giovedì 3 dicembre 2009

Digitale terrestre: alla ricerca della frequenza perduta!


“Confusi ed inviperiti”: ecco come si stanno sentendo i cittadini campani che, al pari dei laziali e dei sardi che li hanno preceduti, stanno sperimentando le difficoltà derivanti dall’ armeggiare con i decoder digitali terrestri (vere e proprie trappole infernali), nel pieno del clima da” switch off digitale", alla ricerca della frequenza perduta. Un’esperienza niente affatto piacevole con gli inevitabili inconvenienti e disservizi che si sarebbero potuti evitare, se solo si fosse voluta abbassare di qualche grado la febbre da digitale che negli ultimi mesi ha colpito certi ambienti governativi. E’ doveroso ricordare che la data ufficiale in Europa per il passaggio dall’analogico al digitale è il 31 dicembre 2012:perché, allora, tanta fretta da noi nel voler abbandonare la “vecchia televisione analogica“, quando si sarebbe potuto seguire un regime misto ancora per qualche tempo ( due anni almeno)? Invece si è voluto dar vita a uno:“uno switch off all’amatriciana” come lo ha definito l’Aduc(Associazione diritti utenti e consumatori), convinta che il passaggio alla tv digitale terrestre sia avvenuto:“all’insegna del pressapochismo e della disinformazione”. Alla portata dell’utente una quantità illimitata di apparecchietti presi d’assalto nelle ore precedenti al “grande momento” molti dei quali rivelatisi di difficile gestione soprattutto da parte delle persone anziane. Il Ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizione il numero verde 800 022 000, spacciato come una sorta di panacea in grado di ovviare a ogni malfunzionamento, quando sappiamo bene come spesso gli inconvenienti si siano riproposti a ogni ripetuta sintonizzazione, necessaria sopratutto in questa prima fase dello switch off. La situazione è davanti agli occhi di tutti: canali spariti che si materializzano da tutt’altra parte, altri intermittenti (a volte ci sono, altre volte no), la numerazione tradizionale sfalsata da una mancata assegnazione definitiva delle frequenze, per cui La 7 ad esempio si ritrova confinata su un canale periferico, mentre su quel tasto è più facile trovare un’emittente locale, la quale non trova di meglio da fare che trasmettere su tutte le frequenze la stessa programmazione: a questo punto la varietà dell’offerta dov’è? Se poi la Rai sparisce, è colpa del decoder a cui bisogna far credere d’essere in Germania per avere modo di seguire i canali della tv pubblica collocati al loro posto. Chi dirà alle persone che probabilmente molti dei decoder sono già obsoleti e nel 2012 bisognerà riacquistarli? Quella del digitale terrestre si è rivelata fin da subito una torta appetitosa in cui molti hanno potuto affondare le grinfie: numeri alla mano secondo i dati DGTVi (l’associazione italiana per lo sviluppo della televisione digitale terrestre) negli ultimi 90 giorni sono stati venduti 21 milioni di decoder di cui 1,7 milioni nel Lazio solo a settembre. Viene da chiedersi perchè si sia deciso di far pesare sui cittadini, in un periodo non proprio roseo per le finanze, il costo totale dello switch off, dando la possibilità a pochi di accedere a degli sconti sugli apparecchi più costosi tra l’altro, quando forse si sarebbe dovuto assegnare in via gratuita ad ogni famiglia almeno un decoder. Perché, poi, l’aiuto dei 50 Euro era previsto solo per l’acquisto di un decoder interattivo, capace, cioè, di ricevere anche i canali a pagamento? Perché 50 Euro di sconto su un decoder che ne costa di più e neanche un euro su un decoder che ne costa al massimo trenta e serve solo per ricevere canali gratis? Chi trasmette a pagamento in digitale terrestre? Un capitolo a parte della stessa recita merita la vicenda del canale “Cielo” di proprietà di Murdoch, patron di Sky e fiero avversario della Mediaset. Era già tutto pronto negli studi di Cielo, nuovo canale gratuito di Sky nato per il digitale terrestre e la prima trasmissione andata in onda sarebbe stata un’edizione di un’ora del telegiornale SkyTg24. La gran parte degli italiani avrebbe visto Cielo al tasto 10 del telecomando, ma evidentemente il governo non vuole fra i piedi canali e trasmissioni non strettamente controllate.Infatti il canale non potrà partire perché il ministero dello Sviluppo economico non ha ancora concesso l’autorizzazione alla sua trasmissione sul digitale terrestre. Eppure i dirigenti di Cielo dichiarano di avere tutte le carte in regola. Questa è la politica liberale della destra?
P.S. A proposito, chi e come si curerà dello smaltimento degli innumerevoli vecchi apparecchi televisivi non più utilizzabili e da rottamare?


