mercoledì 13 febbraio 2013

Lo spread? Non ce ne può importare di meno!

Chi l'ha detto? Ma il nostro caro Berlusconi! Tanto lui non ha mutui da pagare.
Ma cos'è questo benedetto/maledetto spread? È la differenza fra l’interesse sul titolo di Stato italiano a dieci anni (BTP) e lo stesso titolo tedesco (Bund). Se il primo ha un interesse di 4,5% e il secondo di 1,5%, lo spread  sarà 300 punti. Se l’interesse del BTP sale e/o quello del Bund scende, lo spread  aumenta, e viceversa.
Se sale l’interesse del BTP rispetto al Bund tedesco vuol dire che gli investitori percepiscono un rischio maggiore sull’Italia rispetto alla Germania. Questo significa che essi vendono titoli di Stato italiani, facendone cadere il prezzo. Per esempio un BTP che prima valeva 98 adesso vale, per esempio, 95. In particolare a vendere sono stati gli investitori non domestici, la cui quota è passata nel giro di un anno e qualche mese dal 50% al 36% (se escludiamo la BCE). Badate bene: non è una questione di speculazione cattiva. È pura e semplice paura di perdere soldi.
I soggetti che più hanno comprato titoli di Stato italiani sono state invece le banche italiane. Che succede a queste ultime se il valore dei BTP cala? Succede che i bilanci delle banche italiane (ma non solo) si deteriorano ed esse diventano meno capaci di rimborsare i propri debiti. Un esempio di debito per le banche sono i conti correnti, i soldi che la gente deposita in banca. Se la banca di Paperopoli è sull’orlo del fallimento perché ha investito male in BTP e lo spread  è salito, voi depositereste i soldi in quella banca, col rischio di vederveli congelati ?
Se meno persone e banche vogliono prestare soldi alla banca, per quest’ultima aumenteranno i costi di raccolta, ovvero diventa più costoso prendere denaro in prestito. Di conseguenza, per scongiurare guai peggiori, la banca comincia a tenersi stretti i propri forzieri. Una banca, infatti, per legge e per buonsenso, deve tenere in “cassa” una certa somma per far fronte a eventuali problemi, ordinari e straordinari. 
Una delle mosse che la banca mette in atto è quindi quella di far uscire meno soldi, ad esempio in mutui e prestiti, poiché la congiuntura economica è pessima e chi contrae tale mutuo/prestito avrà probabilmente più difficoltà a pagarlo. Se l’offerta diminuisce, inevitabilmente cresce il prezzo del mutuo, ovvero il tasso di interesse che è pari, per il tasso variabile, all’Euribor più una certa percentuale, o, per il fisso, all’EurIRS più una certa percentuale. Questa percentuale, ovvero la differenza fra il tasso del mutuo e l’Euribor o l’EurIRS si chiama anch’esso spread. Questo significa che se il tasso di interesse sale vuol dire che o è aumentato l’Euribor (o l’EurIRS ) o è aumentato lo  spread  applicato dalla banca. Se consideriamo che l’Euribor è deciso dal mercato, e quindi non è manipolabile , la nostra banca di Paperopoli che vuole ridurre le uscite dai suoi forzieri aumenterà lo spread  sui mutui.
Ma tanto al ricchissimo Berlusconi interessano questi discorsi? Non gliene può importare di meno!

Chi l'ha detto? Ma il nostro caro Berlusconi! Tanto lui non ha mutui da pagare.
Ma cos'è questo benedetto/maledetto spread? È la differenza fra l’interesse sul titolo di Stato italiano a dieci anni (BTP) e lo stesso titolo tedesco (Bund). Se il primo ha un interesse di 4,5% e il secondo di 1,5%, lo spread  sarà 300 punti. Se l’interesse del BTP sale e/o quello del Bund scende, lo spread  aumenta, e viceversa.
Se sale l’interesse del BTP rispetto al Bund tedesco vuol dire che gli investitori percepiscono un rischio maggiore sull’Italia rispetto alla Germania. Questo significa che essi vendono titoli di Stato italiani, facendone cadere il prezzo. Per esempio un BTP che prima valeva 98 adesso vale, per esempio, 95. In particolare a vendere sono stati gli investitori non domestici, la cui quota è passata nel giro di un anno e qualche mese dal 50% al 36% (se escludiamo la BCE). Badate bene: non è una questione di speculazione cattiva. È pura e semplice paura di perdere soldi.
I soggetti che più hanno comprato titoli di Stato italiani sono state invece le banche italiane. Che succede a queste ultime se il valore dei BTP cala? Succede che i bilanci delle banche italiane (ma non solo) si deteriorano ed esse diventano meno capaci di rimborsare i propri debiti. Un esempio di debito per le banche sono i conti correnti, i soldi che la gente deposita in banca. Se la banca di Paperopoli è sull’orlo del fallimento perché ha investito male in BTP e lo spread  è salito, voi depositereste i soldi in quella banca, col rischio di vederveli congelati ?
Se meno persone e banche vogliono prestare soldi alla banca, per quest’ultima aumenteranno i costi di raccolta, ovvero diventa più costoso prendere denaro in prestito. Di conseguenza, per scongiurare guai peggiori, la banca comincia a tenersi stretti i propri forzieri. Una banca, infatti, per legge e per buonsenso, deve tenere in “cassa” una certa somma per far fronte a eventuali problemi, ordinari e straordinari. 
Una delle mosse che la banca mette in atto è quindi quella di far uscire meno soldi, ad esempio in mutui e prestiti, poiché la congiuntura economica è pessima e chi contrae tale mutuo/prestito avrà probabilmente più difficoltà a pagarlo. Se l’offerta diminuisce, inevitabilmente cresce il prezzo del mutuo, ovvero il tasso di interesse che è pari, per il tasso variabile, all’Euribor più una certa percentuale, o, per il fisso, all’EurIRS più una certa percentuale. Questa percentuale, ovvero la differenza fra il tasso del mutuo e l’Euribor o l’EurIRS si chiama anch’esso spread. Questo significa che se il tasso di interesse sale vuol dire che o è aumentato l’Euribor (o l’EurIRS ) o è aumentato lo  spread  applicato dalla banca. Se consideriamo che l’Euribor è deciso dal mercato, e quindi non è manipolabile , la nostra banca di Paperopoli che vuole ridurre le uscite dai suoi forzieri aumenterà lo spread  sui mutui.
Ma tanto al ricchissimo Berlusconi interessano questi discorsi? Non gliene può importare di meno!

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