giovedì 28 gennaio 2010

Bill Gates e Berlusconi.



"Il governo guidato da Silvio Berlusconi ha fatto dell'Italia "uno dei paesi più tirchi tra quelli europei negli aiuti allo sviluppo dei paesi poveri" : è l'accusa che il fondatore di Microsoft, Bill Gates, lancia nella lettera annuale della fondazione benefica, Bill and Melinda Gates Foundation, che guida assieme alla moglie.
Bill Gates attacca il governo italiano e il suo Presidente, Silvio Berlusconi, definendolo "particolarmente tirchio" ('uniquely stingy') rispetto alle altre nazioni europee negli aiuti ai paesi poveri. Nella seconda lettera annuale della sua Fondazione di beneficenza, la 'Bill and Melinda Gates Foundation', il padre della Microsoft ormai immerso nella sua nuova veste di filantropo, dà le pagelle ai paesi ricchi per il loro impegno a favore di quelli più bisognosi. E da queste 14 pagine, diffuse ovviamente sul sito della fondazione, il Belpaese ne esce con le ossa rotte: "L'Italia - scrive Gates - era già nella fascia bassa tra i paesi donatori europei, anche prima che arrivasse al governo Silvio Berlusconi. Ora, però, dopo il taglio di oltre la metà delle risorse destinate agli aiuti, è diventato un paese particolarmente tirchio tra quelli europei".
Gates sottolinea di condividere la denuncia lanciata nei mesi scorsi di Bob Geldof, il cantante inglese da decenni in prima fila nella lotta contro la fame nel mondo: "Bob aveva ragione quando disse che il governo italiano 'vuole risanare il proprio bilancio sulla pelle dei poveri, in modo vergognoso'. Ho incontrato personalmente Silvio Berlusconi a giugno per sollecitare un maggiore sostegno, ma non ho avuto successo. Tutto ciò è motivo di grande delusione visto che ancora penso che il popolo italiano voglia essere generoso come i popoli degli altri paesi".
Nel corso di un'intervista a un altro quotidiano, il Sueddeutsche Zeitung, Gates ha inoltre osservato: "I ricchi spendono molto di più per i loro problemi personali, come la calvizie, ( a chi si riferiva?) che per la lotta contro la malaria ".
"Nella comunità internazionale c'è solo un paese che ha ridotto gli aiuti allo sviluppo e questo è l'Italia", ha dichiarato infine al quotidiano Frankfurter Rundschau.
Non credo proprio che, a prescindere dalla mia posizione più che critica nei confronti del premier, si possa disconoscere che questo atteggiamento del nostro governo stia dipingendo questo paese come quello degli accattoni e dei tirchi!

lunedì 25 gennaio 2010

Piazza S.Pietro: allagata!!!


Vi lamentavate che non parlavamo di S.Maria,ebbene:
venerdì scorso verso l'una di notte,Piazza S. Pietro,si è improvvisamente allagata a causa di una grossa perdita della condotta.Gli operai del Comune hanno iniziato a lavorare mentre i carabinieri si sono adoperati per evitare disagi e danni agli automobilisti.
Grande emergenza:
gli abitanti della città senza acqua per tutta la giornata e scuole chiuse per gli studenti.
Problema che poteva verificarsi in qualsiasi altro luogo,ma............la polemica nasce dal fatto che quelle vecchie condotte,sono già saltate altre volte e quasi sempre allo stesso punto.....
come mai?
A voi amici miei.... l'ardua sentenza!


sabato 23 gennaio 2010

Inchiesta Mediatrade: berlusconi indagato.


Il pm di Milano Fabio De Pasquale ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini - atto che precede di solito la richiesta di processo - a Silvio Berlusconi, al figlio Piersilvio, a Fedele Confalonieri e ad altre sette persone. Le accuse contestate, a vario titolo agli indagati, sono quelle di frode fiscale e appropriazione indebita, nell’ambito di un nuovo filone dell’indagine sui presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediatrade.In particolare il reato contestato a Silvio Berlusconi è quello di appropriazione indebita, mentre per il figlio Piersilvio è ipotizzata la frode fiscale. Gli altri indagati sono Roberto Pace, Framk Agrama, Gabriella Ballabio, Davide Lorenzano, Giorgio Del Negro, Paolo Del Bue, Fedele Confalonieri e Giovanni Stabilini. I reati vanno fino al 2009. L’inchiesta è nata nel 2005 con una perquisizione negli uffici di Rti, società controllata dal gruppo televisivo Mediatrade. Nel 2007 è stato invece notificato l’avviso di garanzia al premier. L’indagine avrebbe portato alla luce secondo il magistrato, le modalità con le quali le società televisive del gruppo Berlusconi avrebbero comprato i diritti per trasmettere i film dalle major americane. Invece che contrattare direttamente i diritti ottenendo un prezzo più vantaggioso, le società del premier, è ancora l’ipotesi accusatoria, li avrebbero acquistati a un costo maggiore dalla Wiltshire di Frank Agrama, il presunto socio d’affari di Berlusconi, che, a sua volta, li aveva acquisiti dalle case di produzione americane. La differenza tra quanto pagato dalla Wiltshire e l’esborso del gruppo Fininvest/Mediaset sarebbe, secondo l’accusa, su alcuni conti in paradisi fiscali:circa 34 milioni di dollari. Ora,credo, si scateneranno tanto gli avvocati del premier quanto i suoi tirapiedi politici quanto, infine, i suoi servitori prezzolati delle tv e della carta stampata ( Libero- Il Giornale) lamentandosi della giustizia cd. " a orologeria" per via delle prossime elezioni amministrative e delle toghe " politicizzate". Qualcuno è disposto a scommettere con me che non ci sarà nessuno ( Berlusconi incluso) che dirà che le accuse sono false e/o infondate?
Se così fosse ( e così sarà), è legittimo farsi l'idea che veramente Berlusconi si sia reso responsabile dei reati che gli vengono contestati?
Nell'ipotesi, che ritengo assurda, che le accuse che vengano mosse al Berlusconi nascano da soli fini politici e che esse, poi, si rivelino fondate e veritiere, ritenete che di esse ( le accuse poi provate e documentate) non si debba tener conto, data la loro genesi, o no?
In altre parole, gli eventuali reati di Berlusconi, una volta provati, conterebbero solo e soltanto una volta esaminata e verificata la apoliticità delle fonti di accusa? E chi dovrebbe farla questa verifica, Berlusconi o i suoi sodali?
Riflettete gente, riflettete.





