giovedì 4 febbraio 2010

IMMIGRAZIONE NON È UGUALE A CRIMINALITÀ

di Tito Boeri 02.02.2010

Ha fatto scalpore la dichiarazione del presidente del Consiglio sull'equivalenza tra immigrazione e criminalità. Vero o falso? Berlusconi non ha fornito numeri a supporto della sua affermazione. Dai dati disponibili sul sito dell'Istat si ricava però che pur con un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità sono rimasti pressoché invariati. Le statistiche documentano invece che nello stesso periodo la quota degli stranieri sul totale dei detenuti è stata sempre superiore alla loro quota sulla popolazione italiana.
A margine del Consiglio dei ministri tenutosi la settimana scorsa a Reggio Calabria, il presidente del Consiglio ha sostenuto che "la diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali".
Purtroppo, il presidente del Consiglio non ha fornito dati a supporto di una affermazione così impegnativa. Né lo hanno fatto i molti commentatori che si sono avventurati sul tema sui mezzi di informazione. Sconcertante, ad esempio, che Giovanni Belardelli sul Corriere della Sera del 31 gennaio, rimproveri alla Cei (che aveva contestato le tesi del presidente del Consiglio) di non “guardare i numeri” quando nel suo articolo non c’è uno straccio di numero, vengono solo richiamate fonti di seconda o terza mano (e si fa riferimento all’ideologia di chi avrebbe fornito questi dati come se le statistiche fossero di destra o di sinistra!).
Proviamo allora a guardarli noi i dati, ma dopo aver notato che sono disponibili sul sito dell’Istat. Sorprende che nessuno abbia sentito il dovere di consultarli prima di commentare le dichiarazioni di Silvio Berlusconi.
UN’EQUAZIONE SENZA FONDAMENTO
La figura qui sotto mostra il numero di crimini denunciati all'autorità giudiziaria in rapporto alla popolazione e la dinamica della popolazione immigrata. Come si vede, a fronte di un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno (passati da 436mila a 2.286mila) dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità (numero di crimini per 100mila abitanti) sono rimasti pressoché invariati.
Figura 1: stranieri e crimini in Italia, 1990-2005



Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat.

La stessa conclusione è confermata dalla dinamica delle due variabili a livello regionale (Figura 2). In particolare, nelle regioni settentrionali caratterizzate da una maggiore intensità dei flussi migratori, il tasso di criminalità è rimasto pressoché invariato (Lombardia e Veneto) o è diminuito significativamente (Emilia Romagna).
Figura 2: variazione di crimini e permessi di soggiorno x 100 mila abitanti, 1990-2005


Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Dunque, le statistiche disponibili suggeriscono che l'immigrazione non ha portato a un aumento significativo dei crimini. Questo smentisce le affermazioni del presidente del Consiglio. Non è vero che l'immigrazione ha reso le nostre città meno sicure.

IMMIGRATI E POPOLAZIONE CARCERARIA

Forse il presidente del Consiglio nelle sue affermazioni è stato tratto in inganno dai dati sulla popolazione carceraria per nazionalità. Le statistiche sulla composizione per nazionalità della popolazione carceraria documentano in effetti come dalla fine degli anni Novanta a oggi la quota degli stranieri sul totale dei detenuti sia stata sempre superiore alla loro quota sulla popolazione italiana. In particolare, più di un carcerato su tre è straniero, quando il rapporto fra immigrati e popolazione autoctona è inferiore al 10 per cento.
Questi dati tuttavia risentono del fatto che una larga parte degli stranieri, soprattutto irregolari, non può accedere alle misure alternative al carcere, tra cui gli arresti domiciliari, in quanto sprovvista di un valido certificato di residenza. La maggiore incidenza negli istituti di pena potrebbe quindi essere dovuta, almeno in parte, a una maggiore probabilità di finire in carcere dopo aver commesso un reato, piuttosto che a effettive differenze nella propensione a delinquere. Data l’insostenibile lunghezza dei processi in Italia, questo fatto potrebbe avere un peso non da poco nel gonfiare il peso relativo della popolazione carceraria straniera. I dati messi a disposizione dal ministero di Giustizia confermano che più della metà dei detenuti stranieri (il 57 per cento per la precisione) è in attesa di giudizio, mentre la percentuale è significativamente più bassa tra gli italiani (42 per cento).
Un’altra possibile spiegazione dell’apparente discrepanza fra i dati sull’incarcerazione e quelli sul rapporto fra criminalità e immigrazione è che, analogamente a quanto avvenuto nell'economia legale, gli immigrati siano subentrati agli italiani in diverse attività criminali. Emblematico è il caso del traffico di stupefacenti, passato in larga parte dal controllo delle organizzazioni italiane a quelle straniere, soprattutto per quello che riguarda l'attività di spaccio, senza che ciò comportasse un aumento significativo nell'incidenza di tali reati.

