi non ha prodotto, chiesto, pagato, visionato alcunchè ( e tralaltro rimosso da youtube rispondendo alle pressioni degli utenti ), assolvendo per la “diffamazione”, ma contemporaneamente ha condannato Google per violazione della privacy.
Con questa condanna il giudice ritiene quindi che il titolare del sito sia responsabile di qualsiasi prodotto venga sullo stesso pubblicato e quindi impone implicitamente un controllo preventivo, da parte del titolare, di tutto ciò che va online.
A questo punto si aprono nuovi scenari nella rete, alterando quindi gli equilibri e gli spazi di libertà fin qui conquistati. Infatti il controllo preventivo delle pubblicazioni avrebbe dei costi altissimi. Un lettore del Guardian ha provato a fare i conti raggiungendo questi risultati: poiché ad ogni minuto circa 20 ore di nuovi filmati vengono caricati su You Tube, supponendo che un revisore dei filmati venga pagato 5 dollari all’ora, il costo annuo supererebbe gli 80 milioni di dollari.
Quanti sono i siti nel mondo che si potrebbero permettere costi aggiuntivi per il controllo preventivo?
Il portavoce di Google Italia Marco Pancini, dice che la sentenza e’ “un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali e’ stato costruito internet“. I tre dirigenti “non hanno avuto nulla a che fare con il video in questione, poiché non lo hanno girato, non lo hanno caricato, non lo hanno visionato“. Secondo Pancini, i tre dirigenti sono stati dichiarati “penalmente responsabili per attività illecite commesse da terzi“.
Credo, in definitiva, che questa sentenza rappresenti un formidabile attacco portato alla libertà ed alla indipendenza della rete, essenza stessa del suo sviluppo in quanto strumento sottratto al volere dei regimi e dei gruppi di potere. Siete d'accordo?


Sta suscitando scalpore e vasta eco in tutto il mondo la sentenza,emessa dal giudice milanese Oscar Magi, di condanna a 6 mesi di reclusione di 3 dirigenti di Google per violazione della privacy,a causa del fatto che un gruppo di adolescenti ha caricato un video di un ragazzo autistico, vittima di bullismo giovanile.
La sentenza in questione è un pericoloso precedente, poiché afferma che le società che operano in internet possono essere ritenute responsabili per le azioni dei propri utenti e nessun dirigente di una società internazionale sarà più disponibile, o almeno ci penserà due volte, prima di offrire in Italia i propri servizi che siano disponibili al grande pubblico.
Ora, si badi bene, nessuno afferma, né vuole farlo, che un video, come quello in questione, non debba essere immediatamente rimosso, cosa che Google ha fatto appena sollecitata al riguardo, ma che le società che offrono questi servizi ( google, youtube, facebook, ecc.) possano e debbano essere chiamate a rispondere solo nel caso consentano di fatto la pubblicazione di video o altro della cui offensività o lesione di diritti altrui siano stati successivamente informati e non di un controllo preventivo del quale non possono e non debbono essere gravate; diversamente argomentando, mi spiace dirlo, siamo in presenza di una vera e propria richiesta di censura preventiva così come attuata in Cina, Iran e stati totalitaria, unico e pericoloso caso nel mondo occidentale. .
Concordo con chi ha detto che in questo caso a perdere la faccia NON è Google, ma il popolo Italiano.
La sentenza di Milano, in altre parole, afferma che Google si comporta come un “editore”. Questo significa negare che vi è la possibilità di una autonomia della rete e voler dire che in realtà Google agisce sulla nostra cooperazione e affermare invece che la organizza e ne dispone come vuole.
Il giudice ha tentato di driblare la questione della proprietà dei contenuti, difficilmente, per fortuna, attribuibile a chi non ha prodotto, chiesto, pagato, visionato alcunchè ( e tralaltro rimosso da youtube rispondendo alle pressioni degli utenti ), assolvendo per la “diffamazione”, ma contemporaneamente ha condannato Google per violazione della privacy.
Con questa condanna il giudice ritiene quindi che il titolare del sito sia responsabile di qualsiasi prodotto venga sullo stesso pubblicato e quindi impone implicitamente un controllo preventivo, da parte del titolare, di tutto ciò che va online.
A questo punto si aprono nuovi scenari nella rete, alterando quindi gli equilibri e gli spazi di libertà fin qui conquistati. Infatti il controllo preventivo delle pubblicazioni avrebbe dei costi altissimi. Un lettore del Guardian ha provato a fare i conti raggiungendo questi risultati: poiché ad ogni minuto circa 20 ore di nuovi filmati vengono caricati su You Tube, supponendo che un revisore dei filmati venga pagato 5 dollari all’ora, il costo annuo supererebbe gli 80 milioni di dollari.
Quanti sono i siti nel mondo che si potrebbero permettere costi aggiuntivi per il controllo preventivo?
Il portavoce di Google Italia Marco Pancini, dice che la sentenza e’ “un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali e’ stato costruito internet“. I tre dirigenti “non hanno avuto nulla a che fare con il video in questione, poiché non lo hanno girato, non lo hanno caricato, non lo hanno visionato“. Secondo Pancini, i tre dirigenti sono stati dichiarati “penalmente responsabili per attività illecite commesse da terzi“.
Credo, in definitiva, che questa sentenza rappresenti un formidabile attacco portato alla libertà ed alla indipendenza della rete, essenza stessa del suo sviluppo in quanto strumento sottratto al volere dei regimi e dei gruppi di potere. Siete d'accordo?

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1 Comment:

mascia dice...

Totalmente d'accordo con te!!!
Tentativo di privatizzazione e attacco palese all'indipendenza della rete!

Per non dimenticarli!

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Scorri sotto ( senza cliccare qui!) le valutazioni del sito sammaritano a cura della Presidenza del Consiglio.

Santa Maria Capua Vetere ( Caserta)