venerdì 22 gennaio 2010

Luigi Tosti :il giudice "anti-crocifisso"!




La sezione disciplinare del Csm rimuove dall'ordine giudiziario il giudice,Luigi Tosti,per il suo rifiuto di tenere le udienze nelle aule in cui era esposto il crocifisso.
Sospeso dalle sue funzioni e dallo stipendio dall'anno 2006,dopo il verdetto odierno non potrà più indossare la toga.
Accusato di aver violato:
"i doveri istituzionali e professionali di diligenza e di laboriosita', con grave e reiterata inosservanza delle disposizioni relative alla prestazione del servizio giudiziario poichè si era sottratto ingiustificatamente ed abitualmente dalle relative funzioni a lui conferite",
infatti tra maggio e luglio del 2005,si era astenuto dal trattare 15 udienze, ed ancora fino alla sospensione,nonostante l'azione disciplinare nei suoi confronti.
La colpa attribuitagli dalla Procura generale della Cassazione è stata quella che "tale condotta era persistita nonostante la messa a disposizione da parte del Presidente del Tribunale di un’aula priva di simboli religiosi" pertanto " è venuto meno al dovere fondamentale di svolgimento della funzione compromettendo la credibilità personale ed il prestigio dell’istituzione giudiziaria".

Body scanner: quale utilizzo?