IMMIGRAZIONE NON È UGUALE A CRIMINALITÀ

di Tito Boeri 02.02.2010
Ha fatto scalpore la dichiarazione del presidente del Consiglio sull'equivalenza tra immigrazione e criminalità. Vero o falso? Berlusconi non ha fornito numeri a supporto della sua affermazione. Dai dati disponibili sul sito dell'Istat si ricava però che pur con un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità sono rimasti pressoché invariati. Le statistiche documentano invece che nello stesso periodo la quota degli stranieri sul totale dei detenuti è stata sempre superiore alla loro quota sulla popolazione italiana.
A margine del Consiglio dei ministri tenutosi la settimana scorsa a Reggio Calabria, il presidente del Consiglio ha sostenuto che "la diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali".
Purtroppo, il presidente del Consiglio non ha fornito dati a supporto di una affermazione così impegnativa. Né lo hanno fatto i molti commentatori che si sono avventurati sul tema sui mezzi di informazione. Sconcertante, ad esempio, che Giovanni Belardelli sul Corriere della Sera del 31 gennaio, rimproveri alla Cei (che aveva contestato le tesi del presidente del Consiglio) di non “guardare i numeri” quando nel suo articolo non c’è uno straccio di numero, vengono solo richiamate fonti di seconda o terza mano (e si fa riferimento all’ideologia di chi avrebbe fornito questi dati come se le statistiche fossero di destra o di sinistra!).
Proviamo allora a guardarli noi i dati, ma dopo aver notato che sono disponibili sul sito dell’Istat. Sorprende che nessuno abbia sentito il dovere di consultarli prima di commentare le dichiarazioni di Silvio Berlusconi.
UN’EQUAZIONE SENZA FONDAMENTO
La figura qui sotto mostra il numero di crimini denunciati all'autorità giudiziaria in rapporto alla popolazione e la dinamica della popolazione immigrata. Come si vede, a fronte di un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno (passati da 436mila a 2.286mila) dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità (numero di crimini per 100mila abitanti) sono rimasti pressoché invariati.
Figura 1: stranieri e crimini in Italia, 1990-2005



Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat.

La stessa conclusione è confermata dalla dinamica delle due variabili a livello regionale (Figura 2). In particolare, nelle regioni settentrionali caratterizzate da una maggiore intensità dei flussi migratori, il tasso di criminalità è rimasto pressoché invariato (Lombardia e Veneto) o è diminuito significativamente (Emilia Romagna).
Figura 2: variazione di crimini e permessi di soggiorno x 100 mila abitanti, 1990-2005


Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Dunque, le statistiche disponibili suggeriscono che l'immigrazione non ha portato a un aumento significativo dei crimini. Questo smentisce le affermazioni del presidente del Consiglio. Non è vero che l'immigrazione ha reso le nostre città meno sicure.

