giovedì 17 giugno 2010

La privacy e le sue aberrazioni.


E' accaduto alcune sere fa ad una seduta del consiglio comunale di San Pietro Mosezzo, piccolo comune del Novarese: un cittadino tira fuori il telefonino -un gesto automatico che compiono moltissimi per vedere se ci siano stati messaggini o chiamate-ed il sindaco ordina al Comandante dei vigili di fermarlo perché è sospettato di aver registrato la seduta. Questi lo ha portato nel proprio ufficio per fargli rilevare che non si possono videoregistrare le sedute del consiglio comunale senza l'autorizzazione del presidente del consiglio stesso che nel caso dei piccoli comuni di norma è il sindaco. Il cittadino ha dichiarato che non stava videoregistrando e il Comandante glielo ha fatto ripetere anche in forma scritta, sebbene lo stesso avesse aggiunto che non sapeva ci fosse un divieto a videoregistrare le sedute pubbliche del consiglio comunale. Tutto ciò dimostra che il fastidio provato da una certa parte della classe politica verso la trasparenza - fino all'eccesso della legge bavaglio sulle intercettazioni, che vieta la pubblicazione perfino di quelle non più coperte dal segreto istruttorio e giudiziario - è diffuso perfino nei suoi livelli più bassi e locali.
Qualche tempo fa, a Giovanni De Tommaso, componente di un'associazione che cerca di coinvolgere i portatori di handicap nella vita pubblica e che chiedeva di poter videoregistrare le sedute del Consiglio di Trecate (NO), è stato proibito di continuare a farle ed è stato sequestrato un video che stava effettuando.
L'unico posto cioè dove non si può fare uso di videocamere è quindi il Consiglio comunale , luogo " pubblico" per definizione.
L'unico vincolo che la legge impone, al di fuori dei casi in cui le riprese sono tassativamente vietate ( trattazione di dati sensibili e personali), è quello della informativa delle riprese.
La pubblicità di atti e sedute consiliari è espressamente garantita dal testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lg. n.267/2000), il quale demanda al regolamento comunale l’introduzione di eventuali limiti. Proprio questa fonte normativa può costituire la sede idonea a disciplinare modalità e limiti di pubblicità delle sedute, comprese le eventuali riprese televisive. E’ nel regolamento, dunque, che potrebbe essere sancito l’obbligo di informare i partecipanti alla seduta dell’esistenza delle telecamere, della successiva diffusione delle immagini e degli altri elementi previsti dalla legge sulla privacy.
Ministro Brunetta, che ne dice? Non sarebbe il caso di intervenire e spiegare a questi amministratori ed ai politici in generale che essi operano in nome e per conto dei cittadini e ad essi devono ( rectius: dovrebbero) rispondere?


E' accaduto alcune sere fa ad una seduta del consiglio comunale di San Pietro Mosezzo, piccolo comune del Novarese: un cittadino tira fuori il telefonino -un gesto automatico che compiono moltissimi per vedere se ci siano stati messaggini o chiamate-ed il sindaco ordina al Comandante dei vigili di fermarlo perché è sospettato di aver registrato la seduta. Questi lo ha portato nel proprio ufficio per fargli rilevare che non si possono videoregistrare le sedute del consiglio comunale senza l'autorizzazione del presidente del consiglio stesso che nel caso dei piccoli comuni di norma è il sindaco. Il cittadino ha dichiarato che non stava videoregistrando e il Comandante glielo ha fatto ripetere anche in forma scritta, sebbene lo stesso avesse aggiunto che non sapeva ci fosse un divieto a videoregistrare le sedute pubbliche del consiglio comunale. Tutto ciò dimostra che il fastidio provato da una certa parte della classe politica verso la trasparenza - fino all'eccesso della legge bavaglio sulle intercettazioni, che vieta la pubblicazione perfino di quelle non più coperte dal segreto istruttorio e giudiziario - è diffuso perfino nei suoi livelli più bassi e locali.
Qualche tempo fa, a Giovanni De Tommaso, componente di un'associazione che cerca di coinvolgere i portatori di handicap nella vita pubblica e che chiedeva di poter videoregistrare le sedute del Consiglio di Trecate (NO), è stato proibito di continuare a farle ed è stato sequestrato un video che stava effettuando.
L'unico posto cioè dove non si può fare uso di videocamere è quindi il Consiglio comunale , luogo " pubblico" per definizione.
L'unico vincolo che la legge impone, al di fuori dei casi in cui le riprese sono tassativamente vietate ( trattazione di dati sensibili e personali), è quello della informativa delle riprese.
La pubblicità di atti e sedute consiliari è espressamente garantita dal testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lg. n.267/2000), il quale demanda al regolamento comunale l’introduzione di eventuali limiti. Proprio questa fonte normativa può costituire la sede idonea a disciplinare modalità e limiti di pubblicità delle sedute, comprese le eventuali riprese televisive. E’ nel regolamento, dunque, che potrebbe essere sancito l’obbligo di informare i partecipanti alla seduta dell’esistenza delle telecamere, della successiva diffusione delle immagini e degli altri elementi previsti dalla legge sulla privacy.
Ministro Brunetta, che ne dice? Non sarebbe il caso di intervenire e spiegare a questi amministratori ed ai politici in generale che essi operano in nome e per conto dei cittadini e ad essi devono ( rectius: dovrebbero) rispondere?

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