L’art. 13 della Costituzione sancisce il fondamentale diritto all’inviolabilità della libertà personale.Non è ammessa nessuna forma di perquisizione personale se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.L’unica disposizione di legge che consente di procedere a perquisizione personale senza provvedimento preventivo dell’autorità giudiziaria al fine di accertare l’eventuale possesso di armi è l’art. 4, L. 152/1975 e solo in presenza di determinate condizioni: ovverosia in casi eccezionali di necessità ed urgenza e solo nei confronti di persone il cui atteggiamento o la cui presenza, in relazione a specifiche e concrete circostanze di luogo e di tempo, non appaiono giustificabili.Possono procedere a tale tipo di perquisizione ufficiale e agenti di polizia giudiziaria, la forza pubblica nel corso di operazioni di polizia e, da ultimo, ex art. 7 bis, D.L. 92/2008, il personale delle Forze armate.Questo il dato normativo. Questi i limiti (molto restrittivi) e le condizioni (molto dettagliate) poste a tutela di una delle più pregnanti libertà garantite nel nostro ordinamento.In linea con tale disposto, oggi la perquisizione in sede di controllo aeroportuale viene effettuata solo su pochi passeggeri e in particolari condizioni (in genere quando il metal detector ha più volte segnalato il rilevamento di oggetti metallici di cui non si trova l’origine).Introdurre i body scanner per sottoporre a controllo a tappeto tutti i passeggeri aeroportuali significa accettare di stravolgere l’attuale assetto legislativo e minare alla radice la salvaguardia della libertà personale dei cittadini.Se, come visto, body scan è sinonimo di perquisizione personale, l’adozione della procedura di controllo in modo indiscriminato su tutti i passeggeri esulerebbe, infatti, dai parametri stabiliti dall’art. 4, L. 152/1975.
Più nessun caso di necessità ed urgenza, o meglio, ipotesi di necessità ed urgenza di fatto prestabilite per legge (l'imbarco aereo sarebbe sempre considerata una situazione di pericolo presunto).Nessun atteggiamento sospetto da parte del soggetto da perquisire, ma mera presenza fisica in aeroporto.Il ribaltamento del principio è totale: se oggi la perquisizione è eccezionale e deve trovare giustificazione in un quadro concreto di sospetto, domani il principio sarà l’opposto, ovvero tutti perquisibili in quanto tutti aprioristicamente sospetti.Si badi, scardinare il sistema in nome e per motivi della sicurezza è evidentemente possibile e potrebbe anche essere giustificato se davvero la sicurezza pubblica fosse oltremodo minacciata, ma un’ampia ed approfondita riflessione sul punto pare imprescindibile.Quel che sconcerta e inquieta è la superficialità con cui vengono affrontati in sede politica e informativa temi così delicati.Chi ancor oggi afferma laconicamente: “Tanto non ho niente da nascondere” commette un grave errore di ingenuità e concede impunemente allo Stato poteri che non gli spettano.In vero, se non nascondo nulla perché qualcuno dovrebbe violare la mia libertà? È una sorta di inversione dell’onere della prova: il cittadino che non ha nulla da nascondere non deve dimostrarlo!Come spesso accade quando entrano in scena nuove tecnologie, il problema non è rappresentato dallo strumento ma dall’utilizzo che se ne vuole fare.Di per sé i body scanner non sono bestie nere da combattere ad ogni costo, anzi, in effetti, la c.d. perquisizione virtuale è indubbiamente meno invasiva rispetto alla perquisizione tradizionale.Sono le condizioni di utilizzo che debbono essere attentamente valutate.Se i body scanner fossero semplicemente un’alternativa alla perquisizione tradizionale, lasciando immutati gli attuali limiti di applicazione legislativa, nulla quaestio. Diverso è capovolgere diritti costituzionalmente protetti al fine di procedere perquisizioni personali generalizzate, il tutto mediante il subdolo utilizzo del termine body scanner per celare il concetto di perquisizione personale, ovvero sbandierando una minore invasività fisica per lasciare ad intendere che si tratti di cosa diversa da una vera e propria perquisizione personale.Se nei sondaggi e nelle interviste ai cittadini la domanda non fosse: “Body scanner: siete d’accordo?”, bensì: “Siete disposti a sottoporvi ad accurata perquisizione personale integrale ad ogni imbarco?”, forse i risultati sarebbero diversi…A fianco della potenziale grave lesione al diritto alla libertà personale, va poi valutato anche il rapporto di proporzionalità tra le misure di controllo che si vogliono introdurre e le ragioni di sicurezza che si intendono salvaguardare sotto il profilo della tutela della riservatezza.Non a caso, a livello europeo il Parlamento è intervenuto con decisione e compattezza a fine 2008 nei confronti di una proposta di regolamento della Commissione volta ad includere tra i metodi di controllo dei passeggeri della UE i body scanner, di fatto rimandandola al mittente.Il Parlamento europeo, infatti, rilevando che il sistema contrasta con il diritto alla riservatezza, alla protezione dei dati personali e con il rispetto della dignità personale, ha chiesto alla Commissione di effettuare una preventiva valutazione di impatto sui diritti fondamentali nonché una valutazione scientifica e medica dei possibili danni sulla salute di tale tecnologia.Ha poi chiesto al Garante europeo per la protezione dei dati, al gruppo di lavoro sui diritti fondamentali e all'Agenzia dei diritti fondamentali un parere in proposito.Sotto tale profilo, l’esame va condotto in relazione ai principi generali di cui agli artt. 3 e 11 del T.U. privacy.I punti salienti sono la garanzia di anonimato e/o possibilità di individuazione dell’interessato solo in caso di necessità, la non eccedenza della misura rispetto alla finalità del trattamento (controllo dei passeggeri)e la conservazione per un tempo non superiore a quello necessario agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti (nel caso di specie, di fatto, la non conservazione in assoluto).Il tema della conservazione dei dati, a parere di chi scrive, è certamente il più delicato.Evitare, come accade attualmente negli Stati Uniti, qualsivoglia forma non solo di conservazione, ma anche di memorizzazione o di stampa delle immagini corporee scannerizzate è di fondamentale importanza.Il livello di guardia sul punto va tenuto altissimo considerati i pessimi precedenti vigenti nel nostro ordinamento.Ciò che dovrebbe pertanto essere assolutamente scongiurato è che con la solita legislazione emotiva di urgenza vengano introdotte ulteriori limitazioni alla sfera privata del cittadino (intesa sia come libertà che come dignità e riservatezza), col rischio che rimangano in vigore anche oltre la contingente situazione di eccezionale pericolo per la sicurezza pubblica o che, peggio, col rischio, ben più grave, che fungano da apripista per successive sempre più insidiose misure di controllo pubblico sulla vita dei cittadini. A cura di Monica Alessia Senor.

mercoledì 20 gennaio 2010

Un sorriso,una speranza


Questo è il sorriso di Radjeson Hausteen Claude,un bimbo di due anni,divenuto simbolo della speranza ad Haiti,dopo tanto buio e disperazione.

Grandi occhioni neri:
recuperato e salvato dalle macerie del devastante terremoto, da un soccorritore spagnolo,Felix del Amo,che lo ha consegnato tra le braccia della madre,Daphnee Plaisin.
Davanti a quest'immagine le parole diventano inutili e lasciano ben volentieri il posto alla speranza affinchè altre persone siano ritrovate al più presto!!

domenica 17 gennaio 2010

I tre Presidenti: lezione di democrazia.

