lunedì 4 ottobre 2010

Belpietro: attentato patacca ad un giornalista pataccaro.

Qualche tempo fa le televisioni pubbliche e private passavano un messaggio pubblicitario che, per reclamizzare un pennello, utilizzavano questo refrain: "per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande"; e, di rimando, un a voce fuori campo così commentava: "non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello!"
Ecco, nella storia dell'attentato al direttore di " Libero" M. Belpietro,sono rimasto subito alquanto sorpreso per l'aspetto inverosimile ed eclatante della vicenda.
Subito, per la verità mi sono meravigliato che un provocatore come Belpietro fosse scortato da agenti di polizia pagati anche da me oltre che da tutti i cittadini che pagano le tasse ( gli evasori non hanno titolo per dolersi) per poi scoprire che anche Feltri e, udite udite, Fede sono scortati a spese dei contribuenti.
Dopo la prima riflessione, mi è balzata agli occhi l'inverosimiglianza della vicenda, almeno per come è stata raccontata, le versioni diverse fatte da Belpietro, il travestimento da finanziere che diventava  una maglia che ricordava la divisa delle fiamme gialle, il fatto che l'attentatore fosse solo e si fosse poi volatilizzato, la circostanza che l'altro agente alla guida non si fosse accorto di niente, ecc.
L'altro giorno scopro che l'agente che avrebbe sventato l'attentato, nel 95 si rese protagonista di analoga impresa quando scortava il giudice D'Ambrosio: anche in quella circostanza, però, i lati oscuri rimasero imperscrutabili,  anzi ....
Ed allora collego la mancanza di rivendicazione dell'attentato: chi compie atti come questi ha tutto l'interesse di divulgarne la paternità con la mancanza assoluta di tracce dell'evento.
Digos e polizia scientifica, intanto, anche ieri hanno continuato i sopralluoghi non solo nel palazzo di via Monte di Pietà, nei due cortili interni, nelle scale e sul pianerottolo tra il quinto e il quarto piano dove il caposcorta ha sparato tre colpi contro lo sconosciuto a cui s’era inceppata l’arma, ma anche lungo le vie di fuga che danno su via Borgonovo. È escluso infatti che l’attentatore sia fuggito dall’ingresso principale dove c’era il secondo uomo della scorta di Belpietro che non ha visto nulla. L’unica alternativa via di fuga passa da un secondo cortile interno, da un muro di cinta alto due metri, da altri cortili di un altro palazzo che affaccia su via Borgonovo sorvegliato da telecamere e portiere. Ma niente e nessuno ha visto qualcosa. «Un delitto perfetto» osserva un alto funzionario del Dipartimento delle pubblica sicurezza del Viminale, «in tre giorni di indagini non sembrano emergere indizi, evidenze o prove». Neppure un’impronta o un rametto spezzato, qualcosa che testimoni la fuga.
Ed allora? Al giornalista pataccaro quale attentato si poteva mai fare? Un attentato patacca!!
Un ultima osservazione voglio riservarla a chi decide l'uso della scorta: chi decide che  uno pesudo giornalista zerbino servo del padrone come Fede debba essere scortato, mentre invece non si pensi a proteggere una donna Teresa Buonocore che ha pagato con la vita la fiducia nelle istituzioni che non hanno saputo neanche salvarle la vita? 

Qualche tempo fa le televisioni pubbliche e private passavano un messaggio pubblicitario che, per reclamizzare un pennello, utilizzavano questo refrain: "per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande"; e, di rimando, un a voce fuori campo così commentava: "non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello!"
Ecco, nella storia dell'attentato al direttore di " Libero" M. Belpietro,sono rimasto subito alquanto sorpreso per l'aspetto inverosimile ed eclatante della vicenda.
Subito, per la verità mi sono meravigliato che un provocatore come Belpietro fosse scortato da agenti di polizia pagati anche da me oltre che da tutti i cittadini che pagano le tasse ( gli evasori non hanno titolo per dolersi) per poi scoprire che anche Feltri e, udite udite, Fede sono scortati a spese dei contribuenti.
Dopo la prima riflessione, mi è balzata agli occhi l'inverosimiglianza della vicenda, almeno per come è stata raccontata, le versioni diverse fatte da Belpietro, il travestimento da finanziere che diventava  una maglia che ricordava la divisa delle fiamme gialle, il fatto che l'attentatore fosse solo e si fosse poi volatilizzato, la circostanza che l'altro agente alla guida non si fosse accorto di niente, ecc.
L'altro giorno scopro che l'agente che avrebbe sventato l'attentato, nel 95 si rese protagonista di analoga impresa quando scortava il giudice D'Ambrosio: anche in quella circostanza, però, i lati oscuri rimasero imperscrutabili,  anzi ....
Ed allora collego la mancanza di rivendicazione dell'attentato: chi compie atti come questi ha tutto l'interesse di divulgarne la paternità con la mancanza assoluta di tracce dell'evento.
Digos e polizia scientifica, intanto, anche ieri hanno continuato i sopralluoghi non solo nel palazzo di via Monte di Pietà, nei due cortili interni, nelle scale e sul pianerottolo tra il quinto e il quarto piano dove il caposcorta ha sparato tre colpi contro lo sconosciuto a cui s’era inceppata l’arma, ma anche lungo le vie di fuga che danno su via Borgonovo. È escluso infatti che l’attentatore sia fuggito dall’ingresso principale dove c’era il secondo uomo della scorta di Belpietro che non ha visto nulla. L’unica alternativa via di fuga passa da un secondo cortile interno, da un muro di cinta alto due metri, da altri cortili di un altro palazzo che affaccia su via Borgonovo sorvegliato da telecamere e portiere. Ma niente e nessuno ha visto qualcosa. «Un delitto perfetto» osserva un alto funzionario del Dipartimento delle pubblica sicurezza del Viminale, «in tre giorni di indagini non sembrano emergere indizi, evidenze o prove». Neppure un’impronta o un rametto spezzato, qualcosa che testimoni la fuga.
Ed allora? Al giornalista pataccaro quale attentato si poteva mai fare? Un attentato patacca!!
Un ultima osservazione voglio riservarla a chi decide l'uso della scorta: chi decide che  uno pesudo giornalista zerbino servo del padrone come Fede debba essere scortato, mentre invece non si pensi a proteggere una donna Teresa Buonocore che ha pagato con la vita la fiducia nelle istituzioni che non hanno saputo neanche salvarle la vita? 

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