IMMIGRATI E POPOLAZIONE CARCERARIA

Forse il presidente del Consiglio nelle sue affermazioni è stato tratto in inganno dai dati sulla popolazione carceraria per nazionalità. Le statistiche sulla composizione per nazionalità della popolazione carceraria documentano in effetti come dalla fine degli anni Novanta a oggi la quota degli stranieri sul totale dei detenuti sia stata sempre superiore alla loro quota sulla popolazione italiana. In particolare, più di un carcerato su tre è straniero, quando il rapporto fra immigrati e popolazione autoctona è inferiore al 10 per cento.
Questi dati tuttavia risentono del fatto che una larga parte degli stranieri, soprattutto irregolari, non può accedere alle misure alternative al carcere, tra cui gli arresti domiciliari, in quanto sprovvista di un valido certificato di residenza. La maggiore incidenza negli istituti di pena potrebbe quindi essere dovuta, almeno in parte, a una maggiore probabilità di finire in carcere dopo aver commesso un reato, piuttosto che a effettive differenze nella propensione a delinquere. Data l’insostenibile lunghezza dei processi in Italia, questo fatto potrebbe avere un peso non da poco nel gonfiare il peso relativo della popolazione carceraria straniera. I dati messi a disposizione dal ministero di Giustizia confermano che più della metà dei detenuti stranieri (il 57 per cento per la precisione) è in attesa di giudizio, mentre la percentuale è significativamente più bassa tra gli italiani (42 per cento).
Un’altra possibile spiegazione dell’apparente discrepanza fra i dati sull’incarcerazione e quelli sul rapporto fra criminalità e immigrazione è che, analogamente a quanto avvenuto nell'economia legale, gli immigrati siano subentrati agli italiani in diverse attività criminali. Emblematico è il caso del traffico di stupefacenti, passato in larga parte dal controllo delle organizzazioni italiane a quelle straniere, soprattutto per quello che riguarda l'attività di spaccio, senza che ciò comportasse un aumento significativo nell'incidenza di tali reati.

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4 Comments:

mario dice...

immigrati e carcere?
un bell'indulto e tutti a casa.
saluti

Michele Farina dice...

Mi spiace che la pensi così. Forse non hai letto con la consueta attenzione il post che, confesso , è un pò lunghetto.
L'autore dello stesso confuta, dati alla mano, dichiarazioni populiste ed alquanto infondate del premier o di chi gliele ha suggerite.
Se hai altri dati, pistali e li commenteremo insieme.

mascia dice...

I dati ce ne sono tanti ma piuttosto lunghetti per riportarli,cmq....
"le rapine contro le banche, gli uffici postali e le gioiellerie continuano ad essere compiute quasi esclusivamente dagli italiani, così come sono ancora saldamente nelle mani degli italiani i settori tradizionalmente controllati dalla criminalità organizzata. Ma nel mercato degli stupefacenti, nel contrabbando, nel traffico di clandestini, nello sfruttamento dei minori e della prostituzione, gli immigrati occupano spesso anche posizioni medio alte, in termini di potere e di ricompense economiche."
Concordi?

mario dice...

l'autore del post e' sato abbastanza chiaro cosi come io ho leto con molta attenzione.
forse gira gira ci sta semore qualcuno che " non vuol capire " il senso delle mie aprole e dei mie commenti.
di cifre, di dati e di belle parole io ne ho fin sopra i capelli.
gli stranieri in italia? ben vengano,
regole? ci mancano ed e' inutile ripeterlo.
berlusconi, il puffo, il nano come lo chiamate voi fa' politca, punto.
i fatti? non li vedo.
proposte, proposte, alternative.
ci sono?
fatemi sapere voi.
la immigrazione clandestina, gli immigrati sfruttati, gli stranieri usati nei traffici sporchi, sono anche in mezzo anoi nella nostra citta ed intorno.
e' inutile nascnderci dietro un dito.
i fatti che si leggono sui quotidiani locali parlano chiaro.
avete proposte, idee, soluzioni?
nmi fate sapere cosi anche io possa imparare.
o vogliamo passare il tempo a criticare un tipo, che tra l'altro mi sta anche antipatico, senza una idea chiara sull'argomento?
saluti
e buona notte a tutti
mario

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