Questa foto, secondo me, oltre al valore intrinseco dell'immagine per il problema contingente e cioè l'immane disastro causato ad Haiti da un terremoto, riesce meglio di un trattato di scienze politiche a dimostrare la maturità e la completezza della democrazia americana, criticabile per certi versi, ma avanti anni luce rispetto alla nostra.
Ogni persona ragionevole e dotata di un minimo intelletto sa che vi sono questioni che vanno al di là di quelle politiche e che su certi temi di primaria importanza è praticamente impossibile non convergere: Obama (democratico) ha ben pensato di coinvolgere Bush ( repubblicano) perchè su di un tema quale quello degli aiuti umanitari, sul quale è d'obbligo sommare le forze, nessuna forza politica o movimento possa solo ardire pensare di essere la sola referente e la sola depositaria della libertà di azione.
Tanto Obama quanto Clinton e, soprattutto, Bush non hanno messo in alcun conto il ritorno in termini di popolarità che avrebbero potuto determinare, con la loro presenza, nei confronti degli altri Presidenti, ma ognuno di essi ha ben pensato che la contemporanea presenza ed il conseguente appello di esponenti di partiti contrapposti avrebbe determinato, così come sta avvenendo, un consistente aumento degli aiuti, avendo essi eliminato ogni connotazione politica.
Tutto ciò in Italia è possibile e perchè mai non è possibile se non lo è?
Come è stata gestita la questione degli aiuti per il terremoto dell'Aquila? Vi è una sola parte politica che possa affermare di aver contribuito in misura maggioritaria a questi aiuti?
Con un altro Presidente del Consiglio ( penso a Fini perchè sarebbe della stessa parte politica) sarebbe potuta avvenire una conferenza stampa come quella indetta da Obama?

sabato 16 gennaio 2010

Silvio, ma quanto ci costi?

E' la copertina del noto settimanale italiano "L’Espresso" a snocciolare le cifre esorbitanti spese dal governo Berlusconi. Si parla di "conti fuori controllo", 1.400 dipendenti di troppo, di milioni "investiti" per gli show del Cavaliere e di segretarie pagate come direttori. Berlusconi avrebbe trasformato la presidenza del consiglio in una reggia. La cifra è enorme, oltre 4 miliardi di euro l'anno, speso per alimentare quella che "L'Espresso" non ha esitato a definire "una burocrazia di corte che si allarga a dismisura e conta già 1.400 persone più del previsto. Mentre per allestire i set televisivi degli show del sovrano si spendono cinque milioni e si arriva a pagare 250 euro il noleggio di un computer per una sola giornata!". Per non parlare delle segretarie che riceverebbero le stesse retribuzioni dei quadri dirigenti.
Una realta' completamente al di fuori da quella usuale italiana. Dove un laureato guadagna mille euro e dova la crisi ha tagliato su tutti i fronti. Ma non per Berlusconi, che, anzi, ipervalorizza i propri "sudditi". "Quella delle qualifiche-facili non è la sola anomalia in cui ci si imbatte scandagliando la giungla della presidenza del Consiglio - dice L'Espresso - Ci sono plotoni di alti funzionari senza incarichi operativi che passano il tempo conducendo improbabili studi, mentre si continua a imbarcare nuovi assunti con pingui stipendi e striminziti curriculum". E gli Italiani continuano a pagare...

venerdì 15 gennaio 2010

No al razzismo. Lettera al Presidente.


Diceva Don Milani :"Se voi… avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri". Ed allora, per dissociarsi da una politica che sempre più opprime i deboli e parteggia per i più forti è nata , ad opera del gruppo non sono bianco, non sono nero, voglio essere a colori , l'iniziativa di inviare una lettera al Presidente della Repubblica.
Se anche voi intendete dissociarvi e non essere complici di questa politica discriminatoria e razzista, non avete da far altro che copiare ed incollare il testo della lettera seguente ed inviarlo tramite questo link al Presidente della Repubblica.

