giovedì 5 febbraio 2009

Eluana e l'umana pietà.


Non passa giorno che non si parli in tivù e non si scriva sui giornali e sui blog del “pietoso” caso di Eluana Englaro. Già perché, comunque lo si voglia guardare, il lato pietoso della vicenda balza evidente agli occhi anche dello spettatore e/o lettore più freddo e distaccato.
Come non soffermarsi, infatti, sul fatto che da diciassette lunghissimi anni questa persona “vegeta” in un letto d’ospedale, senza coscienza di sé e senza vie di uscita?
E viene da chiedersi: E’ vita questa? Questo tipo di esistenza è figlia di Dio? Lo stato vegetativo esiste in natura?
Se le risposte sono tutte negative, non si capisce come ed in nome di cosa ci si possa opporre alla legittima volontà di Eluana che chiede, per il tramite del padre, di essere lasciata morire in pace
In quale altro paese democratico, scriveva Saviano, dopo aver chiesto ed ottenuto di veder riconosciute le proprie ragioni in un Tribunale, non si riesce ad ottenere concretamente che il pronunciamento venga applicato ? In quale contesto civile le sentenze di un Tribunale laico sono subordinate all’approvazione di un apparato religioso?
Questo è possibile, ci chiarisce il giornalista Mauro, perché in Italia vige il concetto della doppia obbedienza, e la gerarchia che ne consegue. Lo Stato moderno e laico, libero "dalla" Chiesa, mentre la garantisce libera "nello" Stato applica la distinzione fondamentale tra la legge del Creatore e la legge delle creature. La chiesa , invece, sostiene che, poiché la legge di Dio non può mai essere contro l'uomo, andare contro la legge di Dio significa andare contro l'uomo: dunque se le due leggi entrano in contrasto "è perché la legge dell'uomo non è una buona legge", ed il cattolico può trasgredirla; in altre parole la legge di Dio è superiore alla legge dell'uomo.
Questa concezione, secondo la quale il cattolicesimo costituisce una sorta di seconda natura degli italiani, deve indurci ad una seria ed attenta riflessione per le conseguenze che comporta, in quanto essa, in concreto, sostiene che le leggi laiche che contrastano con i principi cattolici sono automaticamente contronatura, e come tali non solo possono, ma meritano di essere disobbedite. Da questa idea discende la teorizzazione del nuovo cattolicesimo italiano di questi anni: la precettistica morale della Chiesa e la sua dottrina sociale coincidono con il diritto naturale, dunque la legge statale deve basare la sua forza sulla coincidenza con questa morale cattolica e naturale, trasformando così il cattolicesimo da religione delle persone in religione civile, di stato cioè.Ma se la legge di Dio è superiore alla legge dell'uomo, se nell’ambito della doppia obbedienza la Chiesa prevale sullo Stato anche nell'applicazione delle leggi e delle sentenze, nascono due domande: che cittadino è il cattolico osservante, se vive nella possibilità che gli venga chiesto dalla gerarchia ecclesiastica di trasgredire, obiettare, disubbidire? E che concezione ha la Chiesa italiana, con i suoi vescovi e Cardinali, della democrazia e dello Stato?
In democrazia ogni verità è relativa, anche le fedi e i valori sono relativi a chi li professa e nessuno può imporli agli altri: dunque non esiste una forma di "obbligazione religiosa" a fondamento delle leggi di un libero Stato democratico, nel quale anzi nessun soggetto può pretendere " di possedere la verità più di quanto ogni altro possa pretendere di possederla". Ne dovrebbe discendere finalmente una parità morale nella discussione pubblica, negando il moderno pregiudizio per cui la democrazia, lo Stato moderno e la cultura civica che ne derivano sono carenti senza il legame con l'eternità del pensiero cristiano, sono insufficienti nel fondamento. È da questo pregiudizio che nasce la violenza del linguaggio contro chi richiama la legge dello Stato, le sentenze dei tribunali, le norme repubblicane. Come se per i laici la vita non fosse un valore, e praticassero la cultura della morte. Come se il concetto di libertà per una famiglia dilaniata, di fraternità per un padre davanti ad una prova suprema, di condivisione per il suo dolore che non è immaginabile, non contassero nulla. La libertà di scelta individuale e l'autodeterminazione esclusiva della propria persona sono il fondamento della dignità di ogni essere umano, un principio inviolabile verso cui nemmeno lo stato ha il diritto di esercitare ingerenze. Se lo stato ha tra i propri compiti quello di garantire il diritto alla vita ed alla salute, questo non può che essere esercitato nel rispetto della volontà personale e delle scelte di ciascun individuo circa i trattamenti medici e le terapie a cui intende o meno sottoporsi.


