giovedì 5 luglio 2012

Mafia: Mons. Montenegro, arcivescovo di Agrigento, la combatte così!

Come si combatte la mafia? Passando dalle parole ( troppe) ai fatti ( pochi), anche vietando le esequie in chiesa di un boss mafioso.
E' quel che è accaduto a Siculiana ( Ag) dove il parroco della locale chiesa del Santissimo Crocifisso ha ricevuto l'ordine dalla curia di non celebrare il funerale di un boss mafioso locale: una preghiera e la benedizione della salma sarebbero bastati.
L’unico modo per imbavagliare la mafia è  fare sul serio, amare e cercare la verità e il bene, rifiutare la mediocrità, i compromessi e il conformismo. Se la mafia c’è, è anche colpa nostra” aveva detto monsignor Montenegro durante i festeggiamenti in onore di San Calogero, il santo patrono
 Il divieto della celebrazione delle esequie religiose per un boss mafioso crea di fatto un importante precedente, una sorta di spartiacque tra chi la mafia la combatte solo a parole e chi, come il Mons. Montenegro, alle parole fa seguire i fatti.
Le parole del coraggioso presule agrigentino sono lontane anni luce dall’atteggiamento tenuto negli anni ’60 dal cardinale di Palermo Ruffini.  “Che cos’è la mafia? Forse una marca di detersivi?” scherzava Ruffini con i giornalisti. 
Di fatto, spesso le cronache giudiziarie ci raccontano di un atteggiamento per nulla ostile tenuto da alcuni ministri del culto nei confronti di importanti boss mafiosi. Almeno fino ad ora o fino al 9 maggio del 1993 quando le parole del papa Giovanni Paolo II  “Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del giudizio di Dio” echeggiarono nella  valle dei templi di Agrigento.


Come si combatte la mafia? Passando dalle parole ( troppe) ai fatti ( pochi), anche vietando le esequie in chiesa di un boss mafioso.
E' quel che è accaduto a Siculiana ( Ag) dove il parroco della locale chiesa del Santissimo Crocifisso ha ricevuto l'ordine dalla curia di non celebrare il funerale di un boss mafioso locale: una preghiera e la benedizione della salma sarebbero bastati.
L’unico modo per imbavagliare la mafia è  fare sul serio, amare e cercare la verità e il bene, rifiutare la mediocrità, i compromessi e il conformismo. Se la mafia c’è, è anche colpa nostra” aveva detto monsignor Montenegro durante i festeggiamenti in onore di San Calogero, il santo patrono
 Il divieto della celebrazione delle esequie religiose per un boss mafioso crea di fatto un importante precedente, una sorta di spartiacque tra chi la mafia la combatte solo a parole e chi, come il Mons. Montenegro, alle parole fa seguire i fatti.
Le parole del coraggioso presule agrigentino sono lontane anni luce dall’atteggiamento tenuto negli anni ’60 dal cardinale di Palermo Ruffini.  “Che cos’è la mafia? Forse una marca di detersivi?” scherzava Ruffini con i giornalisti. 
Di fatto, spesso le cronache giudiziarie ci raccontano di un atteggiamento per nulla ostile tenuto da alcuni ministri del culto nei confronti di importanti boss mafiosi. Almeno fino ad ora o fino al 9 maggio del 1993 quando le parole del papa Giovanni Paolo II  “Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del giudizio di Dio” echeggiarono nella  valle dei templi di Agrigento.



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