Alla Presidenza della Repubblica.
Il nostro Paese oggi non è quello immaginato, né dagli Italiani del Risorgimento, né dai Partigiani della Resistenza, specialmente quando esso si macchia di gravissime colpe come quella di essere diventato terra di discriminazioni razziali.
La Storia italica ha nelle sue stesse radici, più che in ogni altro angolo del mondo, una componente : la risultante millenaria dell’incontro tra grandi civiltà diverse, che hanno fatto sì che nel nostro stesso patrimonio genetico di abitanti di questa penisola siano inevitabilmente presenti elementi di multietnicità. Persino i nostri stessi caratteri somatici testimoniano questa verità: si provi ad entrare in una qualsiasi aula scolastica frequentata anche da soli cittadini italiani in qualunque regione italiana e si noterà che, a differenza che in paesi anglosassoni, scandinavi, slavi, lì troviamo volti i più diversi : mori, biondi, rossi, castani ; occhi neri, occhi azzurri, pelle scura, pelle olivastra, pelle chiara: sono proprio loro, i nostri figli !
I Padri Costituenti la Repubblica vollero solennemente sancire principi fondamentali che l’art. 3C ci ricorda: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Ma oggi appare così lontana l’osservanza di tali principi che, per quelli, che come noi, ne hanno fatto la loro base etica di vita, l’indignazione ha raggiunto un livello di non più sopportazione. Nel ricordare che l’Italia ha aderito alle piu'importanti convenzioni internazionali in tema di diritti umani, I cittadini, che si sono raccolti intorno al gruppo titolato : non sono bianco, non sono nero, voglio essere a colori , presente tra le pagine del social network “Facebook”, si rivolgono ad Ella, Signor Presidente della Repubblica, affinchè ci sia un Suo intervento chiaro, nelle vesti di Garate della Carta Costituzionale, inteso a far valere quei principi, a richiamare il governo di questo Paese all’osservanza di quei principi, a sanzionare senza esitazione quelle formazioni partitiche che si sono distinte per atteggiamenti e propositi xenofobi e razzisti.Noi Le inviamo questa nostra richiesta fiduciosi.Ci auguriamo quanto prima che vengano presi provvedimenti chiari, intesi a porre un freno a quest’ondata di razzismo nel nostro Paese.Il nostro gruppo, che non è il solo, ha però anche una precisa posizione che è quella, nel caso di insensibilità a questa nostra richiesta, di procedere a manifestazioni e proteste senza fermarci, intenzionati a condurre un’azione di civile lotta contro ogni forma di discriminazione razziale e ingiustizia sociale nei confronti dei deboli di qualsiasi etnia.

La ringraziamo per l’attenzione.

mercoledì 13 gennaio 2010

Razzismo nostrano: gli "Altri" siamo noi!


Meravigliarsi di Rosarno? Sentite cosa è successo a Pisa!!
Un gruppo di pisani hanno incrociato 3/4 studenti universitari fuori sede,dopo aver capito dall'accento che si trattava di ragazzi meridionali,li hanno offesi ed intimato di tornarsene a casa in quanto "terroni".
Gli studenti hanno tentato di chiedere spiegazioni ma sono stati subito aggrediti,picchiati con pugni e calci ,dopo questo atto di violenza sono scappati,facendo perdere le loro tracce,senza che nessuno riuscisse a fermarli mentre gli studenti hanno fatto ritorno alle loro abitazioni preferendo non sporgere denuncia o recarsi al pronto soccorso.
Domenica mattina,uno dei ragazzi avvertendo forti dolori si è recato al Pronto Soccorso del Santa Chiara,e gli è stato riscontrato una frattura alla mascella e un forte trauma cranico mentre ieri ad un altro ragazzo è stato refertato per una contusione ad in ginocchio.
Definire l'Italia un paese civile è solo ipocrisia!!
Questo è uno dei tanti episodi di razzismo che si svolge in seno all'Italia stessa,questa grande scissione che divide da sempre la nostra nazione :il sud sempre discriminato dal nord!!
Razzismo nostrano per i settentrionali gli "altri"siamo noi:questa è la realtà e non ci sono parole o fatti che possono dimostrarne il contrario!

lunedì 11 gennaio 2010

Berlusconi e le due aliquote irpef.


Qualcuno ricorda ancora il famoso contratto con gli Italiani? Agli smemorati ricordo che in una puntata della trasmissione televisiva “ Porta a Porta” Berlusconi prese nel lontano 2001 solennemente l’impegno di ridurre a due ( 23 e 33%) le aliquote Irpef. Prima ancora, nel lontanissimo 1994 l’attuale Presidente del consiglio parlò di aliquota unica al 33% salvo poi dimenticarsene all’indomani delle elezioni. Se qualcuno ha la memoria corta non potrà però aver dimenticato le promesse da marinaio fatte circa l’abolizione dell’irap. Ed allora questa riforma fiscale con due sole aliquote al 23 e al 33% vedrà mai la luce o sarà solo una delle solite sparate su cui il presidente del Consiglio punta per sfruttare l’effetto annuncio a fini elettorali, senza poi concretizzare niente? Il dubbio probabilmente rimarrà senza risposta ancora per un po’ e nel frattempo è probabile pure che qualcuno creda che in realtà tale riduzione sia avvenuta effettivamente. L’idea è sempre la stessa: annunciare di fare qualcosa e fare qualcos’altro od addirittura niente. Su questo Berlusconi ha ragione: questo è il governo del fare …solo annunci! La proposta avanzata, quella delle due aliquote, che sembra fatta apposta per avvantaggiare chi ha un reddito più alto,se verrà confermato che la soglia tra le due aliquote saranno 100 mila euro, dato che i “poveri” che oggi pagano il 23% di Irpef sui loro guadagni continueranno a pagare quella percentuale. Discorso molto diverso per gli altri, sia per chi redditi superiori a 27 mila euro sia soprattutto per coloro che si piazzano sopra i 100 mila euro: in questo caso il loro contributo alle casse pubbliche scenderà considerevolmente e potranno risparmiare qualche buon migliaio di euro Per puro caso, ma si tratta senz’altro di una coincidenza, nella fascia di coloro che trarranno giovamento da questa “riforma” ci sono i parlamentari, i ministri e consiglieri regionali. Una riforma fiscale fatta per agevolare il popolo ma soprattutto le famiglie, sempre le stesse però!

sabato 9 gennaio 2010

Rosarno , vergogna d'Italia.