Non passa giorno che non si parli in tivù e non si scriva sui giornali e sui blog del “pietoso” caso di Eluana Englaro. Già perché, comunque lo si voglia guardare, il lato pietoso della vicenda balza evidente agli occhi anche dello spettatore e/o lettore più freddo e distaccato.
Come non soffermarsi, infatti, sul fatto che da diciassette lunghissimi anni questa persona “vegeta” in un letto d’ospedale, senza coscienza di sé e senza vie di uscita?
E viene da chiedersi: E’ vita questa? Questo tipo di esistenza è figlia di Dio? Lo stato vegetativo esiste in natura?
Se le risposte sono tutte negative, non si capisce come ed in nome di cosa ci si possa opporre alla legittima volontà di Eluana che chiede, per il tramite del padre, di essere lasciata morire in pace
In quale altro paese democratico, scriveva Saviano, dopo aver chiesto ed ottenuto di veder riconosciute le proprie ragioni in un Tribunale, non si riesce ad ottenere concretamente che il pronunciamento venga applicato ? In quale contesto civile le sentenze di un Tribunale laico sono subordinate all’approvazione di un apparato religioso?
Questo è possibile, ci chiarisce il giornalista Mauro, perché in Italia vige il concetto della doppia obbedienza, e la gerarchia che ne consegue. Lo Stato moderno e laico, libero "dalla" Chiesa, mentre la garantisce libera "nello" Stato applica la distinzione fondamentale tra la legge del Creatore e la legge delle creature. La chiesa , invece, sostiene che, poiché la legge di Dio non può mai essere contro l'uomo, andare contro la legge di Dio significa andare contro l'uomo: dunque se le due leggi entrano in contrasto "è perché la legge dell'uomo non è una buona legge", ed il cattolico può trasgredirla; in altre parole la legge di Dio è superiore alla legge dell'uomo.
Questa concezione, secondo la quale il cattolicesimo costituisce una sorta di seconda natura degli italiani, deve indurci ad una seria ed attenta riflessione per le conseguenze che comporta, in quanto essa, in concreto, sostiene che le leggi laiche che contrastano con i principi cattolici sono automaticamente contronatura, e come tali non solo possono, ma meritano di essere disobbedite. Da questa idea discende la teorizzazione del nuovo cattolicesimo italiano di questi anni: la precettistica morale della Chiesa e la sua dottrina sociale coincidono con il diritto naturale, dunque la legge statale deve basare la sua forza sulla coincidenza con questa morale cattolica e naturale, trasformando così il cattolicesimo da religione delle persone in religione civile, di stato cioè.Ma se la legge di Dio è superiore alla legge dell'uomo, se nell’ambito della doppia obbedienza la Chiesa prevale sullo Stato anche nell'applicazione delle leggi e delle sentenze, nascono due domande: che cittadino è il cattolico osservante, se vive nella possibilità che gli venga chiesto dalla gerarchia ecclesiastica di trasgredire, obiettare, disubbidire? E che concezione ha la Chiesa italiana, con i suoi vescovi e Cardinali, della democrazia e dello Stato?
In democrazia ogni verità è relativa, anche le fedi e i valori sono relativi a chi li professa e nessuno può imporli agli altri: dunque non esiste una forma di "obbligazione religiosa" a fondamento delle leggi di un libero Stato democratico, nel quale anzi nessun soggetto può pretendere " di possedere la verità più di quanto ogni altro possa pretendere di possederla". Ne dovrebbe discendere finalmente una parità morale nella discussione pubblica, negando il moderno pregiudizio per cui la democrazia, lo Stato moderno e la cultura civica che ne derivano sono carenti senza il legame con l'eternità del pensiero cristiano, sono insufficienti nel fondamento. È da questo pregiudizio che nasce la violenza del linguaggio contro chi richiama la legge dello Stato, le sentenze dei tribunali, le norme repubblicane. Come se per i laici la vita non fosse un valore, e praticassero la cultura della morte. Come se il concetto di libertà per una famiglia dilaniata, di fraternità per un padre davanti ad una prova suprema, di condivisione per il suo dolore che non è immaginabile, non contassero nulla. La libertà di scelta individuale e l'autodeterminazione esclusiva della propria persona sono il fondamento della dignità di ogni essere umano, un principio inviolabile verso cui nemmeno lo stato ha il diritto di esercitare ingerenze. Se lo stato ha tra i propri compiti quello di garantire il diritto alla vita ed alla salute, questo non può che essere esercitato nel rispetto della volontà personale e delle scelte di ciascun individuo circa i trattamenti medici e le terapie a cui intende o meno sottoporsi.

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8 Comments:

Anonimo dice...

Condivido in pieno questa attenta riflessione.
"Eneo Domizio Ulpiano fu un giurista romano del II secolo e scrisse: “Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi. Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere alterum non laedere, suum cuique tribuere”. Nella ‘lingua nuova’, l’italiano, vuol dire: “La giustizia consiste nella costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo diritto. Le regole del diritto sono queste: vivere onestamente, non recare danno ad altri, attribuire a ciascuno il suo”.