“Confusi ed inviperiti”: ecco come si stanno sentendo i cittadini campani che, al pari dei laziali e dei sardi che li hanno preceduti, stanno sperimentando le difficoltà derivanti dall’ armeggiare con i decoder digitali terrestri (vere e proprie trappole infernali), nel pieno del clima da” switch off digitale", alla ricerca della frequenza perduta. Un’esperienza niente affatto piacevole con gli inevitabili inconvenienti e disservizi che si sarebbero potuti evitare, se solo si fosse voluta abbassare di qualche grado la febbre da digitale che negli ultimi mesi ha colpito certi ambienti governativi. E’ doveroso ricordare che la data ufficiale in Europa per il passaggio dall’analogico al digitale è il 31 dicembre 2012:perché, allora, tanta fretta da noi nel voler abbandonare la “vecchia televisione analogica“, quando si sarebbe potuto seguire un regime misto ancora per qualche tempo ( due anni almeno)? Invece si è voluto dar vita a uno:“uno switch off all’amatriciana” come lo ha definito l’Aduc(Associazione diritti utenti e consumatori), convinta che il passaggio alla tv digitale terrestre sia avvenuto:“all’insegna del pressapochismo e della disinformazione”. Alla portata dell’utente una quantità illimitata di apparecchietti presi d’assalto nelle ore precedenti al “grande momento” molti dei quali rivelatisi di difficile gestione soprattutto da parte delle persone anziane. Il Ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizione il numero verde 800 022 000, spacciato come una sorta di panacea in grado di ovviare a ogni malfunzionamento, quando sappiamo bene come spesso gli inconvenienti si siano riproposti a ogni ripetuta sintonizzazione, necessaria sopratutto in questa prima fase dello switch off. La situazione è davanti agli occhi di tutti: canali spariti che si materializzano da tutt’altra parte, altri intermittenti (a volte ci sono, altre volte no), la numerazione tradizionale sfalsata da una mancata assegnazione definitiva delle frequenze, per cui La 7 ad esempio si ritrova confinata su un canale periferico, mentre su quel tasto è più facile trovare un’emittente locale, la quale non trova di meglio da fare che trasmettere su tutte le frequenze la stessa programmazione: a questo punto la varietà dell’offerta dov’è? Se poi la Rai sparisce, è colpa del decoder a cui bisogna far credere d’essere in Germania per avere modo di seguire i canali della tv pubblica collocati al loro posto. Chi dirà alle persone che probabilmente molti dei decoder sono già obsoleti e nel 2012 bisognerà riacquistarli? Quella del digitale terrestre si è rivelata fin da subito una torta appetitosa in cui molti hanno potuto affondare le grinfie: numeri alla mano secondo i dati DGTVi (l’associazione italiana per lo sviluppo della televisione digitale terrestre) negli ultimi 90 giorni sono stati venduti 21 milioni di decoder di cui 1,7 milioni nel Lazio solo a settembre. Viene da chiedersi perchè si sia deciso di far pesare sui cittadini, in un periodo non proprio roseo per le finanze, il costo totale dello switch off, dando la possibilità a pochi di accedere a degli sconti sugli apparecchi più costosi tra l’altro, quando forse si sarebbe dovuto assegnare in via gratuita ad ogni famiglia almeno un decoder. Perché, poi, l’aiuto dei 50 Euro era previsto solo per l’acquisto di un decoder interattivo, capace, cioè, di ricevere anche i canali a pagamento? Perché 50 Euro di sconto su un decoder che ne costa di più e neanche un euro su un decoder che ne costa al massimo trenta e serve solo per ricevere canali gratis? Chi trasmette a pagamento in digitale terrestre? Un capitolo a parte della stessa recita merita la vicenda del canale “Cielo” di proprietà di Murdoch, patron di Sky e fiero avversario della Mediaset. Era già tutto pronto negli studi di Cielo, nuovo canale gratuito di Sky nato per il digitale terrestre e la prima trasmissione andata in onda sarebbe stata un’edizione di un’ora del telegiornale SkyTg24. La gran parte degli italiani avrebbe visto Cielo al tasto 10 del telecomando, ma evidentemente il governo non vuole fra i piedi canali e trasmissioni non strettamente controllate.Infatti il canale non potrà partire perché il ministero dello Sviluppo economico non ha ancora concesso l’autorizzazione alla sua trasmissione sul digitale terrestre. Eppure i dirigenti di Cielo dichiarano di avere tutte le carte in regola. Questa è la politica liberale della destra?
P.S. A proposito, chi e come si curerà dello smaltimento degli innumerevoli vecchi apparecchi televisivi non più utilizzabili e da rottamare?

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1 Comment:

mario dice...

caro pungiglione.
piuttosto io lo definieri un pastrocchio all'italiana.
siamo dal 2002 a decidere quando e come uscire dall'analogico.
come e a chi dare il contributo dei cinquanta euro per la acquisto del docoder evoluto.
ma le incongruenze ce ne stanno e sono tantissime.
per prima cosa oggi ci lamentiamo di come sintonizzare questo maledetto aggeggio infernale che non garantisce la posizione dei canali, assegnati diversamente da cme era per l'analogico.
aduc ogi esce con un commento.
ma i governi, e le stesse associazioni di categoria dove stavano in questo periodo di tempo lunghissimo, dal 2002 ad oggi.
a guardare?
i cinquanta euro per il decodere a chi vanno?
a chi compra un docoder evoluto, che poi servira' per comprare altri contenuti a pagamento che ci propineranno i grandi della televisione?
anche rai?
e quanti pagano il canone rai in italia?
perche' se qualcuno lo dimentica questo esiste.
ci sarebbero tante cose da dire ma viene il mal di testa.
ci sono poi tanti canali, simili ed in serie, di televisioni private, che non riescono a comprare un film " pezzottato" per mostrarlo in prima serata.
ma a questi i soldi chi li da.
non e' che dietro queste tivu private e locali ci sono i grandi della tivu, caso mai anche il patron di sky?
la cosa che pero' mi fa imbestialirre di piu caro pungiglione e che noi ci loamentiamo sempre dopo, ed io per primo, cosi come le associazioni di categoria come in sindacati, sembrano degli avvoltoi su un cadavere nel deserto,
escono allo scoperto quando il danno e' fatto.
mai prima,
forse per paura di perdere la posizione in cui stanno, i consensi, gli aiuti economici e quant'altro.
cari signori questo scompiglio che ha portato il digitale era noto gia' da sette anni, ma solo ora ce ne ricordiamo.
saluti
mario

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