Quale altro vocabolo, più e meglio di “ vergogna”, riuscirebbe a rendere il sentimento che stanno suscitando i fatti di Rosarno? La televisione che passa in continuazione immagini di una città italiana, Rosarno, che brucia, i calabresi sparano agli immigrati e ne feriscono alcuni, gli extracomunitari mettono a ferro e fuoco il paese, danno l'assalto alle auto con donne e bambini, feriscono gli italiani. E quando fa buio ancora proseguono saccheggi, devastazioni, incendi di auto, distruzioni di cassonetti , italiani ( soprattutto forze dell’ordine) e stranieri feriti, la gente terrorizzata e in fuga che incita gli agenti a sparare contro gli stranieri: scene da guerriglia urbana e da guerra tra poveri.
Ma chi sono questi immigrati e perché sono presenti in così gran numero? Sono cinquemila circa gli immigrati di 23 diverse nazionalità su una popolazione di 16 mila abitanti che arrivano per lavorare la terra, per lo più raccogliere gli agrumi della piana di Gioia Tauro. Si stabiliscono in inverno, sono stagionali, poi si sposteranno a nord, direzione Puglia e Campania, per la raccolta dei pomodori. Qui vivono in condizioni disumane, accampati nelle fabbriche dismesse o mai completate (qui non mancano entrambe), buttati per terra senza nemmeno un materasso, con un bagno chimico fatiscente per duecento persone, assistiti solo da Libera, Caritas, Medici senza frontiere.
E devono sottostare al ricatto della 'ndrangheta, che in fondo c'entra sempre: li taglieggia come fa con i commercianti, li paga 20 euro per una giornata di lavoro e ne chiede indietro 5 come «tassa di soggiorno», altrimenti sono guai. In questo contesto, con migliaia di immigrati irregolari ricattati e incapaci di darsi condizioni di vita accettabili è inevitabile che prima o poi la bomba scoppi. Non si possono far vivere le persone come animali e pensare che non si ribellino: qui è in corso una vera emergenza sociale.Ma come è cominciata? Il ferimento di alcuni immigrati a colpi di carabina ad aria compressa in due differenti «spedizioni», organizzate nei pressi di due capannoni in cui vivono gli immigrati,probabilmente un atto punitivo, spiegano i testimoni, come reazione a un mancato pagamento, all'ennesimo sopruso o a un affronto non consentito è stata la scintilla che dato fuoco alle polveri da tanto, troppo , tempo accumulatesi e sottovalutate dal governo centrale.
In centocinquanta si muovono e raggiungono la statale 18 che porta a Gioia Tauro. Primo blocco stradale. Poi alcuni marciano verso il centro cittadino e comincia il dramma: sassaiole, saccheggio di negozi, di abitazioni danneggiate, cassonetti ribaltati e fuoco a centinaia di auto, anche con persone a bordo. Distruggono tutto quello che trovano davanti, dai vasi di fiori alle vetrine dei negozi. Poi bloccano ancora la statale dall'altra parte, così creando due fronti di guerriglia. Le auto vengono fermate e assaltate senza alcuna remora, nemmeno quando al volante c'è una donna che sta tornando a casa con due figli. Lei viene colpita in testa, costretta a scendere e ad assistere all'incendio rituale della sua vettura. Armati di spranghe e bastoni, gli africani invadono le strade della città.
Arrivano poliziotti e carabinieri, si schierano davanti ai più agguerriti, provano a tenerli sotto controllo come avevano fatto altre volte ma con scarsi risultati. Sono pochi, lanciano lacrimogeni. Chiedono rinforzi, ecco da Reggio Calabria gli agenti del reparto mobile in tenuta anti sommossa, nella tarda serata cercano di concordare una tregua, mentre la gente li invita a sparare sugli immigrati e un centinaio di rosarnesi si organizza in gruppo e segue l'evoluzione della trattativa a distanza, pronto a intervenire. Improvvisamente dal fronte della rivolta parte una sassaiola: è il momento della tensione massima, le forze dell'ordine usano la forza. Una carica disperde gli immigrati nel centro cittadino, sei di loro vengono fermati e altrettanti contusi vengono portati al pronto soccorso, mentre restano le barricate e il fuoco sulla statale. Una volta ripristinata la circolazione e calmati gli animi è poi è la volta dei Rosarnesi di formare barricate sulla statale per chiedere ed ottenere l’allontanamento coatto degli immigrati e lo smantellamento del primo dei campo profughi presenti sul posto.
Don Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, ha dichiarato che “ancora una volta e' emersa una forte carenza della presenza della realta' sociale a tutela dei diritti dei lavoratori. In quel territorio vige, ha osservato, una situazione di sfruttamento inaccettabile, con paghe irrisorie, una parte delle quali viene estorta da intermediari. La tutela dei lavoratori - afferma don Perego - e' un'esigenza fondamentale alla quale l'intera societa' italiana e in particolare le istituzioni debbono guardare con piu' attenzione” “Se qualcuno del governo centrale o della regione vedesse in che condizioni vivono, senza nulla, senza servizi, luce, acqua, alimenti o riscaldamento non si stupirebbe di quanto è accaduto» dice Don Pino de Masi, vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi, che da anni si occupa di immigrazione e lotta alla ‘Ndrangheta «perché quello di cui dobbiamo renderci conto è che i due problemi non sono scissi in regioni ad alto rischio di illegalità come la nostra». Pur non giustificando «nessuna azione violenta, sbagliata di per sé, ma che temo frutto dell’esasperazione di molti immigrati», il vicario racconta delle vessazioni e lo sfruttamento a cui molti di loro sono sottoposti. «Capita spesso che dopo giornate intere di raccolta nei campi invece di versare loro la paga, i datori di lavoro minaccino di chiamare i carabinieri, costringendoli alla fuga perché privi di documenti regolari» aggiunge Don Pino, secondo cui «l’invisibilità a cui queste persone sono costrette li priva di ogni diritto, rendendoli vulnerabili e soli». In questo tempo di crisi, aggiungo io, se per un Italiano perdere il lavoro rappresenta il più delle volte la porta verso la povertà e la conseguente perdita della dignità, per un immigrato può voler dire essere condannato ad una morte solitaria e dolorosa.Vi lascio con un pensiero di Roberto Saviano che, commentando e riflettendo sulla rivolta di Rosarno così scrive: “ Mi piace sottolineare che gli africani vengono in Italia a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare e a difendere diritti che gli italiani non vogliono più difendere.