Ecco cos’è la vita ed ecco, in pochissime e sagge parole, il senso più alto del diritto. Può Eluana godere di questo straordinario privilegio?
Firmato Plinio il Giovane

Anonimo dice...

condivido anch'io queste riflessioni. Dico che questa famiglia sta soffrendo da 17 anni ed è solo a loro che spetta la terribile scelta. Tutto il clamore è francamente scandaloso.
Plinio il vecchissimo

Anonimo dice...

io penso che la verità ed il giusto stà nel mezzo.

Plinio il vecchio.

Michele Farina dice...

Quel che temevo, purtroppo, è accaduto.
Il principio della separazione dei poteri, pilastro della moderna democrazia, è stato violato.
Quando la politica prevarica la giustizia, quando su una sentenza passata in giudicato, su di una pronuncia del massimo organo di giudizio e cioè la cassazione si opera riforma attraverso un decreto-legge, introducendo surrettiziamente un ulteriore grado di giudizio, appannaggio della maggioranza di governo di turno, non solo si viola la costituzione ma si mina nelle fondamenta l'impianto sul quale si fonda una moderna democrazia.
Non ci resta che sperare nel Presidente della Repubblica, dopodichè possiamo solo piangere...

Anonimo dice...

Per ora tratteniamocelo questo pianto.
Io credo che in questo nostro bel paese , da cui sempre più vorrei fuggire ,l'errore del Sig. Englaro sia stato quello di voler percorrere la strada teoricamente giusta , ma sostanzialmente e drammaticamente errata , qui in Italia, ovvero aver seguito tutte le regole. E le conseguenze sono state nefaste , come tutti possiamo vedere. Se il Sig. Beppino avesse cercato la pietà e la comprensione di qualche medico e di qualche struttura illuminata , nel silenzio e fuori dalle regole , avrebbe tranquillamente già rispettato le volontà di Eluana. E' una ennesima dimostrazione di come in Italia non si possa essere pienamente rispettosi delle regole , senza rischiare di toccare interessi che nulla hanno a che fare con coscienza o altre menate simili . Qui si gioca una battaglia politica sulla pelle di una persona malata e di chi gli sta intorno.
Plinio il Giovane.

Michele Farina dice...

Permettimi, caro Plinio il giovane, di dissentire in parte dalla tua opinione.
Ferma la denuncia della pericolosa deriva autoritaria che sta prendendo il nostro paese, sono convinto che le battaglie combattute in nome di un principio e di un diritto riconosciuto, come quella che va sostenendo Beppe Englaro, debbano avere necessariamente quale terreno l'opinione pubblica, pena il mancato coinvolgimento dei cittadini e , conseguentemente, l'assenza di una eventuale soluzione, la più possibile condivisa.
L'adesione a questo concetto ha fatto sì che questo padre, pur sapendo che questo avrebbe determinato di dover mettere in piazza e dare in pasto alla stampa il proprio intimo dramma familiare e personale, rinunciasse ad una soluzione più comoda e discreta.

Anonimo dice...

Caro Farina, su una questione sono pienamente d’accordo con te a proposito della deriva autoritaria.

“Immaginiamo se, tanto per fare un esempio a caso, un ministro o un presidente del consiglio fosse riconosciuto colpevole di qualche reato fino alla Cassazione e il governo, per decreto, bloccasse l’applicazione della sentenza. Impossibile da immaginare? Non in Italia, dove si sta tentando di introdurre, su un corpo torturato da 17 anni, l’ eutanasia della Costituzione.”

Tornando poi alla questione della povera Eluana, ecco cosa ha pronunciato un individuo che in questo nostro paese è stato scelto ahimè come premier.

Una persona che potrebbe anche in ipotesi generare un figlio in stato vegetativo” spiega il dottor Berlusconi, dopo avere esaminato la cartella clinica della signorina Eluana Englaro.Il solo fatto che questa ipotesi sia stata pensata, senza avere visto le immagini di quei resti umani che rendono disumano il solo pensiero di una gravidanza, dimostra la desolazione morale e la insensibilità di chi l’ha formulata. Ora quel corpo è stato anche, figurativamente, violentato nella sua intimità più vulnerabile.


Firmato Plinio il Giovane.

Michele Farina dice...

Caro Plinio il giovane,
mi sento in perfetta sintonia con il tuo commento.
Hai saputo esprimere la mia opinione, come meglio non avrei saputo fare.
Hai letto, a tal proposito, la lettera di invito di Beppino Englaro a Berlusconi ed a Napolitano?

Per non dimenticarli!

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Santa Maria Capua Vetere ( Caserta)