giovedì 7 gennaio 2010

07/01/2010 Egitto:strage di cristiani!!



Tratto da Libero-new.it:

I

n Egitto è strage di cristiani. Sette morti e numerosi i feriti. La notte scorsa, un commando armato ha aperto il fuoco contro un gruppo di fedeli della chiesa di San Giovanni a Nag Hamadi, nella provincia di Qena, 64 km circa da Luxor. Stavano celebrando il Natale (che da loro si festeggia il 7 gennaio).
Fonti del Ministero degli interni spiegano che l’assalto è una risposta a un presunto caso di violenza sessuale, avvenuto nel novembre scorso, quando la comunità musulmana aveva accusato un cristiano di aver stuprato una ragazzina di 12 anni.

Secondo quanto riportato dall'agenzia Asianews, testimoni locali hanno raccontato di aver visto un gruppo di tre uomini armati aprire il fuoco contro i fedeli. Il vescovo Kirollos, della diocesi di Nag Hamadi, conferma che le vittime sono “sei fedeli e una guardia addetta alla sicurezza”. Egli aveva lasciato la chiesa qualche minuto prima dell’arrivo del commando armato. Nelle scorse settimane il vescovo aveva ricevuto minacce da parte di gruppi musulmani.

Gruppi di musulmani urlavano: “non vi permetteremo di celebrare le feste”. In Egitto la comunità cristiana coopta è il 10% circa della popolazione, in un Paese a larghissima maggioranza musulmana., che discrimina la comunità cristiana Essa è vittima di episodi di violenza, causati da un forte incremento del fondamentalismo islamico. Talvolta alla base di molti attacchi vi sono dispute sulle proprietà terriere e contese per le donne, ma essi divengono presto scontri di carattere confessionale.

domenica 3 gennaio 2010

Visite fiscali: esenzione per causa di servizio e nuove fasce orarie.

Nuove fasce orarie (9-13 e 15-18) ed esclusione dall’obbligo di rispettare le fasce di reperibilità per i dipendenti per i quali l’assenza è riconducibile ad una delle seguenti circostanze: a) patologie gravi che richiedono terapie salvavita; b) infortuni sul lavoro; c) malattie per le quali è stata riconosciuta la causa di servizio; d) stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta. Queste, in sintesi, le novità introdotte dall'ennesimo decreto del Ministro Brunetta che ha altresì ribadito l'esclusione dell'obbligo della reperibilità nei confronti di coloro che sono già stati sottoposti a visita fiscale nel periodo di prognosi del certificato.
Questo decreto, l'ennesimo, non credo contribuisca a chiarire, una volta per tutte, la posizione alquanto ondivaga del Ministro, cui va, però, riconsciuto l'indubbio merito di aver messo mano ad un argomento alquanto spinoso e di difficile risoluzione. Nel plaudire alla decisione di esentare giustamente coloro che soffrono di patologie contratte proprio in virtù dello stato lavorativo, consiglierei al sig. Ministro di non modificare più in futuro le fasce orarie di reperibilità del dipendente ammalato anche perchè quelle attuali mi sembrano alquanto equilibrate.

sabato 2 gennaio 2010

Intitolazione strada a Craxi.


Gentile Presidente della Repubblica,

le scrivo da semplice cittadino che ha alle spalle un'infanzia segnata, come purtroppo tanti siciliani, dagli omicidi del nonno e dello zio, ammazzati l'uno dopo l'altro per mano mafiosa, per non aver ceduto la loro azienda alle richieste di cosa nostra, pur sapendo che questo sarebbe costato loro ciò che di più prezioso avevano: la vita. Senza timore essi decisero di barattarla con qualcosa che forse allora valeva di più, la dignità, la capacità di poter guardare negli occhi fino in fondo noi, piccoli nipoti che crescevamo in cattività, lontano dai mostri che attanagliavano la Sicilia. Decisero di morire ma di farlo liberi e portando con loro l'onore, la certezza di aver vissuto a testa alta, e di non averla abbassata mai, nemmeno di fronte alla grande e solenne cosa nostra, che all'epoca, come oggi, decideva su ogni cosa, dall'assegnazione dei lavori pubblici alle nomine ministeriali. Avevano 32 e 56 anni. Mio zio Paolo Borsellino, omonimo del giudice, aveva due figli, uno di 2 e l'altro di 5 anni. Fu ucciso il 21 aprile del 1992. Mio nonno, Giuseppe Borsellino, di anni ne aveva 52 e di voglia di vivere tanta. Dopo essere riusciti con sacrifici indicibili a mettere in piedi il loro impianto di calcestruzzo a Lucca Sicula (AG), e dopo aver suscitato gli appetiti delle cosche locali, che li minacciarono ripetutamente di morte, incendiando i loro mezzi e i loro frutteti, decisero di non mollare. Avrebbero potuto cedere, magari entrare nel giro, magari allearsi con il più forte. Avrebbero avuto in cambio denaro, magari potere, beni per loro e per la nostra famiglia. Magari oggi saremmo estremamente ricchi, magari sarebbero amministratori pubblici. Purtroppo o per fortuna andò diversamente, e oggi siamo una famiglia che ha raccolto dal sangue per due volte due nostri cari. Una famiglia che ha visto i fori che nel corpo lasciano i proiettili. Che ha visto come un caricatore intero di mitraglietta può ridurre un uomo in carne e ben messo. Tutto questo per essere stati corretti, leali e dignitosi. Per aver agito in virtù della legalità, rifuggendo da scorciatoie e compromessi. A loro nessuno ha dedicato una via, una piazza, un giardino. Anzi, nessuno c'ha mai pensato. Nessun sindaco, nessun presidente di provincia o di regione si è mai accorto di questi due morti di serie D. Ogni tanto, di notte, sogno di essere in una qualche città del mondo e di alzare gli occhi, e leggere su una targa “Giuseppe e Paolo Borsellino, padre e figlio, uccisi dalla mafia ma morti liberi e vincitori”. E mi è successo anche una di queste notti. Solo che all'indomani ho scoperto che quella targa magari ci sarà presto, in una qualche via di Milano, ma al posto del nome dei miei parenti ci sarà quello di Bettino Craxi. Bettino che la mafia non l'ha mai combattuta, ma in compenso ha fatto ciò che di peggio può fare un politico: si è venduto al miglior offerente, ha rubato denaro pubblico per i suoi piaceri e, in minima parte, per il suo partito. Mio nonno e mio zio non ebbero la fortuna di essere condannati a 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e a 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese. Craxi si. Furono degli idioti? O suona meglio coglioni per dirla come la direbbe il premier? Di certo furono illusi. Mi fa un certo senso pensare che mentre loro fronteggiavano a viso aperto mafia e mafiosi, Craxi rubava e si arricchiva. Negli stessi esatti momenti. E questo ora gli frutterà una bella targa, una via, magari un giardino in cui i bambini cresceranno, chiedeno ai genitori chi sia stato Craxi, cosa abbia fatto di così grande di meritarsi un parco. Una via verrà dedicata a chi è morto fuori dall'Italia per non finire in galera. E a chi invece è morto proprio per rimanere nella sua terra, la Sicilia, a lottare da solo di fronte da un esercito? Oblio, maldicenze, infamia. Se questo è quello che siamo diventati, se una sollevazione pacifica e popolare non fermerà questo orrore, io benedirò quelle armi e quei killer che hanno devastato le nostre vite, perchè hanno fatto si che mio nonno e mio zio non assistano oggi ad un criminale che viene innalzato al rango di eroe, ricordato dal Presidente della Repubblica. Loro non possono vederlo, e questo è il mio unico sollievo.
Benny Calasanzio ( giornalista e blogger)

Corsi e ricorsi?


"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione."

Chi credete abbia scritto, vera od inventata, questa relazione?
A chi si riferiva?
Quali sono le vostre considerazioni al riguardo?

Per non dimenticarli!

Punteggio sito web istituzionale Comune di Santa Maria Capua Vetere

Scorri sotto ( senza cliccare qui!) le valutazioni del sito sammaritano a cura della Presidenza del Consiglio.

Santa Maria Capua Vetere ( Caserta)